I FICHI DOTTATI DEL CILENTO NEL “BAULE” SANTOMIELE.
ALTRO CHE FICHI SECCHI. Un Natale di gusto nel Cilento. Splendido il packaging, storico e nello stesso tempo moderno, fantastica la materia prima, gustata insieme a tanta storia spiegata, "scritta" anche in lingua greca. Antiche mappe geografiche illustrano questo terroir di locale coltivazione. Statuti comunali inseriscono questi fichi dottati del Cilento, che oggi definiamo Dop, come merce preziosa e sottoposta a dazio già nel 1400. I fichi "cultivar dottato del Cilento" rivivono in queste golosità che la ditta SANTOMIELE rivela appieno coniugando bontà e bellezza. Una materia prima curata sin dai primi del 1900 con fichi selezionati, essiccati al sole e lavorati a mano. Accoppiati a mandorle o noci e al lauro della solarità mediterranea, oppure a cannella, a spezie, a cacao o cioccolato, ad agrumi. Una produzione limitata, un accurato confezionamento di ogni singolo pezzo, la storia di una antichità narrata che ancora oggi sorprende.
IL BAULE SANTOMIELE diventa così uno scrigno di bontà da aprire con curiosità mista a stupore con i profumi del nostro sud più vero, quello che ancora oggi incanta con le sue storie ammantate di riti e miti. Una scatola a più strati con diverse prelibatezze: il Capicollo che racchiude un goloso ripieno di pasta di fichi, pistacchi, mandorle, cannella e intrigante rhum; i Mastrini fichi infilzati e farciti di mandorle, noci, finocchio e cannella; il Beccafico, fichi e cioccolato extrafondente; la Sciuscella, scaglie di cioccolato extrafondente con carrube e nocciole; i Fagottini di fichi cotti nella melassa e rhum con mandorle, uvetta e scorza di agrumi candita; gli Scugnizzi fichi ricoperti di cacao amaro e i Dottatini al cioccolato extrafondente; gli Sciuscià con cioccolato rhum e castagne, e ancora i Limonfichi extrafondenti con Limoncello; i Munacelli di scorzette di limone, fondente e pistacchi, e per stupire fino in fondo persino in una piccola preziosa bottiglia la Melassa, uno sciroppo di fichi essiccati.
IL FICO DOTTATO è autoctono e di un distretto piccolo, delimitato a nord dall’antica città di Paestum, a sud dalla città greca di Velia (i cui siti archeologici sono Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco), a est dai monti Carbonatici di Giungano e ad ovest dal mare Tirreno. I terreni, collocati a una altitudine media tra i 100-400 mt s.l.m, sono costituiti da marne, arenarie, argille, componenti essenziali di una formazione rocciosa stratificata denominata “ flysch del Cilento”. La diffusione di questa cultivar si colloca nel periodo precedente al VI secolo a. C. ed è attribuita ai coloni greci che in questa area fondarono diverse città. Autori latini decantarono le qualità dei prodotti delle terre del Cilento, tra cui i famosi fichi . Nel 36 a. C esisteva nel borgo marinaro di Pioppi il “porto del Fico”, e risale alla metà del 1400 la documentazione, nel “quaterno doganale delle marine del Cilento”, di una fiorente attività di produzione e commercializzazione di fichi secchi pregiati e avviati in mercati italiani ed esteri.
Ricco di elementi corroboranti ed eccitanti e collegati agli antichi segreti della fecondità, ai miti e riti mediterranei, venerato perchè considerato propiziatorio e beneaugurante, il fico è frutto “principe” del Cilento e della convivialità sulle sponde del mediterraneo e sempre connesso agli antichi rituali del libare.
marilena badolato