10 ANNI DEL PICCOLO TEATRO DEGLI INSTABILI ASSISI: GENNARO CANNAVACCIUOLO E UN ” GRAN VARIETA'”
Piccolo spazio scenico, grande spazio mitopoietico di storie, di nuovi racconti, spazio dell’intuizione, dell’immaginazione, della parabola. Dieci anni di teatro- cultura- musica, dieci anni di “ instabilità “ di estro e fantasia, un grande compleanno questo del Piccolo di Assisi, un gioiello nel gioiello, incastonato nell’edificio, un tempo Chiesa di San Donato, sedie rosse capitonnè e palcoscenico così vicino da permettere, tra attore e spettatore, un emozionante vis a vis: quel sottile filo di tensione creato dall’imprevedibilità dell’assistere a qualcosa di vivo, quel momento in cui si instaura un rapporto diretto con lo spettatore. E compagnie di attori che sublimano cartelloni stellari.
Stasera sarà teatro di parola gestualità musica vocalità suono, di avanspettacolo, caffè concerto, rivista, per fare alcuni nomi del passato, qui attualizzato.
Dieci anni dopo la stessa emozione: “ E state sempre accà…” esordisce il fantastico Gennaro Cannavacciuolo produttore e protagonista dello spettacolo Gran Varietà, recital “Erotico-Umoristico” nella canzone d’epoca, in 2 tempi, in scena insieme al Trio Bugatti, stasera per festeggiare questo grande Compleanno e il suo grande Ritorno, nello stesso luogo, dieci anni dopo. Sarà un recital, un varietà a luci rosse, ma di raffinata esecuzione. Allegro, comico, scoppiettante o malinconico, a volte languido e sentimentale, sempre elegante nelle innumerevoli giacchette, Cannavacciuolo balla, canta, recita mentre viso mani gambe lo seguono ovunque e oltre i luoghi soliti. In riva al Po:.. in riva al Po, si fa, si fa, si fa quel che si può– l’inizio ammiccante svela subito l’intenzione annunciata- scetàteve-…ogni fiume ha il suo letto, ma sarà meglio andar di sponda…e così avanti di sottintesi in sottintesi. Si procede con grandi autori del passato: Armando Gill, e la sua canzonetta dedicata alle donne al volante, siamo nel 1938, e sullo sfondo la Napoli del tempo: Non lo tengo, non lo tengo (il volante…???), no, non tengo più il mostaccio, che bello un dì mi fè…perché che avevate capito?” E ancora la famosissima Come pioveva, dello stesso autore: C’eravamo tanto amati per un anno e forse più, c’eravamo poi lasciati…non ricordo come fu…ma una sera c’incontrammo, per fatal combinazion, perché insieme riparammo, per la pioggia, in un porton! Elegante nel suo velo, con un bianco cappellin, dolci gli occhi suoi di cielo, sempre mesto il suo visin…Ed io pensavo ad un sogno lontano, a una stanzetta ad un ultimo piano, quando d’inverno al mio cor si stringeva…Come pioveva…Così piangeva. Seguono le macchiette del grande Nicola Maldacea, la macchietta, uno schizzo di massima efficacia: “ Come un disegnatore, mi ripromettevo di dare al pubblico un’impressione immediata schizzando il tipo, segnandolo rapidamente, rendendone i tratti salienti. Da ciò l’origine della parola macchietta, che è propria dell’arte figurativa: schizzo frettoloso, che renda con poche pennellate un luogo o una persona in modo da darne un’impressione efficace con la massima spontaneità caricaturale.” Chiude la prima parte dello spettacolo la bellissima e famosa Malafemmena di Antonio de Curtis, Totò, a parlarci del lato melanconico e anche triste della canzone napoletana.
Si riapre con il compositore romano Fiorenzo Fiorentino, e con il prezioso aiuto del pubblico con 2 clap: Serenata a Marimba:… da quando tu m’hai fatto innamorar- clap,clap -marimba beghin, questa danza sfrenata- clap clap -marimba, marimba…mbita, marimba amata, marimba…mbita. Ora lo chansonnier si traveste da soubrette nelle vesti della Casta Susanna che oramai, vista l’età, …porterà la sua castità al Monte di Pietà. Cambia ancora scena e costume, ora è il cantante-macchiettista Nino Taranto, erede diretto del grande artista Maldacea, con il vestito quadrillé e la paglietta. E la sua famosa Lusingame– Illudimi- composta per Maria, la figlia adorata che si sposava, un canto struggente di nostalgia. E ancora motteggi e sfottò col pubblico in sala, i vari Sergio, Edoardo, Tina, Giovanni, Carlo, tutti chiamati per nome e coinvolti in scambi di battute salaci e piccanti. Non poteva mancare Ciucculatina mia, dal doppio senso dolce: tu si ‘na sfogliatella…sé’ squisita comme nu babà, fatte spusà, ciucculatina mia…Lo spettacolo termina con la stupenda macchietta di Nino Taranto: Come son nervoso: sto nervoso perché la mia fidanzata m’ha lasciato, ah, tu non m’ami chiù- ah, sì embè, ah sì embè- te si scucciat’e me.. come son nervoso…e nu guaio passerò per te… movimenti convulsi e sincopati e mimica facciale straordinariamente esilaranti che strappano gli ultimi scroscianti applausi.
Si è ripetuto stasera il miracolo di dieci anni fa. E ancor oggi, lui, l’attore vivo, trae linfa e si scalda al fiato del pubblico…
Mai come qui, in questo luogo al Piccolo Teatro degli Instabili di Assisi.
Gran Varietà, Recital Erotico-Umoristico, di e con Gennaro Cannavacciuolo
Musiche del Trio Bugatti: Marco Bucci al pianoforte, Claudia Della Gatta al violoncello, Andrea Tardioli al clarinetto e sax contralto
Regia di Gennaro Cannavacciuolo.
“ Il Teatro vuole l’attore vivo e che parla e che agisce, scaldandosi al fiato del pubblico, vuole lo spettacolo senza la quarta parete, che ogni volta rinasce, rivive o rimuore fortificato dal consenso o combattuto dalla ostilità degli uditori partecipi e in qualche modo collaboratori.” Silvio D’Amico, Storia del teatro.
marilena badolato maribell@live.it 3 gennaio 2013