E IL RISTORANTE “LE CASALINE” DI CAMPELLO SI CONFERMA UNA SOLIDA CERTEZZA.
UNA dolce brezza nei tavoli all’aperto, attorniati dal paesaggio olivato di antica perizia, oggi skyline di queste colline che regalano tranquilla consapevolezza di un territorio forte e dolce nello stesso tempo, di verde pace. Sotto il Clitunno, chè siamo a Campello!
IN QUESTO ristorante” familiare” la conferma nei piatti della tradizione, con qualche escursione nelle nuove tendenze dei kipfel di sfoglia o nei piccoli sformati di stagione, oggi zucchine. Ma le vere chicche, le gioie del pasto, rimangono le bruschette al tartufo, grattugiato sopra con evidente copiosità, la stracciata d’uovo, morbida crema profumata che non tradisce mai, i crostini umbri di patè di fegato, quello vero di scura certezza, notevole al palato la bresaola di cervo, la parmigiana di melanzane che occhieggia ai sapori mediterranei, il prosciutto stagionato ma di spessore morbido, tagliato a coltello ovviamente, e se siamo fortunati, oggi anche quello di pecora, tagliato a mo’ di violino.
GLI strangozzi, o stringozzi per alla loro antica forma da stringa di scarpa, sono quasi mantecati al tartufo che ovunque li riveste, rendendo questo primo piatto di pasta irresistibile. Tutta la griglia del mondo per gli amanti del carneo, dove l’agnello “a scottadito” la fa da padrone.
CONCLUDO con la Crescionda, dolce tipico di Spoleto dove ne esistono circa cinquanta versioni familiari, ma con un unicum di morbida cremosità: uova, cacao, caffè, amaretti sbriciolati, latte, e qui servita con una panna lieve appena montata e con quella scritta al cioccolato che sovrasta il piatto: “Le Casaline”, per chi non lo sapesse, da tenere bene a mente. Per la prossima volta.
marilena badolato