TEATRO CUCINELLI-SOLOMEO: TRADITIONAL FUTURE, UNA DANZA MASAI
Danza Maasai, danza della sabbia e delle nuvole. La sabbia è quella rossa del deserto, accarezzata con movimenti circolari- per ritornare sempre da dove si è partiti-, poi stretta forte in pugno e sparsa a tutto tondo: quasi un uomo-clessidra appare, nel tempo d’Africa; le nuvole sono quelle che con salti acrobatici verticali densi di energia, si tenta di toccare, affinchè regalino pioggia e vita.
Vita per gli uomini Maasai e per il loro bestiame, che seguono ovunque vada, da uomini semi- nomadi. E’ infatti il bestiame che li guida, perché “ le mucche del mondo sono tutte dei Maasai” e della mucca prendono tutto, “ la carne, la pelle, il latte, il sangue”, rivela Fernando Anuang’A, danzatore e coreografo keniota, di arancio vestito e dipinto. Che ci regala stasera emozioni profonde.
Canti Maasai, profumo atavico e potenza del ritmo, onda di gestualità come perennità, conclusività, perfezione. Voci incomprensibili intonano canti, senza strumenti, il cantante principale intona il tema e il coro segue e risponde; questa ritmica vocale incita alla danza, al movimento, alla passione. E se la passione è quella di un giovane guerriero Masai Moran, lo sarà nei gesti e nelle movenze feline: munito di lancia e scudo di foglia si appiattisce al terreno, si contrae, si cela in movimenti che nascondono l’attacco imminente. Una gestualità qui atavica irrompe e parla di un popolo guerriero, costretto a difendersi.
La Danza: un insieme di salti sempre più alti per toccare il cielo e di movimenti del collo sincopati in avanti e indietro. Un insieme anche di esercizi circolari, attorno a un cerchio di sabbia che viene alzata dai piedi che strisciano sempre più veloci e veloci.
E la sabbia , rossa del deserto, è ormai ovunque e diventa man mano nuvola rossa sul palcoscenico-deserto: lembo di terra tra il Kenia e la Tanzania, piatta e arida, ma increspata da montagne e da grandi laghi, del tutto simile a una foglia, una grande foglia-scudo Maasai.
Il tradizionale diventa un perenne mutamento nella continuazione
E il coyote che canta / è lasciato fuori / perché temono / il richiamo / del selvatico.[…] Mi piacerebbe poter dire / il coyote sarà per sempre / dentro di voi / Ma non è vero. Gary Snyder, Turtle Island
TEATRO CUCINELLI-SOLOMEO
Akili Studio / Wayne Mac Gregor
TRADITIONAL FUTURE
Danza e Coreografia
Fernando Anuang’A
Musica Maasai Vocals e Composizioni moderne
Una Produzione Pierre Cardin
marilena badolato maribell@live.it 25 gennaio 2013