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MOR, MUSEO OPIFICIO RUBBOLI: L’INAUGURAZIONE A GUALDO TADINO.

LA RICETTA E’ QUATTROCENTESCA. Sali metallici, argilla, aceto di vino, ossido di ferro, tutto in cottura, per una ceramica dai bagliori splendenti, grazie anche al fumo profumato di mediterranee ginestre che donano il giallo oro, il rosso rubino, l’argento. In Umbria Gualdo Tadino è sinonimo di ceramica: tracce di rozza fattura e cottura approssimative sono state rinvenute nel sito archeologico di Colle dei Mori e testimoniano che fin dal XII secolo a. C. la produzione ceramica era presente. Fin dal 1300 poi in mercati limitrofi ceramisti gualdesi esponevano i loro caratteristici prodotti che si affermeranno nel ‘600 con le dinastie dei Pignani e dei Biagioli. Nell ‘800 il grande salto di qualità si avrà con la straordinaria “ripresa” della ceramica a lustro oro e rubino ad opera di Paolo Rubboli, da quella antica tecnica utilizzata a Gubbio da Mastro Giorgio Andreoli, per tutti Mastro Giorgio, e ottenuta con sostanze fumogene che regalavano particolari iridescenze. Cipriano Piccolpasso nella sua opera “Li tre libri dell’Arte del Vasaio” (1558), descrive dettagliatamente la tecnica a lustro, affermando di averla appresa dal secondogenito dell’Andreoli, Mastro Vincenzo (Cencio) che, a detta dell’autore, gli avrebbe trasmesso il segreto di famiglia per quanto riguarda gli impasti e la cottura. Comunque la produzione ripresa a cavallo tra l’800 e il ‘900, dopo ulteriori studi approfonditi dal Rubboli, porterà notevoli risultati, proficui e importanti, e riguarderà l’oggetto artigianale, ma anche autentici capolavori d’arte che rivisiteranno l’antico e il liberty.

 

NEGLI ANNI ’20 poi, alcuni opifici, tra cui la Cooperativa Ceramisti (1907), la Società Ceramica Mastrogiorgio (1925), la Società Luca della Robbia (1925) e altri imiteranno la tecnica e la tipologia introdotta da Paolo Rubboli, rendendo Gualdo Tadino il centro ceramico italiano più importante del Novecento per la produzione di maioliche di tradizione mastrogiorgesca. Da allora il panorama ceramico gualdese si è notevolmente ampliato, fino ad arrivare all’attuale produzione che va dalla ceramica tradizionale artistica prima ricordata, a quella industriale che conta ben sessantotto aziende con oltre mille occupati (Comunità montana Alto Chiascio- La ceramica di Gualdo Tadino). Oggetti già finiti, smaltati e cotti vengono infornati e cotti per la terza volta, “arte del terzo fuoco”, in una cottura a bassa temperatura, in atmosfera riducente, introducendo nel forno sostanze fumogene, come legna, ginestre, zucchero, che impediscono l'ossidazione dei metalli causando gli speciali effetti di colorazione e rifrazione. Dopo la cottura e un lento raffreddamento, il manufatto viene ripulito dai residui di impasto e di fumo rimasti in superficie, risplendendo così delle metallizzazioni del lustro.

 

IL MOR OSPITERA' AL SUO INTERNO L'IMPORTANTE COLLEZIONE RUBBOLI di maioliche a lustro che vanno dal 1878 agli anni sessanta del Novecento, attraverso un percorso museale che comprende al suo interno quattro stanze con il nome dei protagonisti: la Sala Paolo Rubboli, la Sala Daria Vecchi Rubboli, quella della Società ceramica umbra, quella de I fratelli Rubboli e un locale esterno la Sala muffole, dedicata agli antichi forni del 1884 utilizzati per ottenere i famosi lustri rinascimentali. L'inaugurazione, insieme all’Associazione Culturale Rubboli e al Polo Museale di Gualdo Tadino, ha avuto luogo in una data speciale per la città, quella della ricorrenza del patrono Beato Angelo. Il Museo resterà aperto in forma di “open day” con ingresso gratuito fino a domenica 18 gennaio.

 

Uno stile, una tecnica, una ceramica apprezzata e conosciuta in tutto il mondo.

 

marilena badolato    foto www.cmaltochiascio.it/ la ceramica di Gualdo Tadino; www.protadino.it; www.gualdo.tadino.it

 

AUTHOR - Marilena Badolato