09 ottobre |
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Marilena Badolato
IL GARDEN CLUB PERUGIA E UNA GITA A GUBBIO PER SCOPRIRE LE OPERE DI PIETRO PORCINAI.
LUNGO il viale centrale boscoso di cipressi e lecci reso rigoglioso dal tempo passato, appaiono quattro esemplari di cipresso calvo che, ormai arrossati, si apprestano a perdere le foglie. Quelli che un tempo furono arbusti di bosso ora sono diventati quasi alberi e dietro il laghetto, ora stagno ricco di ninfee, vi era il giardino roccioso. Percorrendo il viale si scorge Villa Fassia, qui a Gubbio, e fu Pietro Porcinai incaricato di progettarne il verde.
PIETRO PORCINAI, una delle maggiori personalità italiane del Novecento nel campo della paesaggistica e della progettazione dei giardini. Anche nelle opere eseguite in Umbria è evidente l'estro creativo sempre congiunto a un armonioso rapporto tra giardino, paesaggio e ambiente. Già nel '37, giovanissimo, scriveva a proposito delle strade del nostro paese" alberiamole, e per alberarle s'intende porre in margine ad esse non tanto la solita fila d piante simmetricamente equidistanti, quanto fornirle di quegli alberi, arbusti, piante in genere che stiano lungo o in prossimità delle strade stesse seguendo i motivi del paesaggio ch'esse attraversano: gli stessi criteri insomma che ci guidano per la piantagione di un grane parco naturale". La concezione modernissima di un paesaggio costruito, controllato e gestito da una accurata sensibilità paesaggistica e ambientale.
"IL GIARDINO ha sempre avuto diverse funzioni- interviene Luciano Giacchè, antropologo - innanzi tutto per chi e a che cosa deve servire, cioè le richieste della proprietà. Poi la misura, grandezza e forma del giardino stesso, e se doveva avere una funzione puramente decorativa, come ad esempio il giardino all'italiana che rispecchiava il fasto e la fisionomia della abitazione di riferimento. Porcinai propone sempre al suo committente la funzione sociale del giardino, la convivialità e le attività svolte al suo interno, un giardino che doveva avere un utilizzo anche aperto al ricevere. Ricreare uno spazio di natura da offrire come un gradevole ambiente di intrattenimento. Altro elemento importante è che il giardino diventa protagonista del luogo stesso e, terzo elemento da sottolineare, la scelta accurata delle piante. Porcinai infatti eseguiva un sopralluogo con foto per capire la esposizione, la composizione del terreno e la compatibilità tra loro delle stesse piante, organismi viventi. Così il giardino di Villa Fassia presenta il passaggio tra il giardino formale e il giardino contemporaneo, un giardino funzionale alla vita familiare, moderno con un viale a "cannocchiale" verso la villa e un parco aperto a stanze. E Porcinai eseguiva anche un disegno di come sarebbe diventato, crescendo, quel giardino".
LA STORIA del giardino di VIlla Fassia inizia con il Principe Mario Ruspoli che nel 1937 compra questa tenuta e si rivolge a Porcinai per il progetto di un allestimento del verde e a Martino Bianchi vivaista di Pistoia per l'acquisto del verde. Porcinai mantiene e consolida la struttura originaria del parco utilizzando inserzioni "coraggiose" di spazi di matrice contemporanea, quali il roseto e le terrazze. "Timore, soprattutto da parte della consorte del principe che aveva a cuore questa proprietà dove riceveva spesso ospiti,-aggiunge Carla Schiaffelli agronomo, sull'importanza della presenza femminile nella creazione e organizzazione del giardino-, che il bosco preesistente e soprattutto il bellissimo vecchio leccio potessero essere soffocati. Ma l'allora giovanissimo Porcinai tranquillizza la padrona di casa che il leccio non solo sarebbe rimasto, ma sicuramente sarebbe cresciuto forte e robusto, come attestano oggi i suoi almeno 300 anni, diventando un po' il vigile del giardino". A Villa Fassia anzi il Porcinai enfatizza il viale esistente, un'ara boschiva che prolunga, conferendogli una forma ad Y mantenendo l’allineamento centrato con la villa con un percorso pedonale erboso. Questo sale in lieve declivio affiancato da macchie alberate concludendosi in prossimità dell’edificio con una zona terrazzata con spesse siepi di bosso. Presente un tempo anche un pergolato di rose e glicine su colonne di pietra. Il giardino attorno alla villa era concepito come una serie di stanze che, messe in relazione con la villa stessa da gradini e scale in pietra, erano provviste di terrazze e di belvedere da cui si poteva ammirare il paesaggio circostante. Un gioco di finestre che non avrebbe mai interrotto la visione prospettica del viale, malgrado la presenza di diversi edifici, villa, fattoria, cappella, stalle e le rimesse. Il progetto non fu mai completato in alcuni percorsi secondari, ad esempio nella piscina e nel campo da tennis, forse per la vendita della tenuta nel 1941. Fu acquistata nel 1943 dal Senatore Borletti ed ereditata in seguito dalla figlia adottiva Elena Mancini, passata ora ai diversi nipoti che ricordano con affetto le estati passate a villa Fassia con la nonna.
