DOTTORI E I FUTURISTI UMBRI. TRA SCOPERTE SCIENTIFICHE, INEDITI E NUOVE ACQUISIZIONI. MOSTRA A PALAZZO DELLA PENNA-PERUGIA
INTORNO A GERARDO DOTTORI, di nuovo, tra scoperte scientifiche, inediti e nuove acquisizioni, qui nel luogo a lui dedicato, il Museo civico di Palazzo della Penna a Perugia. E con il Molab, il laboratorio mobile dell’Università degli Studi di Perugia che conduce indagini non invasive sulle opere d'arte grazie all’ausilio delle sue strumentazioni portatili, all’interno di un progetto promosso dall’Istituto di Scienze e Tecnologie Molecolari – ISTM Consiglio Nazionale delle Ricerche con il Centro di Eccellenza SMAART, il Laboratorio di Diagnostica di Spoleto e l’Istituto Nazionale di Ottica del CNR. Analisi eseguite in tutto il mondo su importantissime creazioni artistiche a cui si vuole conferire certezza di esecuzione e di temporalità e soprattutto attribuzione certa. Così per dipinti, sculture, antichi manoscritti, opere così preziose e non trasportabili, di cui si scopre persino il carattere molecolare.
L’OPERA “LAGO UMBRO” rivela nei suoi colori, nella qualità dei pigmenti, una diversa datazione di esecuzione che riporta alla seconda metà degli anni ’30 e non al 1942 come si credeva. Viene così ricollocato temporalmente grazie alla tecnica scanner multispettrale che svela anche se al di sotto della tela vi fosse in origine un disegno preparatorio. Uso del blu cobalto nelle colline, ma non nel lago. Calcio, ferro, titanio e cromo si alternano nei fondi di tela, e i colori dal blu di Prussia, uno dei più antichi colori sintetici ottenuto nel 1706 da un chimico berlinese, ai blu Oltremare, colorazione che si otteneva anticamente dalla frantumazione dei lapislazzuli, pietre semipreziose estratte nelle terre dì Oriente. Definito quindi “oltremare” poiché per arrivare in Europa doveva attraversare il mare. Mentre il blu cobalto, colore artificiale (1802), in origine da arsenicati e poi alluminato di cobalto, era considerato inalterabile perché quasi insensibile alla luce. Presenza di elementi sulfurei utilizzati per alcuni gialli, e ancora il bianco di zinco e il bianco di piombo. In un forte cromatismo Dottori isola il lago tra il verde, anzi i verdi, della natura. Sotto vi era un disegno precedente a significare che l’artista eseguiva un dipinto sopra un altro se il primo non era di suo gradimento, proprio per non sprecare una tela. Maggiore rappresentante dell’Aeropittura, Dottori aveva scovato il modo di moltiplicare il messaggio futurista del movimento e della velocità: il paesaggio in volo appare al pittore FOLTO, SPARSO, ELEGANTE, GRANDIOSO. E "spostando dalla terra al cielo lo scenario di rappresentazione, dunque potenziando la dimensione spaziale rispetto a quella temporale, il volo non consentiva soltanto una nuova condizione fisica dell'osservazione, bensì una nuova dimensione mentale di lettura dell'ambiente e del mondo. In effetti le visioni dall'alto non sono solo a più largo raggio, ma appaiono distorte, dilatate e perfino capovolte, dando un nuovo volto alla realtà”. [Massimo Duranti, Presidente Archivi Dottori di Perugia]. In lui l’Aeropittura diventa “spiritualizzazione della natura e della dinamica vita di oggi intesa come magia per dare pensiero puro ed anima pura alle cose più terrestri. Non esistono formule per ottenere ciò: forse si tratta di un segreto che la mia terra svela a chi la sappia sentire” si legge nel suo "Manifesto umbro dell'Aeropittura".
IN “FLORA”, tripudio di colorata luminosità, troviamo, tra gli altri, pigmenti bianchi di ossido di zinco, di origine vegetale (1781); rossi vermiglioni (solfuro di mercurio) e un colorante organico come legante lipidico con occasionale componente proteica. E ancora una cera e altri riempitivi, mentre ritornano i blu cobalto e oltremare insieme al viridian smeraldo, ossido idrato di cromo artificiale (1859), e al giallo di cadmio, un solfuro di cadmio (1829), a testimoniare che Dottori amava i colori e ripassava e mescolava. Come nella firma apposta, altro miscuglio importante, che attesta l’utilizzo della fine di un tubetto di colore e l’inizio di un altro nei pigmenti sempre rossi, ma di storia conservativa diversa.
