PASQUA DI BELLEZZA A PERUGIA: SASSOFERRATO E IL CAPOLAVORO DAL LOUVRE. GALLERIA DEI TESORI D’ARTE, ABBAZIA DI SAN PIETRO.
SONO 46 LE OPERE IN MOSTRA nel complesso museale dell’Abbazia benedettina di San Pietro con un prestito eccezionale dal Louvre: la pala della “ Immacolata Concezione”, prelevata nel 1812 su ordine di Napoleone Bonaparte. Così il capolavoro del Sassoferrato si riunisce alla collezione. Una mostra raffinatissima questa "Sassoferrato dal Louvre a San Pietro. La collezione riunita” che la fondazione per l’Istruzione Agraria ha allestito nel Complesso monumentale di san Pietro che, con le sue 1184 opere, è il più ricco patrimonio artistico della nostra regione dopo la Galleria Nazionale dell’Umbria. La dimensione artistica di Giovan Battista Salvi, il Sassoferrato, artista del Seicento italiano, è ben delineata e l’artista appare non come un “ fabbricante di immaginette sacre- come spiega Cristina Galassi, la curatrice della mostra insieme a Vittorio Sgarbi-, ma invece come grande pittore che salda la cultura figurativa del Rinascimento di Raffaello e Perugino al Seicento della Scuola bolognese. Un pittore dai colori splendidamente smaltati, soprattutto il blu lapislazzulo. Un artista di madonne e santi, che gli valsero l’appellativo di “pictor virginum”, ma sempre personalmente reinterpretati e riscritti matericamente”.
LE MOSTRE DEVONO SERVIRE non solo ad arricchire la conoscenza , ma anche creare quella emozione provocata dalla visione diretta dell’opera d’arte. E offrire confronti nel percorso di avvicinamento di opere che fanno parte di collezioni diverse. Infatti in mostra vengono messe a confronto due copie della Deposizione Borghese di Raffaello, la prima di Orazio Alfani, e la seconda di Giuseppe Cesari detto il Cavalier d’Arpino, provenienti dalla Galleria Nazionale dell’Umbria, con la versione dipinta dal Sassoferrato nel 1639. In mostra anche la famosa e molto bella Madonna del Giglio, dove l’artista riprende una antica immagine dello Spagna, e in tre versioni : le prime due vengono da Modena e Bologna, la terza è di proprietà della fondazione per l’Istruzione Agraria. Così è per la Maddalena, dove quella del Tintoretto appare così diversa, solo le mani congiunte la fanno assomigliare alle altre versioni esposte in mostra: lei con la luce guizzante nello sguardo adorante Cristo crocifisso, sicura della morte, resurrezione e della conquistata vita eterna, e con accanto il teschio e il libro del memento mori. Complessivamente sono 16 le opere del Sassoferrato create proprio per l’Abbazia di San Pietro, commissionate dall’abate Leone Pavoni che resse per molti anni la comunità benedettina, e forse la più grande collezione esistente dell’artista. Esposte insieme ad altre opere del Perugino, del Tintoretto e di altri maestri, oltre a una ricca selezione di documenti inediti d’archivio, arrivati dalla Galleria Nazionale dell’Umbria, da musei delle Marche, dai Musei Capitolini, da collezioni pubbliche e private, incluse due opere notevoli della collezione Sgarbi: una Madonna orante e una opera raffigurante Santa Caterina da Siena con Gesù Bambino, che Sgarbi acquistò dal Museo di Cleveland nel 2011. E lo stesso Sgarbi, presentando la collezione, definisce il Sassoferrato “un pittore senza tempo che sembra anticipare l’ ottocento ed è così concettuale che dipinge anche a livello materico una immagine che non ha spirito. Al contrario di Caravaggio carnale e carnoso il Sassoferrato guarda verso il cielo. Teso a perseguire quel bello ideale di Raffaello. E’ un pittore astratto, che rende i soggetti rappresentati quasi statici". La mostra è bellissima e gli accostamenti perfetti, da visitare.
SASSOFERRATO DAL LOUVRE A SAN PIETRO. LA COLLEZIONE RIUNITA
PERUGIA, GALLERIA DEI TESORI D’ARTE ABBAZIA DI SAN PIETRO
Sino al 1 ottobre 2017
marilena badolato