CINEGIARDINI 2013: UNIVERSITA’ PER STRANIERI-GARDEN CLUB PERUGIA
Il giardino simbolo della coscienza rispetto alla selva simbolo dell’inconscio. Una scelta consapevole, un confine prestabilito, un recinto, un termine fisico, un atto estetico: il bello, isolato e messo in evidenza, mediante una scelta tra le forme più belle presenti in natura, le preferite.
Il giardino, da profondo legame con l’edificio di cui rappresenta l’ espandersi all’aperto, la sua costruzione-metafora esterna, una sistemazione “artificiale” del sito e della vegetazione, diventa poi, man mano che nell’animo dell’uomo moderno l’angoscia sale, la solitudine avanza e l’incomunicabilità strisciando si insinua, propagazione dell’uomo stesso, il suo mondo, il rifugio, il bisogno urgente di vedere se stesso, che tranquillo non è, nel tranquillo riflesso del suo verde, nelle piante che sceglie che cura che respira, un ritrovarsi quella verde salubrità accanto, quando la natura vicina, quella selvaggia, non basta più, più non consola, non avvolge, non ripara. Il giardino e la “cura del giardino” diventano allora un dialogo ininterrotto, non concettuale né teorico, con il mondo che ci circonda. Una ricerca filosofica, poetica, ma di una poesia e filosofia in progress, che si incarnano continuamente in un fare, in un’opera materiale, in un luogo. Esplorare un giardino diventa esplorare un luogo di natura, di bellezza, dedicato, oltre che alla produzione e al fare, anche alla contemplazione e al pensare, significa esplorare noi stessi, la nostra interiorità e nello stesso tempo il mondo che ci circonda. Una filosofia e una poetica, piccole, modeste, umili, essenziali, o, come direbbe Jorn de Précy, “sporche di terra”. (cfr. Jorn de Précy, E il giardino creò l’uomo)
In questa continua trasformazione storica e personale, antropologica, che è poi la modernità, sta la perenne attualità di un giardino.
Cinema e giardino sono entrambi costruzioni dell’intelletto. Il giardino costruito per inventare una Natura perfetta, bella, un sogno estetico di artificiosa perfezione, ma il giardino non è la natura, è la sua rappresentazione. Il cinema per inventare la Vita degli uomini attraverso storie: ma il cinema non è la vita, è la sua rappresentazione. Sia il giardino che l’opera cinematografica sfuggono di mano ai loro creatori e vivono spesso di vita propria, di mode del momento, di nuove intuizioni e interpretazioni, diventano diversi, irregolari, non conformi, indomiti, ribelli.
Il giardino allora, costruzione dell’uomo, coincide con il cinema degli uomini in questa metafora: essere sempre in bilico tra verità e apparenza, tra intenzione iniziale e infinite possibilità, tra la storia e il sogno, come utopia o speranza.
Così nei tre film che verranno proiettati in questa rassegna, il giardino sarà luogo simbolico, denso di significati, ora metafora dei sentimenti, ora luogo salvifico, ora compagno di svago, ora metafora della vita che muore e rinasce.
C’è insomma un mondo verde là fuori che da sempre ci accompagna, ci sovrasta, ci adorna, ci ristora ci nutre ci respira. Verde che parla, che canta, che regala compagnia, verde insidia o minaccia, verde che attrae e ottunde o verde gioia, memoria di luce e colori, verde immobile o in movimento, verde che cela, verde che rivela, verde che rassicura, verde che è natura.Verde conforto per la mente. Verde per tutti e sempre. Verde perenne.
CINEGIARDINI 2013 GARDEN CLUB – UNIVERSITA’ PER STRANIERI
Mercoledì 20 febbraio Il giardino segreto-The Secret Garden, regia di Agnieszka Holland 1993. Dall’omonimo romanzo di Frances Hodgson Burnett, 1909
Mercoledì 27 febbraio Un incantevole aprile-Enchanted April, regia di Mike Newell 1991. Dall’omonimo romanzo di Elizabeth Von Arnim, 1922
Mercoledì 6 marzo I misteri del giardino di Compton House-The Draughtsman’s Contract, regia di Peter Greenway 1982
Rassegna cinematografica curata da Fabio Melelli, Storico e Critico del cinema, che commenterà ogni singola pellicola.
Marilena Badolato maribell@live.it 18 febbraio 2013