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ijf 13: L’UMBRIA E GLI INGLESI.

L’Umbria fuori dal Grand Tour, ma fuori da ogni tour ottocentesco, che portava gli inglesi, come tappa ultima a Roma e qualcuno, raro, che si spingeva fin verso Napoli. Roma interessava per il Colosseo e tutta l’arte della romanità, Firenze per i suoi capolavori del Rinascimento, l’Umbria invece era accostata da sempre ad una architettura gotica medievale, nelle sue chiese o cattedrali, che poco interessava a turisti che in fondo di arte gotica ne avevano tanta a casa loro. A Firenze, da sempre facile da raggiungere, vi erano “colonie” di cittadini inglesi sin dal ‘700, soprattutto nelle colline sopra la città, per amore dell’arte e del paesaggio e anche per consuetudine. Persino un dolce la Zuppa inglese, variante del Trifle, sembra essere nato a Firenze, complice il fantastico Alkermes della Officina di Santa Maria Novella con cui “si bagnavano” gli avanzi dei biscottini e delle torte per il tè che i domestici di case inglesi, per una magica serendipity, riutilizzavano. Perché gli inglesi, è vero che venivano e soggiornavano quasi stabilmente sulle colline di Firenze, ma continuavano a seguire i riti della madrepatria, primo fra tutti l’ afternoon tea, le loro consuetudini di vita e a consumare persino il loro cibo.

In Umbria era più difficile arrivare: le strade erano poche e malridotte e fuori dalle grandi rotte, le ferrovie scarse e l’Appennino da attraversare spesso luogo di briganti, con il fine poi di visitare siti medievali o chiese, molte, che certo non interessavano così tanto Byron & Co: l’inglese che veniva ad Assisi ammirava il Tempio di Minerva non certo la Basilica. Insomma fino a pochi anni fa l’Umbria era the dark side of the Tuscany, una sottile discriminazione dura a morire di cui soffre storicamente l’Umbria da sempre, da sempre “ancella” di realtà limitrofe con diverse storie a raccontarle. Ma da almeno una ventina d’anni a questa parte, la nostra regione è considerata molto cool dal mondo anglosassone o almeno da una parte di esso legato alla cultura, all’arte, al cinema. E questo aspetto trendy passa anche attraverso la nostra gastronomia, i nostri prodotti di eccellenza, la nostra materia prima, come attestano gruppi di turisti che regolarmente visitano, assaporandone il gusto, alcune nostre città e paesaggi incontaminati. E’ passato il tempo in cui alcuni inglesi si stupivano dell’interesse verso la cucina italiana che ritenevano tutta “ troppo coperta di pomodoro”. In quel tesoro compatto di bellezza, che in fondo è l’Europa, l’Italia rappresenta un puzzle armonico di bellissime realtà-gioiello e l’Umbria ha il grande pregio di non essere mai diventata una “Umbria Shire”, di non avere grandi metropoli, di avere tante piccole realtà da vedere da fotografare da visitare. Umbria non più come una “Toscana minore”, se mai come una “Toscana ancora autentica” laddove invece si è persa molta singolarità e molta autenticità. L’ Umbria è una specie di antipasto d’Italia, un inarrivabile eredità culturale di un patrimonio ancora intatto, una superba materia prima di cibo e vino, un verde e un paesaggio da tesaurizzare. L’Umbria è fantastica anche per la sua capacità di rimanere legata alle tradizioni innovando: la creatività italiana è questo in fondo, uno spirito di rinnovamento continuo, come una specie di arte in progress della conservazione del bello. Thank you so much.

Ms Umbria, I presume…

Enrico Fioravanti, Valentina Harris, Tom Kington, Ian Campbell Ross, Christine Smallwood, Margaret Stenhouse, William Ward, Chris Warde-Jones

Centro Servizi G. Alessi

ijf 13 Festival Internazionale del Giornalismo Perugia  24-28 aprile 2013

oltre 200 eventi tra keynote speech, tavole rotonde, interviste, presentazioni di libri, workshop, documentari, concorsi, premiazioni, mostre, spettacoli, tutti a ingresso libero e nei più bei siti della nostra città.

marilena badolato      maribell@live.it     24 aprile 2013

AUTHOR - Marilena Badolato