DAL 1200 UN SIMBOLO CHE LASCIA IL SEGNO. UN RICAMO IN PUNTO ASSISI: IL VASO DI SAN RUFINO.
IMMERSI NELLA BELLEZZA di un ricamo che esiste da secoli e che identifica una città: Assisi e il suo ricamo, un tempo chiamato “punto francescano”, quella perizia nelle mani che esegue con lenta consapevolezza simboli, immagini, storie antiche di un luogo dove il sacro ha ricevuto un suggello altissimo, quello di Francesco e dei suoi compagni.
NELLA GRANDE SALA ESPOSITIVA del Palazzo del Capitano del Perdono, a Santa Maria degli Angeli, parliamo di acqua, perché uno dei ricorrenti simboli del ricamo del Punto Assisi è il “ Vaso di San Rufino”, vescovo e martire del III secolo. A San Rufino è dedicata la Cattedrale della città serafica, dove persino Francesco fu battezzato. Edificio il cui portale centrale, in particolare, ha una ricca ornamentazione, decorata da rilievi di tralci, girali, figure allegoriche e animali mostruosi e il ricamo del vaso trae ispirazione dalle sculture delle lunette superiori dei portali minori della facciata. Nella lunetta del portale destro appaiono scolpiti due pavoni che si abbeverano a un vaso arricchito da strigliature: insieme a leoni e aquile sono di ispirazione orientale, e rappresentano l' incorruttibilità, l' immortalità e quelle anime cristiane che si abbeverano alla grazia divina e ottengono così la nuova vita donata dal Battesimo e della Risurrezione. Mentre in quello sinistro sono rappresentati due pantere o leopardi, attorno a un vaso, nell’atto del nutrirsi del suo contenuto. Stesso significato di vita eterna, poiché si credeva che l’odore emanato dalla pantera tenesse lontano il drago e il serpente, simboli del male, e che la pantera stessa, sazia, dormisse tre giorni e poi si risvegliasse ruggendo a nuova vita. Come il corpo di Cristo risorto dopo i tre giorni di sepoltura nel sepolcro E le stesse immagini degli animali e del vaso ritornano nelle numerose tovaglie, nei copriletto, nei cuscini, negli asciugamani, nell’arredo, nei manufatti esposti in questa magnifica sala. In mostra anche il pregevole foulard in fibra di ortica dell’artista Claudio Cutuli, una pianta “che non si arrende mai e che ho voluto come inno alla vita” -spiega il maestro- che riproduce “il Miracolo della sorgente”, uno degli affreschi, attribuiti a Giotto, del ciclo delle Storie di San Francesco della Basilica superiore di Assisi.
SONO INSIEME alla dottoressa Patrizia Picasso, Responsabile Eventi e Mostre del Museo Diocesano di San Rufino, a Raffaella Bartolucci, ideatrice, per il secondo anno, dell’evento "1200: un Simbolo che lascia il Segno", e ai ragazzi dell’Istituto Professionale di Stato per i Servizi Alberghieri e della Ristorazione di Assisi, a parlare di acqua, un bene prezioso e oggi come ieri, fonte di vita spirituale e materiale. E il “vaso della vita” che troviamo riprodotto nei manufatti esposti, si inserisce perfettamente nella storia della cattedrale di San Rufino, a sua volta immersa nelle vicende della città con la sua piazza, il foro romano, il mercato e gli scambi e il suo profondo sentire. E la rivelazione che sotto la cattedrale sono stati ritrovati i resti di un tempietto, sicuramente dedicato alla Bona Dea, la grande Madre generatrice e protettrice. E ancora la importante Cripta dell’ XI secolo e il Museo Diocesano che conserva mirabili opere e la cui superficie espositiva permette di ammirare l’articolata e complessa stratificazione degli edifici sorti in questa area già a partire dal II secolo a. C. E l’Abate Giuseppe Di Costanzo ( 1797), l’altarino del Convento di San Damiano, 50 reperti archeologici e alcuni spezzoni di muri antichi, raccontano l’origine e la trasformazione nel corso di quindici secoli di questa Cattedrale.
COSI’ IL PUNTO ASSISI ha seguito, passo dopo passo, le vicende della città. Dal 1200 a oggi è rimasto sempre protagonista di un’Arte inserita nel contesto sociale e culturale, nella storia e nel mito, nei simboli di un bestiario ricamato di leocorni, grifi e leopardi, ippocampi, aquile e pavoni che risaltano su sfondi zaffiro e rubino (il rosso della bellezza bizantina), e diventati colori tradizionali del ricamo “punto Assisi”. Dove l’equilibrio cromatico delle tonalità degli sfondi a punto croce fa risaltare le nitide geometrie e figure di modelli rielaborati dalle influenze della storia. Un ricamo affascinante siglato anche dalle tele di Giotto, Simone Martini, del Perugino, Pinturicchio e Ghirlandaio, fino a Leonardo da Vinci e Raffaello che lo hanno eternato nei loro lavori.
marilena badolato