DI 2MONDI CE N’E’ UNO: CONCERTO FINALE – 55° FESTIVAL DEI DUE MONDI DI SPOLETO
Di Spoleto ce n’è una, bellissima città. Di Piazza Duomo, come ora appare, ce n’è una al mondo. Al concerto finale, solita atmosfera di gioiosa consapevolezza di un evento unico, speciale. Vento di cultura, impetuoso, trapassa Spoleto nei giorni del festival tra arte letteratura pittura musica danza opera, e si ferma, gioioso mulinello, in questa piazza stasera, qui conclude il suo giro tra le note alte della Orchestre National du Capitole de Toulouse diretta da Tugan Sokhiev. Saranno musiche di Aleksander Borodin, Danze Polovesiane; Piotr Chiakowsky, Romeo e Giulietta, Overture Fantasia, e Sinfonia n.5 in mi minore op.64.
Fantastico direttore giovanissimo, lo introduce Giorgio Ferrara , un astro nascente, già nato, dice. Così è. Per i francesi è già sokhievmania, lo sarà anche per noi italiani da stasera. Si apre con la malia delle note delle Danze Polovesiane. La Rocca, in alto, è in pieno sole, mentre il Duomo è per metà illuminato, mentre le note conosciute cominciano a spargere dolcezza: impalpabile polvere come cipria dorata nella sera estiva immobile e senza vento. Polvere di note. La dolcezza si alterna all’irruenza della musica, il M° dirige entrando fisicamente nell’orchestra, cattura la scena con passionale presenza, il ritmo piano piano decresce, più dolce più forte, racconta una storia. La storia del principe Igor, la Russia del XII secolo, storia di steppe di nevi aringhe e vodka a scaldare le sere, di danze per irretire il principe fatto prigioniero. Si alza un breve refolo di vento sommesso, cauto vento. Il sole, ritirandosi piano, disegna la sagoma di un tetto sulla facciata del duomo. La musica procede densa. Si accende il ritmo di triste dolcezza di nuovo con gli archi. Il ritmo cresce improvviso e irrompono i piatti, il trombone, i fantastici clarinetti, ritorna il tema centrale, ampio e disteso, bellissimo. Mentre l’ombra guadagna terreno. “ La terra russa si china al dolore del principe Igor…più tardi gli uccelli delle rive del fiume Donec cinguettano la loro gioia, nell’aiuto a Igor fuggiasco”. Dolore e gioia, dolore e gioia si alternano, mentre “ la notte si offusca”. Quante mani, tantissime, muovono velocissime gli archetti all’unisono. Cambia l’opera. E in nessun altra cornice al mondo sarebbe così bello ora questo Tema d’amore per sempre, il Romeo e Giulietta di Borodin. Più dolce, più forte più tempestoso. I piatti scandiscono il ritmo quasi ossessivo e ripetuto che poi si smorza di nuovo e ritorna il Tema, celebre e bellissimo, emozione e commozione. Ritmo incalzante e dolcezza si alternano per narrare le vicende tragiche e dolci degli innamorati più famosi al mondo. Le ombre conquistano la piazza. Rientra il Maestro per la Sinfonia n 5, Andante, Allegro con anima. Inizio lento, cupo, sottosottotono, narra di tristezza. Il sole è spento, con la penombra del suono e della piazza il tono si accentua ricambia si distende nel racconto, si apre a nuove sonorità: onde onde ondulazioni sonore. La dolcezza e l’irruenza, la dolcezza e l’irruenza.
La storia sembra triste, ma meravigliosamente bella. E man mano si aprirà ad una gioiosa interpretazione finale. La luce illumina ormai la piazza al buio, illumina il colonnato del duomo di luce dorata. La prima incursione di rondine felice che gira attorno alla piazza prende la scena, è il suo ultimo volo prima della sera. Suono profondo, fondo, di contrabbasso scende giù, poi simil preghiera si alza e va verso il cielo: terapia per l’anima questo concerto stasera. L’incanto ormai è di colori e di suoni, dolcezza e penombra dei violini che riprendono il tema con nota elegiaca, ma di poetico lirismo e malinconica sensualità. Solenne ora è il ritmo con il rullare dei tamburi: crescendo di note e di notte.
Sokhiev dirige e dirige, ondeggia si muove si allunga, entra dentro le note, guarda i suoi musicisti e li incita, si dedica a tutti e ad ognuno, c’è solo la musica tra loro e sguardi e una mano e una bacchetta. I violini impazziscono, gli archetti si infuocano in questo finale. Allegria passionalità maestosità. E’un fuoco d’artificio, e si sta concludendo.
Applausi, tanti. Bis concessi al pubblico che applaude e applaude. L’orchestra in piedi saluta. Il pubblico è in piedi e ringrazia applaudendo.
Difficile andarsene. Impossibile da questo viaggio di note.
Viva il Festival, ha detto il direttore artistico Giorgio Ferrara salutando all’inizio il pubblico.
Viva il Festival!
Marilena Badolato maribell@live.it 15 Luglio 2012 Concerto Finale Piazza Duomo