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A BOLOGNA ARTEFIERA I 100 ANNI DI BURRI.

BOLOGNA SI VESTE D’ARTE in questi giorni e poichè il vestito le è rimasto un po’ stretto , ha pensato ad “allargare” l’abito, il formato, e agghindarlo persino di una notte bianca con Art City White Night. Bologna ArteFiera, Fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea- 185 gallerie, 210 espositori, 2000 opere-, si ripresenta con Art City Bologna, nato nel 2013 dalla collaborazione tra Comune di Bologna e BolognaFiere, per una originale esposizione di opere d’arte in città, per godere di una bellezza diffusa, per accogliere un mercato dell’arte sempre più imponente, per vivere nuove e intriganti proposte a 360° in performance e happening sparsi tra musei cittadini che ospitano varie sezioni. La Main Section, il fulcro della fiera, le principali gallerie di arte moderna e contemporanea; la Solo Show, le personali di artisti, con monografiche di maestri storici e di giovani artisti; le Nuove proposte, 10 gallerie con artisti under 35 per una ricerca e valorizzazione di nuovi talenti e nuovi linguaggi; I Protagonisti, dedicato a quelle gallerie che hanno contribuito allo sviluppo dell’identità dell’arte contemporanea; la Fotografia, intesa come uno dei linguaggi con cui si esprime l’arte contemporanea alla pari degli altri mezzi espressivi; Editoria, Librerie, Istituzioni, Periodici d’Arte. Dedicato all’Est del mondo Too Early Too Late. Middle East And Modernity, la mostra nazionale più completa sull’arte mediorientale. Una novità di quest’anno, il Premio Contemporary Young promosso dai giovani imprenditori di Confindustria, destinato alla migliore opera sul tema del lavoro.

 

ALBERTO BURRI E IL SUO CELLOTEX CW1. Quest’anno in particolare verrà accolto, acclamato il nostro Burri e le sue opere, che raggiungeranno poi Bruxelles con un omaggio del Parlamento europeo a questo artista umbro nella ricorrenza del centenario della sua nascita. In occasione della Fiera è stato esposto il “Cellotex CW1” del 1981, opera che proviene dalla Fondazione Palazzo Albizzini- Collezione Burri, che riprende le dimensioni macroscopiche delle opere del maestro con i suoi 252 per 610 centimetri. Accompagnerà la presentazione dell’opera l’incontro“ Per il centenario di Alberto Burri”, conversazione tra Bruno Corà e Chiara Sarteanesi della Fondazione Palazzo Albizzini – Collezione Burri e Claudio Spadoni e Giorgio Verzotti. Anche il Guggenheim Museum di New York ospiterà le opere dell’artista per una grande retrospettiva.

 

CITTA’ DI CASTELLO ha dato i natali a Burri, personalità schiva, quasi frainteso all’inizio per quelle grandi opere che utilizzavano ferro, legno, plastica o sacchi stampati, lacerati che vestivano intere pareti, intuizioni di un guizzo creativo mai a riposo. Gli anni settanta registreranno una progressiva rarefazione dei mezzi tecnici e formali verso soluzioni monumentali, i famosi Cretti e i Cellotex. Il più conosciuto è il “Cretto di Gibellina”, un’opera artistica di land art realizzata nella città vecchia di Gibellina, andata completamente distrutta dal terremoto del Belice. Per rappresentare la catastrofe Burri si affida alla materia, a significare una “materialità” necessaria ad una ricostruzione post-terremoto, e plasmata attraverso la doppia logica della razionalità- il ricomporre- e del caso- l’evento sempre inatteso. Alberto Burri ha lasciato al bianco cemento di perimetrare e contenere lo sconquasso del terremoto, per poter camminare dentro questo dedalo ricostruito riutilizzando le macerie stesse, il tutto armato chè non potesse più crollare, ma con quelle crepe superficiali a testimoniare la devastazione, la lacerazione, il dolore di un sisma. Intuizione genialissima e passata alla grande storia dell’arte: la tramatura superficiale dona efficacia espressiva e decorativa all’opera, evoca l’dea del trascorrere del tempo e nello stesso tempo della statica immutabilità, suggerisce quasi una compostezza e una severità della composizione di origini antiche.

 

“Andammo a Gibellina con l’architetto Zanmatti, il quale era stato incaricato dal sindaco di occuparsi della cosa. Quando andai a visitare il posto, in Sicilia, il paese nuovo era stato quasi ultimato ed era pieno di opere. Qui non ci faccio niente di sicuro, dissi subito, andiamo a vedere dove sorgeva il vecchio paese. Era quasi a venti chilometri. Ne rimasi veramente colpito. Mi veniva quasi da piangere e subito mi venne l’idea: ecco, io qui sento che potrei fare qualcosa. Io farei così: compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, così che resti perenne ricordo di quest’avvenimento. Ecco fatto!” (Alberto Burri)

 

marilena badolato     25 gennaio 2015     foto   www.artefiera.it 

AUTHOR - Marilena Badolato