UNA VILLA vista e subito amata dai Borletti che qui invitavano ospiti illustri anche per la cerca dei tartufi o per battute di caccia a cui partecipava tra gli altri Enrico Mattei, coinquilino dei Borletti a Milano, nato nella vicina Acqualagna. Elena Mancini, figlia della moglie Nella, adottata dal Borletti e molto amata, ricordava quel periodo della vita in villa come indimenticabile. Qui si trasferiva per periodi di riposo la bella società milanese, di qui passavano Arturo Toscanini, sua nipote Emanuela Castelbarco, e qui sostò anche il presidente argentino Arturo Frondizi con la moglie dopo una visita ufficiale a Roma. Qui Elena si sposò nella cappella della villa, officiante don Gnocchi amico di famiglia. "E la nonna- ricorda ancora il nipote Piero Musini- era così innamorata di questo posto che fece persino costruire un asilo per i figli dei mezzadri che qui lavoravano, una struttura che è stata poi donata al Comune di Gubbio. Fortuna e responsabilità -continua Musini- il tenere in piedi questo luogo che oggi è anche una azienda agricola biologica, mentre la villa viene affittata in estate a coloro che vogliono trascorrere una vacanza nel verde di una natura incontaminata. Il sogno è che possa diventare un "centro benessere" che curi il benessere psico fisico e che miri comunque al rispetto a 360 gradi del trinomio uomo-economia-madre terra, tra la pace e la bellezza del luogo".
CI SPOSTIAMO IN ZONA PADULE di Gubbio per una sosta assolutamente godereccia al ristorante dell' "Agriturismo San Bartolo", dove si gode un panorama spettacolare della piana di Gubbio e dove il proprietario Paolo Barboni ex sindaco della città, ci descrive la vetustà del luogo e la bellezza del restauro e del mantenimento delle antiche volte del 1100 nelle storie di cultura materiale che hanno caratterizzato il territorio, dalla cucina con la sopravvivenza di pietanze antichissime, alla manualità artigiana della ceramica, della tessitura, del ferro battuto, della lavorazione della pietra. Sarà un menù caratteristico eugubino dove eccelle la bontà e la verità nel piatto delle materie prime, insieme a rivisitazioni e utilizzo di prodotti riscoperti. Come il brustengo fine e croccante, accompagnato da profumato salame e pecorino del luogo. Numerosi assaggi aprono questa bella conviviale delle socie del Garden Club perugino guidate da Giuseppina Mantucci Massi Benedetti, oggi in visita alla realtà eugubina. Antichi fagioli neri e salsiccia, piccole frittatine profumate di erbe di campo, parmigiana deliziosa di melanzane, cavolfiore con acciughe a regalare un' impronta saporita, polentina con funghi porcini, ottimi e morbidi gnocchi di patate avvolti da un sugo di carne e taglierini di spessore e ruvida consistenza con il profumato tartufo che da queste parti è di generosa presenza. Terminiamo con una deliziosa crema con piccole gentilezze di sfoglia e scaglie di cioccolato fondente a ricordarci che da noi, in Umbria, il cioccolato è di casa.
PIETRO PORCINAI è tra l’altro l’autore della sistemazione nel 1949 del giardino del Mausoleo dei 40 Martiri, opera dell'architetto Pietro Fringuelli, costruito nel luogo dove avvenne l'eccidio. Il minimalismo della sistemazione naturalistica, un prato punteggiato da 40 cipressi, invita al silenzio, al raccoglimento e alla compostezza che il luogo richiede.
PORCINAI amava dire, esprimendo la propria concezione di lavoro: “Ogni manifestazione significativa e genuina di arte, quindi anche dell’arte del giardino, porta sempre in sé anche il chiaro contrassegno del fatto umano che ha determinato, attraverso i secoli, la sua espressione e dà all’opera d’arte un significato universale che oltrepassa ogni limite di tempo e luogo”.
marilena badolato