TEATRO MORLACCHI-PERUGIA. “SI NOTA ALL’IMBRUNIRE”: SOLITUDINE COME INERZIA DI VIVERE.
SOLI si nasce. Soli si diventa e spesso si rimane. E soli si muore. Vivere da soli permette a desideri e realtà di confondersi e la vita può diventare esattamente come uno decide che sia. Ma la solitudine regala anche “l’inerzia” di vivere. Solitudine come immobilità. Vivere “seduto” su tutto, sul tempo, sugli accadimenti, sulle presenze. Perchè "la sedia spezza la linea originale del corpo" e da seduto "puoi avere il senso del controllo". E forse questo maggiormente Si nota all’imbrunire, al tramonto del giorno e della vita, dove esplode dentro un inconfessabile desiderio di essere compresi nella vecchiezza, quando i figli si dimenticano e quando muore l’altra metà di una vita, anche se si può sembrare ironici, quasi felici e autosufficienti. Quando la "memoria è lontana e la solitudine è il suo regno".
E ALL’IMBRUNIRE anche i colori sfumano, diventano monotoni, in una sinfonia monocorde sono stanze, pareti, di case, di interni dove sono in evidenza solo sedie, panche, sdraie dove sedersi. E comunicare con le persone, anche con i propri cari, è difficile, quasi impossibile: " le presenze mi ingombrano, essere socievoli è terribilmente faticoso" E sfuma ormai la consapevole certezza tra ciò che siamo e ciò che si vorrebbe fosse la realtà e tutto il resto. Silvio, il protagonista (un fantastico Silvio Orlando), col capo chino, quasi a traverso, “attraversato” dalle vicissitudini della vita, con una specie di "parkinsonismo dell'anima", è scosso dagli sguardi ostinati, dalle parole persuasive del fratello (un bravissimo Roberto Nobile) e dei figli (Vincenzo Nemolato, Alice Redini e Maria Laura Rondanini interpreti efficaci e funzionali alla narrazione), ma resiste nella solitudine vuota e senza ritorno del suo mondo dove, per la prima volta, sembra persino imparare "l’abbraccio", che però appare gesto meccanico, ripetitivo, quasi di perfezione geometrica.
È LO STATO, più volte esplorato, dell’approdo alla vecchiaia, che oggi si chiama anche solitudine sociale, la patologia del presente: "come ha detto il medico mancano contatti di spessore". E in fondo dietro l’angolo è presente anche la morte, qui vissuta non come distacco se non solo da sè stessi, ma come presenza che ancor più “Si nota all’imbrunire”.
Comicità, affanno esistenziale in una continua alternanza tra realtà propria e quella degli altri, tra il proprio mondo e quello al di fuori, tra l’affetto per i propri cari e invece quello per sè stesso, tutto si alterna in Silvio Orlando, in una commedia riuscitissima dell’autrice-regista Lucia Calamaro.
TEATRO MORLACCHI-PERUGIA
STAGIONE DI PROSA 2019-2020
Si nota all’imbrunire
di Lucia Calamaro
Con Silvio Orlando, e con Vincenzo Nemolato, Roberto Nobile, Alice Redini e Maria Laura Rondanini; regia Lucia Calamaro; scene Roberto Crea; costumi Ornella e Marina Campanale; luci Umile Vainieri.
Produzione Cardellino srl e Teatro Stabile dell’Umbria, in collaborazione con Fondazione Campania dei Festival- Napoli Teatro Festival Italia e Festival Dei Due Mondi di Spoleto.
marilena badolato