CESARE CATA’ E IL SUO” SHAKESPEARE E L’URLO DI NARCISO. VIAGGIO NEL RICCARDO II”
SCRIVERE SUBITO, prima che finisca l’affascinazione di questa presentazione-spettacolo. E venire a conoscenza di un “affaire” di Narciso e narcisismo. La storia è tutta qui nel potere di re per suggello divino e nella solitudine del re che si fa uomo, una angosciante modernità che nel libro “Shakespeare e l’urlo di Narciso” genera un incontro misto di cultura, altissima, affabulazione e maestria drammaturgica interpretativa. Parlo di Cesare Catà e del suo libro, un viaggio nel Riccardo II shakespeariano e non solo che con Catà non ci si ferma mai all’hinc et nunc ma si oltrepassa la storia nella sua perenne attualità. Le vicende note, la regalità avuta da Dio e il re-uomo ormai solo al centro dell’Universo, quando il trascendente non basta più e c’è bisogno allora del consenso sociale. Ma non è la storia di oggi anche questa? Non sono le dracme lasciate da Cesare - e Bruto è un uomo d’onore- in eredità al popolo romano forse l’equivalente degli 80 euro di Matteo Renzi? La storia si ripete, uguale nei suoi miasmi. Shakespeare così modernamente attuale, nelle crisi di identità dei personaggi antesignani dell’uomo moderno.
WHO IS THERE? Recita Catà. L’incipit del filosofo- scrittore e della storia-libro è nell’angolo oscuro, con meno luce adesso, qui a Palazzo Baldeschi che ospita questa “spettacolare” presentazione. Riccardo II, come Amleto, ha perso il regno e persino l’amore ed è consapevole di ciò in questa lucida follia contemporanea. La paura dell’uomo moderno di essere solo dopo la trascendente tranquillità del medioevo e solo davanti a se stesso e così disperatamente incredulo di fronte alla propria immagine. Perché la solitudine qui non è la semplice mancanza di compagnia, ma l’azzeramento della alterità.
E ANCHE IL LINGUAGGIO cambia in Shakespeare e segue le situazioni e gli stati d’animo e a volte anche il ritmo del cuore, emozionante, con sistoli ed extrasistoli. Cambia il ritmo cardiaco con il blank verse, in lui così duttile e malleabile, un rimario lungo che sembra seguire il grafico di un elettrocardiogramma
MA LA SINDROME NARCISISTICA è forse il nocciolo della regalità o viceversa? Re non più a imago dei, ma ex consentius gentis. In ciò è la vera modernità, scendere a compromessi con l’altro. Il re - uomo adesso può solo cambiare il futuro ma non il passato, non potest de corrupta facere virginam , una capacità che la filosofia del medioevo riserva solo a Dio, potentia absoluta. Questa è la solitudine dell’uomo che non può far pace con il proprio passato. E il passato chiede al presente ragione di sé.
SE CHIUDIAMO GLI OCCHI noi non vediamo, ma gli altri ci vedranno sempre. Si se non noverit - se non conoscerà se stesso- conoscerà una serena vecchiaia. Allora questo Riccardo II, narciso di se stesso che vuole vedere e conoscersi, non invecchierà mai, sarà un puer aeternus-- come l’autore stesso titola l’ultimo capitolo- e forse la catarsi, la tensione tra essere e non essere e cosa o chi essere, sta in quel bimbo cosmico, quel fanciullo divino junghiano “ delicato raffinato, fantasiosissimo, vulnerabilissimo, originale, creativo, ma incompreso e fatalmente irrisolto…”, perché il se stesso specchiato è infinitamente più piccolo del Se immaginario e non riducibile rispetto al proprio Io. Questo forse è il nucleo della vicenda dei “Narcisi” della storia, innamorati di sé e per la prima volta invece nauseati di sé e con la consapevolezza di esserlo.
Allora la vita è stata solo un sogno, ciò che siamo solo un’ombra. E la morte di Riccardo è la logica conseguenza di una storia: “non suggellerà tanto la sua fine quanto la sua separazione dalla terra e il ritorno alle altezze da cui proviene”. Uno smaterializzarsi, per consegnarsi all’eternità.
CESARE CATA’ "Shakespeare e l’urlo di Narciso- Viaggio nel Riccardo II"- Ed. 2015 by Aguaplano-Officina del libro.
13 ottobre 2015 Palazzo Baldeschi Perugia
marilena badolato foto presentazione libro di Raffaele Marciano