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COME IN CIELO COSI’IN TERRA, MA DENTRO UN CARAPACE.

Carapace di Arnaldo Pomodoro

Carapace di Arnaldo Pomodoro. Tenuta Castelbuono

Il dardo rosso che indica il Carapace

Il dardo rosso che indica il Carapace

CARAPACE

Carapace

Carapace

Carapace, la volta interna

Sala degustazione

Sagrantino

Sagrantino della Tenuta Castelbuono

I calici pronti per la degustazione

I calici per la degustazione

Verso il territorio della magia

Pantocratore

Pantocratore

Chiodo

Chiodo

Mandala

Mandala

Conclave

Conclave

paese-pianeta

paese-pianeta

Parco di Castelbuono

Parco di Castelbuono

Come in Cielo così in Terra, ma dentro un carapace che, convesso,  spinge verso il cielo e un piastrone, piatto, che invece tiene ancorati a quella terra che tutti calpestiamo. Come vivere  in un microcosmo, quello terrrestre, e in un macrocosmo, la volta celeste. E in relazione anche all’esterno, ben visibile, con le opere esposte nel Parco della Scultura di Castelbuono, arte- natura-spiritualità, che circonda le colline attorno, sorridenti di viti.

Il Carapace è una scultura dove dentro si vive e si lavora. Nella tenuta di Castelbuono della famiglia Lunelli il carapace di Arnaldo Pomodoro è un contenitore di vino e d’arte. Quello che accomuna arte e vino sono la passione e l’impegno di uomini. Oggi con artisti che lasciano segni indelebili con opere disseminate all’interno della struttura e all’esterno nella natura, semisommerse dalla natura, complici della natura, che questa è l’intenzione del progetto Carapace, luogo del talento.

Il Carapace accoglie 12 artisti e le loro creazioni ispirate a questo tema: l’ unione tra il cielo e la terra, tra mistico e profano, tra materialità corporea e evanescenza, tra sogno e realtà e, con le opere collocate tra le viti, tra dimensione interna ed esterno che ci circonda. Carlo Dell’Amico e il suo Verso il territorio della magia, dove linee luminosissime si intersecano convergendo in un’area centrale, il centro dell’essere: qui scienza e fede si incontrano nella magia. Luogo cosmico attorniato da un giardino di radici serigrafate e intagliate in fogli d’acciaio. Dall’alto gocce d’ acqua a significare il cielo, in basso la parte rossa identifica la terra. Bruno Ceccobelli con il Pantocratore, entità che sovrasta il tutto, perché il tutto crea. Il divino è blu intenso e irradia vita da raggi iscritti in un ottagono, metafora di cielo e terra, dove in alto è Lui e in basso l’uomo irradiato da polvere dello stesso blu-grazia intenso. La concezione di immaterialità della polvere che dove si posa, ne assume la forma e la dimensione, è nel Mandala di Massimo Diosono, che infonde senso di bellezza armoniosa e nello stesso tempo di precarietà: estrema perfezione della forma e estrema labilità della materia. Come se il “polvere sei e polvere ritornerai”, la precarietà dell’esistenza, fosse inserita in una perfezione cosmica di linee geometriche perfette in materiali che si collegano alla terra, segatura di legno, torba, carbone, cenere, tutto sotto forma di polvere. Anche qui terra e cielo per un attimo si toccano. Nella trasparenza del vetro è l’opera di Giuliano Giuman, colorato e temprato dal fuoco vitale. Ma in trasparenza con la luce diventa vetrata, ricordando le forme e i colori mistici di antichi simboli. La spaccatura centrale è una ferita aperta: il Chiodo ha generato al centro una lacerazione, entrarvi è entrare in una dimensione spirituale.

Scendendo nel cuore della tartaruga dove le involuzioni parlano della fisicità dell’animale, come elemento che sorregge la struttura superiore e la connette a quella inferiore inchiodandole insieme in un lungo perno scintillante, è il Paese pianeta di Mario Consiglio, una scultura con case- palazzi- torri- campanili in rilevo in un pianeta-ego dove vivere a proprio piacimento, costruito a propria immagine, fusione tra reale e immaginario, tra dimensione terrestre e sogno personale. Circonda tutta la barricaia il Conclave di Nicola Renzi, la distesa delle botti del prezioso Sagrantino, sacro vino, diventa una sacralità cardinalizia, rosso di-vino, di cardinali riuniti a conclave per eleggere il Papa che spicca, una forma mitriale bianca, in mezzo a un mare di mitrie rosso purpureo. Anche qui l’attualità riporta una forma terrena ed un evento spirituale. In terra, allungandosi sul pavimento, l’Anima mundi di Laura Patacchia, anima di un mondo strisciante, membrane di corpi diversi modulate e mutabili, che si rigenerano quasi per auto mutazione. Alla parete Silvia Ranchicchio: legate allo stesso tema precedente quasi forme embrionali nelle uova che stanno per schiudersi verso una luce, ceramiche nere realizzate in raku, un antico primitivo materiale, come magiche Alchimie tra conoscenza materica e fede di vita, nel dualismo umano della ricerca perenne.

All’esterno, nel parco collinare Marino Ficola con il suo Rizoma, intuizione di un elemento arboreo auto rigenerante, quasi una riserva di vita sempre presente che è generato dalla natura e genera natura in un ciclo continuo. Accanto Michele Ciribefera, la stessa voglia di ascesa e purificazione dalla terra al cielo offerta dalla convessità del carapace si riflette nella forma a guscio di Campi magnetici, con materiali statici perché ancorati fissamente alla terra e aerei nella loro trasparente precarietà delle sottili lamine di alluminio che, spostandosi al vento emettono un lieve suono di presenza. Mi ricorda la libertà in una linea di Bernar Venet, intesa come elogio assoluto del valore dell’ idea. Luca Leandri in Opera soggetta a continuo cambiamento, ha delineato il senso dell’attesa e della contemplazione della natura, la caducità delle cose terrene con un albero, spoglio ma dorato, e una vecchia panchina dove contemplare i filari. Conclude l’uomo rappresentato da Marco Mariucci nel suo Gemito verso il cielo, quasi istinto di protusione verso l’alto, e immersione invece di parte del corpo nella terra. La vita umana spirituale e fisica, interiore e esterna, verso il cielo e nella terra.

Un mondo che ricerca armonia tra le due sfere, umana e spirituale, che lo compongono, attraverso opere che esprimono un anelito, una ricerca, una soluzione.

Individuando nel dualismo umano della perenne ricerca tra materia e spirito, tra anima e corpo, una Terra di mezzo, dove risiede l’Arte, la capacità e l’invenzione dell’estro e della fantasia.

COME IN CIELO COSI’IN TERRA

5 maggio / 1 settembre 2013

Mostra a cura di Andrea Baffoni e Francesca Duranti

CARAPACE di Arnaldo Pomodoro

Tenuta di Castelbuono- Bevagna

marilena badolato maribell@live.it 5 maggio 2013

AUTHOR - Marilena Badolato