A MONTELEONE DI SPOLETO, PATRIA DEL FARRO, PRESENTAZIONE DEL VOLUME ” PANE DI FARRO” DI AUGUSTO ANCILLOTTI
E’ UN LIBRO ATTRAVERSATO DA GENTI. Bypassato da usi e costumi e lingue diverse. Tutte le antiche popolazioni che hanno in qualche modo “abitato” le nostre zone sono raccontate in queste pagine, quella civiltà umbra pre-romana e pre-etrusca che costituisce il sostrato di quello che noi oggi chiamiamo “mondo italico”. Vocaboli storici, ambienti fisicamente descritti con dovizia di particolari che trascinano con sé le immagini, diventano vocaboli-fotogrammi di un mondo passato. Un film d’epoca se saremo capaci di immergerci nell’atmosfera del romanzo, ma vivo e attuale. Un libro di parole- immagini, che narrano nitidamente, definiscono nei particolari il mondo italico con i suoi vari abitatori che si mescolano, vengono a contatto, si sfiorano e si ridividono, collimano e si separano, coesistono e si differenziano nel magico mondo delle parole. I vocaboli spiegano un’origine, descrivono fisicamente un territorio, ciò che usiamo, quello che mangiamo, gli accadimenti e li allineano storicamente, danno una datazione geografica e storica precisa. Le città nascenti e i villaggi, gli usi e i costumi, i modi di vita, il cibo inteso come nutrimento o come rito divinatorio, e soprattutto le parole che magicamente si incrociano, come si incrociano i pensieri e le vite dei vari personaggi. Ma i vocaboli, pur antichi, sono vivi, attualizzati dalle idee, dalle situazioni, da modi di vivere che in fondo sono quelli antropologicamente fondanti da sempre.
SU TUTTI SPICCA OVVIAMENTE IL FARRO, in numerose pagine, come cibo degli animali, degli uomini e degli dei, e si comprende allora perché alimento di così lunga vita nei millenni. Anzi il farro, l’impasto di pane di farro è coprotagonista della storia. Quell’impasto tante volte osservato a casa, lavorato dalle mani materne, diventa per il protagonista Tito Tèteio, un mezzo di proustiana memoria per recuperare affetti e infanzia, escamotage emotivo per suscitare memoria e ricordi: il ficla fasia, pane di farro in antico umbro, che appare persino nelle Tavole eugubine e che è un po’ il nostro “ pane quotidiano”. Ma lo stesso farro rappresenta visivamente anche le vicissitudini personali da lui vissute: egli si sente un impasto, schiacciato, “maccato”, “come pasta da pane di farro sotto le mani di abili donne manipolatrici di cui si innamorerà, mai veramente ricambiato, amori sfortunati, tanto quasi improvvisi e travolgenti. Ed è bellissimo scoprire come i vocaboli raccontino di contatti avvenuti, accettati o respinti, rimandanti al mittente, rafforzati o cambiati di significante, elisi o contratti, con la stessa radice che ritorna. Da questi fenomeni linguistici comprendiamo la forza e la potenza dei vari popoli, la loro propensione alla guerra o il loro essere pacifici, il loro grado di spiritualità o invece il pragmatismo, insomma è un romanzo glottologico dove le parole “aprono mondi”. Un libro da attraversare.
CAMMINIAMO ALLORA CON TITO TETEIO, un “umbro errante” di 2700 anni fa, – “e ora mi trovavo a fuggire da Igovio con la morte nel cuore, con una vita priva di senso, come un profugo o uno straniero braccato”-, un umbro che dopo un lungo vagabondare, si stabilisce a Roma, dove finisce per diventare lo “scrivente” di fiducia del re di Roma Numa Pompilio. E pur trattandosi della storia di un uomo condannato a fuggire dai suoi errori e a cercare la propria stabilità lontano dal proprio mondo, è anche la storia della nascita di quello che allora fu un modernissimo strumento di successo sociale: la scrittura, che ci ha tramandato in fondo il romanzo stesso e tutti i luoghi che il protagonista tocca con le sue peregrinazioni. Scrittura come mezzo di comunicazione, diffusione, salvazione, trasmissione. Il tema della scrittura, e quindi della cultura tout court, come importante mezzo di emancipazione sociale.E venerdì 18 saremo con lui in uno di questi luoghi attraversati sicuramente dal suo errare: Monteleone di Spoleto, l’antico Castello di Brufa con le frazioni romane di Ruscio e di Trivio, luoghi dove nasce il farro, e incrocio di tre vie che ancor oggi sembrano diramarsi e condurre tutte su in alto, in saliscendi mozzafiato per bellezza e per umana fatica, dove appare il borgo di incipriato biancore.
VENERDI’18 GIUGNO 2014 ORE 16.30 TEATRO COMUNALE MONTELEONE DI SPOLETO
PRESENTAZIONE DEL LIBRO: PANE DI FARRO, IL LIBRO SEPPELLITO CON L’ARCA DI NUMA
Presenterò il volume con Federico Fioravanti, giornalista, e con la partecipazione dello stesso autore, Augusto Ancillotti, che ha insegnato per anni Glottologia come professore ordinario all’Università degli Studi di Perugia dedicando una vita allo studio scientifico delle lingue indeuropee, e ha persino condotto a termine il percorso secolare della traduzione delle Tavole di Gubbio.
marilena badolato