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E LA CULTURA NON SI FERMA. BUONA PASQUA 2020.

AL DI LA’ delle considerazioni etiche, vegetariane o vegane o altro, ognuno mangi oggi “quello che più gli aggrada”. Dobbiamo in qualche modo e con ogni mezzo gratificarci almeno a tavola. Direi che per Pasqua e ancor più per questa Pasqua dobbiamo concederci qualcosa che ci piaccia veramente, un piatto che ci aiuti a rallegrare un attimo il palato e la gola, sentire profumi di buono in casa e non solo odore di alcool, e sopportare meglio la nostra solitudine magari con un bicchiere di vino rosso. E a ricordare, con quel cibo, anche i nostri cari, le mamme o le nonne che non ci sono più e che lo preparavano per noi con amore. E benediciamolo noi stessi, questo cibo, possiamo farlo. Basta un segno della croce e un Padrenostro…non recita forse questa semplice e tanto cara preghiera: dacci oggi il nostro pane quotidiano?

 

QUEST’ANNO gli agnelli sulla tavola di Pasqua saranno pochi. Visto che siamo noi, in realtà, gli “agnelli sacrificali”. Sacrificati a questo maledetto virus che non vede l’ora di riappropriarsi, di nuovo massivamente, delle nostre vite. Per ricominciare così un “nuovo ciclo”. Stiamo a casa allora e teniamolo FUORI dalla nostra porta. Vade retro!

 

L’AGNELLO E’ TRADIZIONE E STORIA. Nell’antichità, ancora prima del Cristianesimo, l’agnello veniva sacrificato agli dei. Non vi era, a quei tempi, molta scelta sulle carni da utilizzare.  Si festeggiava così anche la primavera, il primo vere, il rinnovamento della Natura dopo l’inverno. Del resto le pecore furono i primi animali ad essere addomesticati a scopo alimentare. Già 11.000 anni fa erano allevate assieme alle capre, a loro imparentate, per fornire carne di agnello e montone. Gli archeologi hanno trovato prove di pastorizia fra Iran e Iraq, dove sono state rinvenute tavolette d'argilla del 1700 a.C. contenenti ricette a base di carne d'agnello. E presso i Greci la pastorizia aveva un ruolo preminente: nell’ Iliade Achille è spesso descritto mentre cuoce sulle braci agnelli o capretti in bacili bronzei.  Nella cucina degli Etruschi la carne ovina era considerata una prelibatezza, mentre i Romani le preferivano il maiale. Senza dimenticare che il Cristianesimo identificherà Gesù, vittima sacrificale, proprio con l’agnello, mite umile, che redime i peccati: Agnus Dei qui tollis peccata mundi

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COSI’ nella ricorrenza della Pasqua, se vogliamo mettere l’agnello nelle nostre tavole, privilegiamo quelli italiani. Aiutiamo così anche la nostra economia legata alla pastorizia. Cucinato in modo tradizionale- al forno con le patate o alla cacciatora, con gli aromi dell’orto, aglio, rosmarino, salvia, alloro, e con una spruzzata di vino bianco o aceto- o in modo innovativo, ad esempio con ananas e zenzero.

 

GLI inglesi preferiscono alla grande l’“epigramma”, il pezzo della spalla che comprende una parte di petto. Che tagliano in pezzi e friggono nel burro, dopo averli passati nell’uovo sbattuto e nel pane grattugiato e che servono con contorno di verdure glassate. Noi italiani friggiamo invece le costolette, anche queste dorate e impanate, ma con esse abbiamo creato anche lo “scottadito” che prevede sempre le costolette, quelle però con quell’ossicino lungo da afferrare per rigirarle sulla brace, per non scottare, se possibile, il dito…appunto.

 

 

BUONA PASQUA A TUTTI

 

 E non dimentichiamo la speranza più grande: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20)

 

 

 

 #IORESTOACASA

 

marilena badolato

AUTHOR - Marilena Badolato