E SARA’ POSSIBILE AMMIRARE IN MOSTRA FINO AL 6 GENNAIO 2019 due nuovi lavori di Dottori, gentilmente concessi in prestito da collezionisti privati - Morte dei giganti, tempera su tavola (1938) e Progetto per un' Aeronave Dirigibile, acquerello su carta (1919) - all’interno della sezione “I Dottori ritrovati”, nata con l’idea di favorire un confronto con il nutrito corpus di opere presenti in forma stabile nel Museo di Palazzo della Penna nonché un’occasione di studio e di promozione del Futurismo umbro.
“MORTE DEI GIGANTI” opera ammirata a Perugia per prima volta nel 1968 ed esposta alla Biennale di Venezia nel 1942, è un lavoro imponente con figure possenti (CON LA "RIFORMA MUSCOLARE" POTREMO CREARE UN MONDO MECCANICO, ANIMALE E VEGETALE, COMPLETAMENTE NUOVO ED ORIGINALE) che richiama Sironi, opera sicuramente eseguita su commissione. Qui appaiono velature e sovrapposizioni di colore straordinarie. L’altra opera riguarda un disegno acquerellato su carta, che doveva essere consegnato alla Aereonautica Militare. "Progetto per un'Aeronave dirigibile" esprime meglio di ogni altra considerazione la sua visione della realtà: il disegno su precisa scala 1 a 100, reca calcoli precisi e un'immagine di sorvolo, senza intenti artistici ma descrittivi di una visione da realizzare in pratica. Sarebbe stato lungo 160 metri e dal diametro di 16 metri, come gli Zeppelin, con otto cabine. “ Ancora una volta Dottori si dimostra un visionario pioniere dell’Aeropittura futurista. E continua a regalarci la sorpresa del suo sguardo difforme fatto di nuove prospettive sul paesaggio umbro e sulle città italiane, simboli del mondo intero "al di là e al di sopra" per "superare" il tradizionale orizzonte limitato da una linea orizzontale” [Andrea Baffoni]
SALIRE, SALIRE. CREARE, CREARE. SOLTANTO COSÌ SI FORZERANNO LE PARETI DELLA SCONFINATA FANTASIA DOVE VI SONO LE PIÙ BELLE AURORE E I PIÙ BEI TRAMONTI (Munari- Sassu).
E ANCORA la nuova acquisizione in comodato d’uso al Museo Civico di Palazzo della Penna, grazie all’impegno degli Archivi Dottori, di alcune opere di Alfredo Innocenzi, un artista che, nella Capitale degli anni Trenta, si accostò al Futurismo aderendo alla compagine del “Blocco dei Futursimultanisti”, e segnalato come giovane speranza per le sue ardite realizzazioni plastiche da Gerardo Dottori stesso. Scultore, pittore, ma anche architetto e design, nato a Terni il 7 ottobre 1909, fu allievo dello scultore Tommaso Illuminati, presso il quale formò la propria attitudine specifica per questo tipo di espressione, affinandola in seguito presso i corsi del Museo Artistico a Roma.
GERARDO DOTTORI continua a rappresentare per l’Umbria un messaggio plurimo di storia di un movimento dirompente e di libertà interpretativa, ma anche di luoghi e di interpretazioni personali e talvolta affettuose dei luoghi natii, dove si scorge quella spiritualità della Natura e del paesaggio.
“Il DINAMISMO non annulla la materia ma la spezzetta, la seziona, la sfuma. Un corpo in movimento crea una traiettoria composta da tante parti del corpo stesso sfumate in gradazione dal nucleo soggettivo, resta ancora però il nucleo soggettivo non del tutto annullato, che conserva ancora una forma di realtà e che dà al corpo nuove forme. Perciò nel DINAMISMO un corpo conserva la forma più o meno delineata e trasformata dal corpo stesso moltiplicato per le linee dinamiche. Il DINAMISMO dev’essere la prima e più importante cosa ad esser studiata dai pittori Futuristi, potendo applicarlo a qualunque st[i]le Futurista. IL DINAMISMO PRENDE LE FORME DELL’ESSERE A CUI DÀ VITA". (Munari - Sassu, Milano 31 “marzo” 1928)
DOTTORI E I FUTURISTI UMBRI
TRA SCOPERTE SCIENTIFICHE, INEDITI E NUOVE ACQUISIZIONI
Museo civico di Palazzo della Penna- Perugia
26 settembre 2018- 6 gennaio 2019
marilena badolato
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