ARTITERAPIE: CREATIVITA’ E RELAZIONE DI AIUTO. CONVEGNO UNIVERSITA’ PER STRANIERI PERUGIA
Arteterapia. Il mondo dell’arte è la genesi delle emozioni. Ma il mondo artistico è stato spesso pensato come una sospensione del reale, dove l’artista si sente libero di esprimere le sue possibilità/potenzialità. Sospensione quasi come negazione preventiva della realtà in nome di una libertà, o comunque in nome di comportamenti più disinvoltamente liberi. Possono l’arte la creatività l’estro il genio entrare in contatto e in sintonia con la realtà e con l’altro, e soprattutto può in questo l’arte diventare un meccanismo di cura? Si può ipotizzare un’arteterapia per costruire un ponte di comunicazione tra colui che crea e il mondo circostante, arte come ricerca e come eventuale metodologia e applicazione terapeutica, creatività come aiuto insomma per sé e gli altri? Nel mondo dell’arte qual’è allora la relazione tra mente e corpo, tra la sfera spirituale e la fisicità, tra la creatività e il reale, come processo estetico in primis e poi come ipotizzabile processo di cura?
Si parla di simulazione incarnata, embodied simulation, che non è un immaginare, un volersi calare nei panni dell’altro, ma è una riproduzione automatica, non consapevole e addirittura pre-riflessiva degli stati mentali dell’altro. Il meccanismo attraverso cui le sensazioni, emozioni visive e/o auditive che vediamo e/o ascoltiamo attivano in noi rappresentazioni corporee associate a queste sensazioni visive e/o auditive. Le aree cerebrali deputate a tali emozioni, vedendole, si attivano. Neuroni specchio audiovisivi che riflettono inconsapevolmente le emozioni dell’altro. Ad esempio l’osservazione delle sensazioni tattili altrui attiva gli stessi circuiti nervosi che mediano le nostre sensazioni tattili. Una empatia che le emozioni provocano. L’ empatia partecipativa non è allora una illusione, ma è realtà: quello che proviamo, emozionandoci per gli altri, lo proviamo in prima persona. Si attivano gli stessi recettori cerebrali sia nell’osservato che nell’osservatore. La simulazione incarnata allora è una specie di intelligenza sociale? Da qui allora è ipotizzabile un processo estetico di cura: un’arteterapia. Empatia come strumento di conoscenza e anche di azione terapeutica. Ma potrebbe anche verificarsi uno scambio di empatie tra paziente e terapeuta: un andirivieni continuo di simulazioni incarnate, la risposta del terapeuta al paziente potrebbe a sua volta stimolare nel paziente la simulazione della risposta del terapeuta… Tante e tante domande si affollano nella mente su questo affascinante argomento. Alla base di tutto comunque c’è il commuoversi, etimologicamente muoversi insieme. Muoversi per vedere. L’attività di simulazione del movimento è fondamentale nella attività di percezione dei corpi. E se, come è accertato, vediamo con gli occhi dell’emozione, bloccando queste zone emotive, queste aree motorie cerebrali, riusciremo a vedere ugualmente solo con gli occhi? Certo vedremmo immagini, quelle che l’occhio trasmette, ma non ne capiremmo il nesso, non ne capiremmo il senso. Vedremmo, ma saremmo impossibilitati a riconoscere visivamente l’immagine trasmessa. L’arteterapia allora, come portavoce delle emozioni e potenziando l’empatia, può sciogliere queste incrostazioni cerebrali della mente, questi blocchi che impediscono una percezione totale del mondo. Un liberare il corpo per sbloccare la mente, attraverso una terapia artistica. Il mondo allora, l’altro allora, diventeranno inevitabili, e l’atto estetico è come se innovasse nel mondo un mondo diverso.
Artiterapie: creatività e relazione di aiuto. Università per Stranieri di Perugia 18 ottobre 2012
Marilena Badolato maribell@live.it