SOTTO IL CARAPACE CHE AROMA DI VINO!
Entrando sotto il carapace è l’aroma di vino che ti cattura e ti sorprende. Una degustazione di Rosso di Montefalco e di Sagrantino nel ventre di una tartaruga, che è la nuova cantina Lunelli nella Tenuta di Castelbuono, tra Montefalco e Bevagna. Il carapace, scudi di rame, da lontano sembra uscire appena dalla terra e da vicino colora di rosso la campagna, non bastassero le viti, e profuma da subito di vino, del vino delle nostre parti, antichissimo vitigno, il sacro Sagrantino. Dentro salta all’occhio la funzionalità, il nitore, la perfezione trentina, parliamo della famiglia Lunelli, marchio Ferrari, e dell’esperienza del vino, anzi del supervino, il nostro Metodo classico italiano. Dentro il ventre di questa grande tartaruga, simbolo del globo universale- nel mito cosmogonico è il cielo, con la sua corazza ricurva, e la terra con la piastra del corpo ben salda – siamo comunque in piena luce naturale, chè le vetrate rimandano l’esterno della dolce campagna umbra, una gran vista sulle vigne. Del resto la tartaruga è anche simbolo di lentezza, stabilità, di un vivere slow, come anche le vigne fuori, stese sulle dolci colline, suggeriscono. All’interno della cantina, botti e botti, belle e a semicerchio, seguono l’andamento della forma dell’animale e così lo sguardo, se vola in alto, intuisce le circonvoluzioni del corpo: lì su quell’intimo punto, all’interno più profondo, dove l’angolo gira a chiocciola, ci si siede e si degusta. E si medita. Risalgo stordita da questa bellezza, ma pronta alla degustazione dei due vini: piccoli stuzzichini precedono la degustazione di un Rosso di Montefalco, e subito dopo di un Sagrantino 2006, entrambi di nerbo, e il Sagrantino, tannico al palato, mi fa pensare a quanto sia difficile addomesticare questo vino, sempre in progress, in movimento. Lenta è la tartaruga lento è il Sagrantino nel suo affinamento, quasi rituale. Questa è la lezione di Arnaldo Pomodoro, l’architetto che ha disegnato, progettato questo splendore. Una cattedrale del vino, un progetto che si inserisce così tanto nel contesto fino alla completa integrazione con il paesaggio circostante, fino quasi a scomparire, quando il colore del rame diventerà scuro come la terra….
Fuori un grande dardo rosso segnalerà per sempre la presenza del carapace, anche quando si confonderà con l’ambiente circostante e Lei, la tartaruga, sembrerà voler ritornare, da animale preistorico e abitatrice del Tartaro, dentro le viscere della terra…con il suo prezioso carico.
marilena badolato maribell@live.it novembre 2012