ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA- DELEGAZIONE DI PERUGIA: UNA CONVIVIALE ALLA TRATTORIA BRUNO COPPETTA DI CITTA’ DELLA PIEVE.
INCREDIBILE la resa al palato, profumi pronti a sprigionarsi dando la sensazione di gusto e pienezza, tutto partendo solo da una splendida materia prima. Una ristorazione che si presenta nello stesso tempo eccellente e alla mano. Senza considerare il coraggio dei nostri ristoratori tra pandemia, chiusure e riaperture, lockdown totali o parziali, un coprifuoco e l’altro, due anni di snervante stop and go, di fermate brusche e ripartenze singhiozzanti, sempre col freno a portata di mano.
INIZIAMO DA UN ANTIPASTO che può trasformarsi a piacere anche in un secondo intrigante: il prosciutto crudo, rigorosamente tagliato a coltello e con un pedigree di trentasei mesi di stagionatura, è una vera e propria chicca di alta norcineria. I successivi bocconi di benvenuto, crostini di rigaglie e bruschetta con concassè di datterino fresco, i fagioli all’uccelletto con salsa densa della loro acqua e insaporiti al pomodoro, il bico, una sorta di focaccia da farcire con verdura cotta del lago Trasimeno, permettono di cogliere immediatamente la filosofia di Maurizio Coppetta che approccia le materie prime con rispetto e tecnica, sensibilità e un pizzico di originalità.
I PICI, la Toscana nel piatto, non solo mix di acqua e farina, ma qualcosa di più: un modo di essere stati e di essere oggi con tanta storia dietro. Cambiano i nomi- umbricelli a Perugia, stringozzi a Spoleto, ma non la semplice serendipità del piatto, un omaggio appassionato e vibrante a uno dei cult della cucina italiana: la pasta povera dei primordi quando l’uso dell’uovo era prezioso e si serbava con cura e la pasta si creava a mano con i due elementi essenziali. Acqua e farina che diventa gesto, memoria e futuro, in una cucina che si fondava su ciò che si aveva. Il nostro passato, ma traghettato nel futuro con l’originalità della mantecatura dentro una forma di pecorino di Pienza, gusto, tanto, e morbidezza insieme. E si inizia a degustare il piatto quando si deglutisce l'ultimo boccone: solo allora il cacio e pepe si rivela e si crea intenso calore in bocca, dovuto alla stimolazione dei ricettori sulla lingua. E’ un piatto che sviluppa gusto oltre il gusto, dove la sensazione supera l’ingrediente e rimane nella memoria a lungo, quasi un nuovo classico. E insieme un regalo per il palato.
IL SALMI’: tre materie prime per un umami totale: prima la faraona, poi la salsa di aromi dell’orto, terzo i capperi a donare nerbo e il mediterraneo del sole, così ogni boccone è intenso, acido, sapido. Mentre la noce di vitello al forno rivela una materia prima di eccellenza e una cottura perfetta, e il risultato è una carne dalla consistenza morbidissima e non gelatinosa, saporita e delicata insieme.
NELLA zuppa inglese vince la tradizione, bella così come è: fette di torcolo (quello che avanzava, leggermente raffermo), alchermes, uno shot di caffè e crema di giusta consistenza: il dolce diventa così insieme inclusivo e goloso da un lato, e anche esteticamente perfetto - non alla francese, ma nel recupero di quel concetto di gioco che ci fa tornare un po' tutti bambini, come davanti a una torta di un lontano compleanno o a una festa sull’aia. Buonissima.
UNA FAMIGLIA della ristorazione, questa dei Coppetta, iniziata con Bruno e Santina nel 1965 e che continua oggi con il figlio Maurizio, coadiuvato da moglie e figlia. Una cucina di confine, qui a Città della Pieve, dove gusto umbro e toscano si confondono e si amalgamano in una storia condivisa di eventi, vicende e gusto. Una famiglia immersa nel terroir che gli è proprio, nel suo elemento. E il contesto si sposa alla perfezione con lo stile del luogo schietto e sincero, intimo e accogliente, divenuto meta per gli appassionati dei sapori autentici e che negli anni ha saputo assumere una forma originale, caratterizzata da un’ossatura d’ispirazione rustica e insieme una elegante veste. E il servizio di sala professionale rappresenta nel modo migliore una filosofia ristorativa che fa rima con accoglienza e perfettamente intonata al luogo che vive di un turismo d'Arte.
IN QUESTA CITTA’, patria di Pietro Vannucci e ricca di suoi capolavori, e con la presenza di importanti testimonianze etrusche che narrano l’antico legame con Chiusi sulle tracce della famiglia aristocratica dei Pulfna (III-II sec. a.C), che ha lasciato memoria nella ‘Tomba del Granduca’, rinvenuta a Chiusi nel 1818, e in quella di “San Donnino” scoperta a Città della Pieve. E in preparazione dei festeggiamenti per i 500 anni dalla morte del Perugino e di Luca Signorelli che cadono nel 1523, è partito il progetto “Trasimeno, Terra del Gusto e dell’Arte” che vede tra i luoghi protagonisti anche Città della Pieve, e che offrirà una serie di iniziative tese a valorizzare l’arte, l’enogastronomia e l’enoturismo coinvolgendo numerose aziende agricole, commerciali e turistiche in un territorio ricco di tradizione e attrattore di un turismo di nicchia.
“Alla fine di ottobre 2015, in località S. Donnino Fondovalle, nel comune di Città della Pieve (PG), è venuta fortuitamente alla luce una tomba scavata nell’arenaria locale. È costituita da un lungo dromos di accesso su cui si aprono un ambiente a pianta quadrangolare, chiuso da una porta a due ante di travertino e, ai lati, due celle perfettamente speculari. All’interno della camera principale erano deposti un sarcofago di arenaria liscio con iscrizione sulla cassa, un sarcofago in travertino e tre urne di alabastro con defunto semirecumbente, una delle quali inscritta. L’ipogeo appartiene ai pulfna peris, già noti nella più recente tomba del Granduca di Chiusi, e appartenenti alla aristocrazia chiusina di età ellenistica insieme ad un ristretto gruppo di famiglie legate tra loro da vincoli di parentela. Nel caso della Tomba di Città della Pieve potremmo trovarci di fronte alla più antica attestazione della gens pulfna e la località di rinvenimento può indicare l’originaria provenienza della famiglia” (Archeologhe Clarita Natalini e Marisa Scarpignato, Soprintendenza dell’Umbria). La scoperta ha suscitato molto interesse, tanto da essere inserita dalla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum tra le 5 scoperte più importanti del 2015 a livello internazionale.
marilena badolato