FLORARIO ISTERICO
Florario, fiori piante. Isterico, suggestionabile.
Gabriella Napolitano mi parla delle sue opere: ama fotografare, l’obiettivo è tutto. Video-artista. Intravedo una figura di donna, classicissimo olio, prima che irrompa la passione fotografica, digitale, sensori, funzionalità e connettività, mondo di pixel e photosite, qualità dell’immagine artificiale. Le linee del corpo sono bypassate da “ linee florarie”, piante figure colori, la conoscenza digitale dell’artista taglia e assembla con una scelta di colori che non sembra casuale: una mappa mentale dell’immaginario in continua evoluzione. Comunque cambiamento. Infatti nelle opere solo digitali, stampate su carta fotografica, quasi un “manierismo tecnologico”, il corpo diventa mano a mano che si procede sempre più uno sfondo, sempre meno importante, sempre più trasparente, sbiadito, ricoperto di plexiglass quasi per onorarlo. Il plexiglass vuole dar luce all’opera o ricoprire invece quel mondo, per proteggerlo, o l’anima dell’artista, quasi un timido schermo dell’animo che si è troppo rivelato e scoperto. La tecnica ha vinto. Ha vinto Lei
Jacopo Gregori invece, che condivide lo spazio espositivo, è diverso, ma così complementare. Mi parla delle opere, che annullano la tecnica fotografica, cancellano l’obiettivo, solo lo sguardo all’amata natura volto, ma una natura di resina artificiale. Toglie l’obiettivo, della fotografia prende solo la carta, anzi le carte fotografiche lucide, opache, semi opache che imprime di acido e resine colorate, strumentazioni alchemiche di fotografi. Salamandre studiate, amate, regno animale fissato con l’acido e la resina, schizzi di linee e colori che formano immagini. Sono così numerose quasi a voler raggiungere nella loro frammentarietà seriale una visione unitaria o invece la possibilità di infinite visioni. I più grandi frammenti di immagini, segnati sulle lastre, sembrano i primi dagherrotipi. Lui, un“ dagherroatipico” del 2000.
Gabriella parte dal corpo e lo cancella in un sol colpo, lo sfuma, lo copre di realtà botaniche colorate di pixel, per dar senso ad una anima digitale. Corporeità fisica e anima digitale
Jacopo toglie l’obbiettivo della macchina fotografica e usa soltanto la carta e i mezzi chimici dei fotografi per creare il suo mondo di natura bella colorata sfrangiata di luce, in una continua evoluzione di sguardo e di studio.
Lei copre di plexiglas il mondo, per proteggerlo. Lui imprime impronte di natura sulla carta fotografica e le riempie di resina artificiale. Entrambi mostrano tutte le possibili sfumature della mente di ieri di oggi di domani
Immagini frammenti pensieri scelte mentali tecniche percorsi estetici sperimentali uniscono i due artisti. Memoria ricordo immaginazione il tema comune.
Diversi complementari.
Brava Francesca Duranti nell’accostamento delle due tipologie di artisti e opere
Bella la localizzazione del Tac, di Antonietta Rovieri, entro le mura dei Tre Archi, scrigno prezioso.
Bravi i musicisti di Legio Felix che questa sera hanno regalato note alle note figurative
Gabriella Napolitano Jacopo Gregori
Florario Isterico
t.a.c Tre Archi Contemporanea, 23 giugno-16 luglio 2011 Perugia, Via Marconi, 15
Marilena Badolato maribell@live.it