ijf 13. L’ARTE E’UN ROMANZO…SE LE PAROLE DIVENTANO IMMAGINI. CENTRO DI CULTURA CONTEMPORANEA-PALAZZO DELLA PENNA. PERUGIA (1)
Se alle pareti vi è la straordinaria storia delle parole che diventano immagini, allora quest’ultime si trasformano in una lunga storia scritta, in un grande laboratorio creativo. Questa è la Mostra che inaugura il nuovo Centro di Cultura Contemporanea, un museo inseguito con i sogni e le idee sin dal 2005, esordisce il giornalista Luca Beatrice, curatore della mostra, ma i sogni devono diventare poi responsabilità: consegnare questo sogno a Perugia. E sarà un contenitore di arti, attività, spettacoli, letture, obbedendo alla libertà e alle contaminazioni creative.
Molte immagini del’900 derivano da fantasiose suggestioni della scrittura che è pensiero: nascono allora molteplici e multiformi correlazioni tra la letteratura di quel secolo e l’arte contemporanea. Nelle 120 opere esposte di 70 artisti e in 18 stanze dei due piani di Palazzo della Penna, c’è una progressione nelle immagini, una escalation espositiva in una grande eterogeneità di linguaggi espressivi, pittura, scultura, fotografia, illustrazione, design.
L’ARTE E’ UNA PAROLA, volumi sospesi, sospeso concetto di Arte nell’opera di Ben Vautier. I libri di Ben, artista che firma ogni cosa, che invade la realtà stessa nel limite e fuori da ogni limite: l’arte è una parola. Si parte da qui e sarà una progressione continua di parole segni e immagini. La seconda Sala è anche tappa importante per la vita, leggere come pensiero libero, LIBRO E LIBERTA’, con Guglielmo Achille Cavellini e i suoi Frontespizi di libro, del 1972, o le foto di Candida Hofer o il lavoro di Maddalena Ambrosio, Senza titolo del 2012, una polverosa, terrosa scaffalatura di-con libri che in lei si annullano, si sbriciolano. Terrosi anch’essi ne condividono la materia, quasi un “ polvere sei e così rimarrai”, polvere come strato naturale che protegge e conserva libri e memorie e i loro contenitori. In mezzo alla stanza varie scaffalature di libri sistemati secondo un certo criterio: Ogni libro risponde a una duplice esigenza, che spesso è anche una duplice mania: quella di conservare alcune cose (dei libri) e quella di sistemarle in un altro modo. Georges Perec, Brevi note nell’arte e il modo di sistemare i propri libri, 1985. Entra prepotente la storia, con parole da scolpire nei cuori, in VOCI DELLA STORIA, la stanza per non dimenticare, con Fabio Mauri, maestro dell’avanguardia italiana del secondo dopoguerra, e la sua opera Samuel Morpurgo, ospite nel Campo di Treblinka, nella sua stessa cornice, eseguito da Attila Regastoff, 1943-1971, dove la cornice in pelle è fatta della sua stessa pelle; segue Zoran Music, con Non siamo gli ultimi, del 1973, dove il ricordo sofferto di una prigionia a Dachau è un cadavere-uomo- informe, senza nemmeno più l’ anima, grido di dolore e telo a ricoprire nudità di inutile scheletro: Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi alzandovi; ripetetele ai vostri figli. Primo Levi, Introduzione- Se Questo è un uomo, 1947. Per non dimenticare mai. Di fronte Emilio Sgrò con amara ironia rappresenta l’Italia con l’opera Fondata sul lavoro, del 2010, acrilico su tela su legno, una repubblica democratica fondata sul lavoro delle formiche, alacri formiche che vanno e vengono sulla tela. La sala PAROLE E SEGNI, testi e forme grafiche che cercano di interpretarli, accoglie con un azzurro neon, in netto e luminoso contrasto col soffitto affrescato di classicità: alla parete campeggiano luminosissime le parole a caratteri cubitali The missing poem is the poem di Maurizio Nannucci, 1969, La poesia che manca è la poesia. Il testo e la sua forma grafica diventano una scultura di luce intesa come forma- monolite da contemplare, invadendo uno spazio fisico, quello della parete, oltre che mentale. L’immagine dei segni insomma, è un doppia riflessione, una doppia emozione di colore e di pensiero. Ma quale forme ha il pensiero e quali immagini possono rappresentare una idea. Qui è possibile intuirlo. Ancora PAROLE E SEGNI nella quinta sala, Sauro Cardinali e le sue spirali in Notte del 2013 o in La parabola dei ciechi, spirali di pensiero oltre che di immagine; e ancora Joseph Kosuth con 1+9 Re text # 8 (Wittgenstein) del 2003: Every sign by itself seems dead. What gives it life? In use it is alive. Is life breathed into it there? Or is the use its life? Il segno non vive di vita propria, è l’uso che ne facciamo che lo rende vitale, ma la vita è racchiusa già in potenza al suo interno, o è soltanto l’uso la sua vita? In mezzo alla stanza i Libri tagliati di Stefano Arienti che ovviamente racconteranno storie “altre” rispetto al loro contenuto. La sesta sala, ancora PAROLE E SEGNI, è interamente dedicata a James Joyce di Massimo Kaufmann, 2003. In VITE DI UOMINI NON ILLUSTRI, la sala che segue, Alessandra Baldoni ha creato vite reali mescolate ad artefatti, fino a costruire un album fotografico di una storia mai esistita, bel lavoro coinvolgente, foto di altri tempi, del come eravamo, con vite mescolate che sembrano costituire una grande famiglia dove…Tic Tac l’orologio della vita scorre in minuti, in anni. Ora è la volta di UNA STANZA TUTTA PER SE’: Ognuno ha il proprio passato chiuso dentro di sé come le pagine di un libro imparato a memoria di cui gli amici possono solo leggere il titolo. Virginia Wolf. Nella Sala le opere di Maria Lai, Diario del 1980, intessuto con i fili- veri fili di cotone- della memoria, o Libro Scalpo del 2011, fogli di tela grezza, cuciture a macchina con filo nero. O il collage di fotografie su fotografia di Meri Gori, Le figure del romanzo 2/2012, o Ketty La Rocca e il suo Senza Titolo del 1970 riproduzione fotografica e inchiostro di china di mani intrecciate che si dissolvono. Sala delle STORIE DI AMORE E DI SESSO una luce rossa identifica immediatamente questa sala, alla parete Giuseppe Veneziano e il suo Charles Bukowski del 2007: Lui, lei, la sigaretta e le bottiglie in mano, lavoro ispirato al libro di Bukowski Compagno di sbronza, dove una donna speciale può cambiare una vita: Poi la porta si spalancò. Ed entrò quella donna. Charles Bukowski, Pulp 1994. Nella Sala POEMA A FUMETTI, due grandi fumettisti, Milo Manara con Carissimi lettori –Autoritratto /s.d e in parete, sempre di Manara la scritta: Il desiderio è un’energia vitale, un motore, la molla principale per l’evoluzione; e una lettera di Guido Crepax a Louise Brooks 10 febbraio 1976, dove l’autore parla della sua creatura: Valentina, che certe volte, quando si sente perduta, cerca rifugio nel mondo dei sogni e delle memorie. La sempre ammirata, inutilmente copiata, invano agognata Valentina di Crepax.
Saliamo ora le scale verso l’altro piano della Mostra, si va verso un mondo fantastico.
L’ARTE E’ UN ROMANZO
Centro di Cultura Contemporanea -Palazzo della Penna- Perugia
Continua-
marilena badolato maribell@live.it