CHIESA DI SANT’ERCOLANO A PERUGIA, LA CHIESA NELLA ROCCIA: IL PRESEPE NAPOLETANO DELL’ARCHITETTO MICHELE BILANCIA 2
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Così nascono palazzi, ville, case, giardini, rupi, foreste, spazi muschiosi, insieme a cascatelle, ruscelli in miniatura, fiumi e fontane, antichi templi dove viene sistemata la mangiatoia della natività. Gesù Bambino è posto nel presepe, mangiatoia significa questo nome. Mangiatoia, elemento fondamentale per tutti i presepi che verranno, insieme alle tre scene principali: la Natività, Maria Giuseppe e il Bambino nella mangiatoia; l’Annuncio, gli angeli e i pastori richiamatori e veglianti; l’Adorazione, più o meno vasta, più o meno coinvolgente l’intera comunità, i suoi membri, i suoi mestieri, l’intero paese, il mondo, la storia. La storia entra dentro il presepe con la società e con la vita che vi si svolge, perchè il presepe è di tutti e tutti rappresenta.
Per la grande diffusione e richiesta, si cominciano a costruire vari pastori, soltanto il viso e gli arti, mentre al corpo si riserva una struttura di filo di ferro avvolto nella stoppa, portando così maggior attenzione ai particolari del viso, le diverse espressioni, i colori, gli occhi, e alle vesti e ai tessuti. Tutti poi vengono posizionati con un attenta e accurata regia: dai più piccoli, posti lontano, ai più grandi e di valore, posti vicino a chi osserva. Sul proscenio stanno le statuette più belle che vengono anche adeguatamente illuminate. Ecco allora la società napoletana del XVIII secolo, che appare con le sue tipologie fisse di pastori vestiti, pinti, acconciati tutti da Michele e Anna: l’acquaiolo con brocche e il vinaiuolo, l’oste o il taverniere, con botti o tini in bella mostra; il macellaio con la beccheria e i vari salumi appesi; la casa con il fornello acceso al suo interno; i villani e contadini al mercato con le loro ceste di frutta e i carrettieri e venditori con muli e carretti; donna al mercato, donna con pennuto in mano, giovane donna con mazzo di fiori, donna con cesta di pane, venditrice di frutta con paniere, donna con brocca in prossimità di pozzi o fonti d’acqua, ragazzi e giovani donne in costume d’epoca, gruppi di commensali davanti ad un tavolo imbandito, il mendicante zoppo o cieco nell’atto di allungare la mano per l’elemosina, il “benino” il dormiente; il frate cercatore di saio vestito, i pastori con flauti o zampogne e con attorno animali, dai più umili pecore e agnelli, ai cani, agli animali da cortile, galline, tacchini, piccioni, ai vari uccelli anche rari, oggettistica minuta collegata alle attività e ai mestieri, vasi piatti bicchieri stoviglie, tanti e tanti oggetti, le “moschelle” che animano questo presepe così composito e bello. Il Presepe infatti è di tutti e tutti rappresenta. In alto ancora rovine di un tempio barocco, con tralcio di vite appassita come verdura, mi spiega Anna , chè accompagna le rovine. In alto Angeli in volo di seta vestiti, seta di storia, San Leucio, seteria dei Borboni; più avanti nello spazio e nel tempo la città medievale con la sua vita coi suoi personaggi-pastori, più lontani, più minuti attorno ad una fonte del mille, rotonda, rotonda la piazza.
Da ieri i Magi attorno al Bambino, Epifania, Rivelazione, Annuncio di una nascita diversa al mondo intero. I Magi sono, nelle loro sembianze e nei doni offerti, tutti i popolo della terra.
Con la loro presenza trasmettono anche oggi, a noi del terzo millennio, il messaggio dello scorrere del tempo e della sua caducità, ma anche della sua perennità e attualità. Il mondo cammina e va avanti perpetuando e rinnovando tradizioni che si tramandano. Ogni volta il presepe, pur accrescendosi di nuovi pastori, si perpetua nel suo messaggio sempre uguale di speranza, una trasmissione antica e attuale. Il presepe è di tutti e tutti rappresenta.
Il Presepe Napoletano dell’architetto Michele Bilancia a Sant’Ercolano- Perugia
Marilena Badolato maribell@live.it