ARCHEODESIGN: AL MANU REPERTI ETRUSCHI INTERPRETATI DAI RAGAZZI DELL’ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI PERUGIA.
IL SECONDO INCONTRO DI ARCHEODESIGN dal titolo “la cura” è un interessantissimo esempio di studio e collaborazione tra Museo Archeologico dell’Umbria e Accademia di Belle Arti di Perugia, iniziativa che dimostra la concretezza di un lavoro e gli ottimi risultati raggiunti dai ragazzi. Reperti etruschi generano oggetti di design in nome della funzionalità e aspetto decorativo, un po’ come avveniva anche un tempo, sottolineano le docenti referenti del progetto del Trienno del corso di Design Elisabetta Furini e Maddalena Vantaggi dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci”. Una sinergia tra il Manu, guidato dalla direttrice Tiziana Caponi, l’Accademia stessa con la direttrice Tiziana D’Acchille e la più ampia collaborazione con Costantino D’Orazio, direttore dei Musei nazionali di Perugia- Direzione regionale Musei dell’Umbria.
I LAVORI dei ragazzi sono una fonte di energia creativa che vitalizza l’antichità, la rende fruibile e accessibile anche ai non esperti. Oltre la bellezza dei reperti cattura anche il fascino del nuovo, di come oggi si possa interpretare il messaggio del passato rispettandone quelli che erano i canoni fondamentali, la forma legata all’utilizzo e alla bellezza, cioè l’ estetica come armonia. “E L’Accademia di Belle Arti, a Perugia dal 1573, ha permesso agli studenti, attraverso questa esperienza, di ottenere una platea di occasioni inimmaginabile nel passato”, sottolinea il presidente dell’Accademia Mario Rampini.
MA il tema del design mostra ancora una volta anche la creatività degli antichi. L’ispirazione regalata dai soggetti del passato genera esplorazione e interpretazione secondo la sensibilità contemporanea. Oggetti archeologici vivono così una seconda vita attraverso la creatività moderna. E lo stupore che si crea nel vedere la “ lenta armonia” di artisti del passato e invece la creatività di oggi, legata alla velocità del divenire. Nello spirito della ricerca e nel dialogo con il passato, si genera una sorta di repertorio dove viene riproposto il concetto dello studio della forma connessa alla funzione, ma in chiave moderna. Da queste esperienze ne uscirà sicuramente una interessante pubblicazione.
GLI OGGETTI ESPOSTI, dedicati alla cura del corpo, hanno un design che diventa un mezzo di interpretazione dell’antichità, disvelandola anche ai non addetti ai lavori. E nascono “sensazioni di allora” attuali nel presente. Gesti, forme, colori riproposti per quegli usi e per usi attualissimi.
NON MENO interessante è lo studio di un passato in chiave più sostenibile. Recuperare oggetti e metterli accanto, confrontarli per una ricerca sulla sostenibilità, come riscoperta di un patrimonio culturale: quegli oggetti erano creati tutti di un materiale facilmente reperibile a km zero, la loro forma derivava dalla funzionalità, il decoro e i colori dalle storie del mito, dalla bellezza del territorio, da usi e costumi. Nascono da scenari di popolazioni che avevano un contatto ravvicinato con la natura, nei materiali usati, nelle forme note, nei colori osservati.
E’ UNA RILETTURA del passato non nostalgica, ma interpretata con leggerezza, stupore del bello e del funzionale alla cura, nono solo medicale, ma anche quella del sé, l’estetica che comprendeva l’armonia tra corpo e spirito
SONO 18 gli oggetti esposti nelle vetrine del Museo e riproposti dalla creatività dei ragazzi. Ecco Tanasar, piccoli candelabri ispirati ai “bronzetti”; Crisalide, un set di pettini che mostra come da un oggetto iconico della cura dei capelli nascano pettini massaggianti anche la cute; Animalia il massaggio per ogni parte del corpo per raggiungere un benessere fisico e psicologico; Cigno, un set di grucce, ma profumate così da infondere un accattivante allure agli abiti. Ecco Malena, uno specchio da toletta, con accanto quel primitivo specchio utilizzato dalla donna etrusca per rendere più bella se stessa, e ancora Luna un “rasoio manuale” in acciaio, non certo usa e getta, dalla forma ergonomica per accompagnare il viso; Inflore, le “figure a spillo” si ispirano a fiori in una spilla personalizzabile; Eleiva set di contenitori per skincar, a dimostrare l’importanza della cura della persona presso gli Etruschi; Balsamo, gli antichi “balsamari” che racchiudevano profumi inebrianti e preziosi, diventano oggi un ciondolo profumato; Flablù, bellissimo, è ventaglio e parasole insieme, un tempo realizzato con foglie, con stoffe e dall’importante valore di status sociale; Amphora un set di spilloni, “aghi” che erano utilizzati per fermare i capelli, sono stati raccolti in una anfora moderna; Tusna riproduce l’antico strumento dedicato alla detersione profonda della pelle, oggi un esfoliante; Scarabeo, quella gemma antica che riproduceva un portafortuna, diventa una spilla-torcia che racchiude un Gps per cercare aiuto in caso di aggressione; Thalia un “beauty case” che era scrigno di cosmesi e tesori diventa invece trasparente, dove la materia si smaterializza; Scrinium è un contenitore da toletta e Thania diventa un comodo, attualissimo organizer per cosmetici; Thymi Ama è oggi un brucia essenze a infrarossi, mentre Armònia è un bellissimo brucia profumi tutto componibile.
LA MOSTRA, da non perdere, è visitabile fino al 7 ottobre 2024 al MANU, Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria, Perugia.
marilena badolato