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BENTORNATA FIERA DEI MORTI DAL FASCINO ANTICO E SEMPRE NUOVO.

AMATA FIERA DEI MORTI, dal fascino antico e sempre nuovo. In origine Fiera di Ognissanti, chè in quel giorno aveva inizio, tra le tante fiere dell’Umbria medievale e rinascimentale. Già nella seconda metà del Duecento gli “Statuti” del Comune di Perugia fanno riferimento alla “Fiera di novembre” nel popolare borgo di Porta San Pietro. Il Comune favoriva l’evento con un particolare regime giuridico e con franchigie che esentavano i mercanti dal dazio sulle merci. Esisteva anche la “ la pace di fiera”, ossia la libertà di commerciare per chiunque, anche per coloro che avevano problemi con la giustizia per cause civili.

 

LE FIERE avevano la funzione prevalente di scambio dei prodotti agricoli e del bestiame e non a caso avvenivano nel periodo estivo e autunnale per l’ampia disponibilità dei prodotti in quelle stagioni e per permettere alla popolazione il “rifornimento” prima del lungo inverno. Fiera significava anche grande evento per la città, che determinava un grande afflusso di persone che vi soggiornavano. C’era poi l’aspetto collegato alla natura degli scambi con merci nuove e irreperibili sul mercato e tecniche di vendita sconosciute portate dai mercanti provenienti dalle regioni vicine.

 

DURANTE la Fiera di Ognissanti si tenevano dei giochi tradizionali come la caccia al toro, la corsa dell’Anello e la corsa del Palio. E documentazioni più recenti, risalenti al XIX secolo, indicano la presenza di tombole in piazza e di attività circensi. Negli ultimi decenni è la presenza del Luna park, i cosiddetti “baracconi” (dalle baracche che in origine ospitavamo i “ tiri a segno” e altri giochi,) che si rileva sempre più estesa nell’area della Fiera. Solo a partire dal ‘600 la Fiera di Ognissanti verrà denominata “dei Defunti” e due secoli dopo diventerà “Fiera dei Morti”, forse per attenuare il sentimento di tristezza comunque presente in queste giornate di novembre e ricreare un sentimento di vitale presenza. Il rituale collettivo della festa prevede infatti anche l’usanza di mangiare dolci perugini come le“fave dei morti” e gli “stinchi dei morti”, e le stesse fave secche sono presenti nelle nostre tavole cosparse di profumato olio nuovo.

 

DAL MEDIOEVO fino ai primi decenni del XIX secolo era il rione di Porta San Pietro, in Borgo XX Giugno, ad ospitare la Fiera. Successivamente fu spostata nella Piazza Grande e nelle zone centrali adiacenti e così rimase nel dopoguerra, fino all’attuale collocazione – dal 1975 – nella zona di Pian di Massiano, pur mantenendo una sessantina di bancarelle anche nell’Acropoli cittadina. La Fiera dei Morti ha sempre rappresentato una tradizione molto sentita in città ed è difficile che un perugino non faccia almeno una visita a quei banchi colorati. Conserva un fascino particolare, un incontrasi e un condividere un evento comune che abbraccia tutta la città, un rituale di appartenenza che si ripete ogni anno e che sembra segnare il passaggio dalla bella stagione a quella invernale, fattore di identità con la propria terra e le sue consuetudini.

 

LA FUNZIONE di aggregazione cittadina della Fiera sopravanza quella economica di una attività commerciale che non può competere con la grande distribuzione. La Fiera si diversifica perché propone prodotti tipici, rari e di provenienza locale che attirano presenze anche dai territori limitrofi, acquisendo così una rilevanza turistica e diventando una delle grandi manifestazioni della città. E oggi è un grande mercato con oltre 600 stand, dall'abbigliamento agli articoli per la casa, dai prodotti artigianali al verde per la casa e il giardino, alla gastronomia con la presenza, in particolare, dei prodotti tipici provenienti da diverse regioni italiane e con l'artigianato, che suscita sempre curiosa ammirazione, delle città gemellate con Perugia.

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marilena badolato

AUTHOR - Marilena Badolato