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COSTANZO, IL NOSTRO SANTO CASERECCIO.

SARA’STATO COSI’, torcolo e vinsanto. Oppure il vino rosso di casa ad accompagnare questo pane speciale quel giorno. E una prece, una raccomandazione a Costanzo mentre si impastava a lungo questo torcolo, e si impastava e rimpastava ad ogni ingrediente aggiunto ad accrescere una lievitazione naturale, e a creare inconsapevolmente un dolce popolare e un santo popolare, un dolce casereccio e un santo casereccio. Legna bruciata nei camini e il suo profumo tra i vicoli gelati. E profumo d’anice intenso, ovunque. Tanta neve a Perugia per san Costanzo raccontano i nostri vecchi più vecchi, tanta neve lungo la via Sacra da percorrere a piedi per raggiungere la chiesetta del santo, nell’Areola fuori le Mura, nel Pomerio. Un santo molto amato e un dolce manufatto, torcolo dalla forma conosciuta di stampi appesi alle pareti delle nostre cucine, il modo per celebrare una festa che univa sacro e profano. Dove una Fiera si univa a una Processione, la Luminaria, nella quale il patrono sfilava  insieme ai simboli cittadini del Grifo e del Leone, ai tempi di quando “un buon cristiano e un uomo buono” erano sinonimi, e di quando anche a tavola si sanciva il rituale di una festa, come se il corpo avesse goduto se anche l’anima quel giorno fosse stata monda e felice. E dove a tavola si festeggiava con una cucina crapulona, pensando a quella morigerata dell’indomani.

 

 

SARA’ STATO COSI’, campane a distesa per un patrono da festeggiare. La luce dei ceri, raccomandati persino dai Priori, e i canti della Luminaria. E poi il silenzio del rosso gelato del tramonto e il ritorno a casa tra gli ulivi, tutto attorno ai boschi della mia città, del mio borgo. Case terra-tetto ovunque e mura poligonali delle tante chiese con quel forte sapore di mistico nell’aria che dentro rimbalza, un incanto fatto di cose piccole, ma sano e profondo in questa mia città. Una terra di dentro, pesante e lieve, sofferta e voluta.

 

 

marilena badolato

 

 

AUTHOR - Marilena Badolato