CERP- ROCCA PAOLINA: LE SONORITA’ MATERICHE DI ALFONSO BORGHI
IL PRIMO AMORE ALFONSO BORGHI LO INCONTRA A PARIGI, quel cubismo condito dai tratti di Picasso. Dal contatto con George Pielmann, allievo di Kokoschka- suo è il “ Ritratto di Aliuccia”, compagna di Borghi esposto in mostra-, nascerà un connettere quella matericità dell’espressionismo alle sue tele che non l’abbandonerà mai. Colore e materia densa, penetrante, quasi ti toglie l’aria. Con un qualcosa di rigoroso nella forma complessa, subito superato dall’impasto che ti viene addosso e dal colore che squilla agli occhi. Entusiasmo d’emozione allo stato puro con i rossi, i blu, i giallo- oro. Dal paesaggio, la passione del dipingere inizia da qui, con “I tetti di Parigi” olio su tela del 1970, alla figura “L’uomo rosso”, olio su tela degli stessi anni e al curioso e accattivante “La ragazza dei ciechi”, olio su tela del 1976, si passa alla spinta dinamica della tensione futurista ne “Gli amanti”, olio su tela degli anni ’80 dove le due figure nell’abbraccio d’amore sono ormai un unico fascio di luce; o ne “Il grido”, olio su tela, dove l’eco dell’urlo è rappresentato da un andirivieni di azzurri e blu intensi. Negli anni ’90 irrompe la materia e la luce del colore, il cromatismo degli impasti diventa protagonista, la pittura acquista vita propria, la pennellata pregna ormai la tela e la fa sua. Irrompe anche il cinema, la musica e la poesia, che entrano per suggerire nuove sensazioni. Qui il colore diventa da se stesso materia, deve descrivere “arte sull’arte”, rendere il suono, l’ immagine, la parola lirica, vestirle di mille dense sfumature. Il grandioso “Messa da Requiem”, omaggio a Giuseppe Verdi, tecnica mista su tela, impiega l’uso dei neri per l’atmosfera luttuosa in una verticalità di spartiti musicali; l’ “Aida”, una coinvolgente parete colorata, spicca in mezzo alle arcate cinquecentesche del Cerp, il Centro espositivo della nostra Rocca Paolina, dove si intravede la magia dei rossi e dell’orientale oro in densità e rilievi. La poesia è un inno in parete con “Poesia terra di poeti e custode di un segreto”, del 2000, due tele di tecnica mista. Ne “ Il tempio di Poseidone”, del 2008, la classicità diventa luogo del sogno, la mitologia si riempie d’oro antico e di intravisti capitelli. Ma di Borghi sono anche opere grafiche, acqueforti, litografie, pastelli, acquerelli, e anche opere plastiche, chè la materia diventa sempre più urgente ed esce dalla tela e si fa forma plastica e si trasforma in oggetto di creta, ceramica e bronzo in "Le boule". Nei suoi lavori Borghi si appropria di una "materia prima" per farla diventare altro, la manipola, la plasma, e solo il colore sembra voler ricomporre e suggellare quel varco che la materia lascia aperto all’interpretazione.
TUTTI GLI STUDI E LE SPERIMENTAZIONI DI BORGHI- figurativo, surrealismo, astrattismo futurista, informale- sembrano fondersi nella sua ricerca intellettuale, nello studio e curiosità del mondo e della materia, entusiasmo che trascina al di là del sensibile, oltre la soglia della percezione, dove però fa capolino una certa realtà, certo non subito visibile, ma presente e celata nell’irrequietezza della materia, forse comunicata da quella splendida universalità di sentimenti e sensazioni che dona da sempre il colore.
CERP- CENTRO ESPOSITIVO ROCCA PAOLINA- PERUGIA
ALFONSO BORGHI- SONORITA’ MATERICHE
Mostra curata da Massimo Duranti
marilena badolato 25 novembre 2014 foto di marilena badolato maribell@live.it