“BAGLIORI D’AUTORE” con HERMANN HESSE: IL CAVALIERE E IL SANTO
Il Cavaliere e il Santo, inizia così la rassegna Bagliori d’autore con il primo piano su Hermann Hesse. Un reading letterario in musica, sacro e profano, di due racconti: la cavalleria delle leggende tardo romantiche tedesche, descritta però con vena poetica autentica, che rende questo primo racconto diverso dalle solite storie di maniera, e l’infanzia di San Francesco, il secondo racconto, dubbi e tormenti giovanili di Francesco fanciullo, con spunti forse autobiografici. Inizia “ Un’avventura da antiche fonti”, racconto di epica cavalleresca e amor cortese. La fiaba del nobile cavaliere Ottocar, della bellissima figlia Alinda e del cavaliere che riuscirà ad averla in sposa. Con il denso lirismo di Tant que vivray, composizione rinascimentale di Claudin de Sermisy, apre l’Ensemble Vocale Libercantus, un “ magnifico gioco di voci di ieri interpretato da voci di oggi” che con bombarda e flauto, salterio, viella e viola da gamba, accompagnerà questi scritti di Hesse, mirabilmente letti dai protagonisti. “ Tant que vivrai en age florissant, Je servirai d’amour le roi puissant en faits, en dits, en chanson et accords…Fi de tristesse! Vive liesse, puisqu’en amour a tant de bien.” Riprende poi il racconto delle gesta, si interrompe di nuovo con le liriche in musica de Un cavalier di Spagna di Anonimo quattrocentesco e Todos los bienes del mundo di Juan del Encina, poeta, musico, autore di teatro alla corte dei Re Cattolici: “ Mas vale trocar placer por dolores, que estar sin amores…Mejor es sufrir pasion y dolores que estar sin amores “, canti e controcanti, le voci si alternano e ci tengono incollati all’ascolto di questa storia medievale, come bambini attenti alla lettura e all’ascolto di una fiaba… in musica. L’amor donna ch’io te porto, sempre di Anonimo, conclude il primo racconto di questo amor cavalleresco, descritto con stile lucido e personalissimo da Hesse. Il secondo racconto è “ L’infanzia di San Francesco”, che il Libercantus apre con Quell’augellin che canta di Claudio Monteverdi, madrigale secentesco, canto di uccelli, fruscio di vento, bellezza della natura, di quei fiori che appariranno poi nella lettura, a significare che di Francesco si parlerà e delle sue creature, di quel creato che in Hesse diventerà affascinazione di un paesaggio, naturale e moderno, introspettiva proiezione dell’animus di un Francesco fanciullo, sicuramente lettore ed emulatore di gesta cortesi. Questa infanzia di Francesco, ragazzo di Assisi, ci allontana dalla figura usuale del santo, dai fioretti, dai florilegi, dagli innumerevoli studi e approfondimenti francescani e presenta questo fanciullo che “vorrebbe da grande fare il cavaliere”, ma nei gesti, nella generosità verso i compagni in quel donar loro tutti i fiori del giardino della mamma, già mostra quella magnanimità che sarà preludio alla comprensione, all’umiltà, all’ amore verso quel creato che in Hesse diventerà descrizione ammirata e amata del paesaggio di Assisi, con i suoi colori, con i rossi dei tramonti che occhieggiano verso il “ lago Trasimeno”. Saranno allora Cleri cetus e Stella splendens, entrambi di Anonimo del secolo XIV, interpretati con questi strani antichi ancestrali suoni e voci d’anima dai ragazzi, giovanissimi, del Libercantus. Continua la lettura di brani, i lettori si alternano, un Francesco fanciullo in carne ed ossa ci parla dei suoi dubbi, delle tristezze, delle gioie e degli smarrimenti e captiamo la sua sensibilità e l’ansia di sua madre che sente il figlio diverso.
E le voci riprendono, la melodia continua e aleggia tra le volte: Fas et nefas di Anonimo, e, a seguire, Sia laudato San Francesco, molto bello, di Anonimo del XIII secolo, canto più antico, più autentico, più storicamente fondante. Molti sguardi si levano ad ammirare la stanza dove siamo immersi, le volte, il soffitto, gli affreschi di Palazzo Vallemani, qui ad Assisi, e la mente corre al di sotto, all’aperto, alle vie strette alle salite audaci ai fondaci, a tutto ciò che parla di questa città, che ha compiuto il miracolo di averci regalato un fanciullo diverso dagli altri. Un cavaliere che invece che alla guerra inneggiava all’amore. Francesco.
Hanno letto e interpretato magistralmente: Mario Coletti, Paola Baccarelli, Iwan Manzoni, Paolo Zafarana, Stefania Mazza, Andriy Rohach, letture curate dalla Compagnia dell’Aurora
Hanno magistralmente suonato Davide Buzzao, Marco Becchetti, Vladimiro Vagnetti e hanno divinamente cantato al cielo e a noi 12 splendidi ragazzi di oggi. Tutti insieme sono il perugino Ensemble Vocale “ Libercantus”.
Marilena Badolato maribell@live.it