E’ TREVI.
TREVI E’ANCHE UNA “ OTTOBRATA TREVANA", per riprendere un noto refrain. E’ il colore che sconvolge sotto il sole d’ottobre che sbianca in certe ore e in altre ingentilisce le pietre di rosata luce. E gli olivi che riflettono ora una ora l’altra, dominando non più il verde, ma l’argento, e ricchi di quei frutti che presto saranno moliti. Colti in queste colline che diventano terra di uomini al lavoro, di braccia che si muovono e raccolgono, di voci di gente operosa. Di suoni e grida che si perdono in basso dove altra gente lavora e coltiva ortaggi, complice la terra ubertosa, quei prodotti che poi l’olio nel piatto condirà del suo novello aroma. E tra questi, il principe di tutti, è il Sedano nero, miracolo e magia della natura e della mano dell’uomo.
SOTTO, NELLA VALLATA DEL CLITUNNO, i frutti della terra aspettano l’olio nuovo per santificarsi, come ancelle di gusto, e creare insieme piatti diversi, uguali per tradizione, mai gli stessi. Così inizia un nuovo anno a Trevi, con l’olio nuovo che regalerà nuovi sapori aggiungendoli ai noti e, mescolando il novello all’antica conoscenza, i rituali e i sapori torneranno magicamente in bocca con diverse sensazioni. Ogni anno si ripete il miracolo. Così il sedano nero, magia della luna e del lavoro dell’uomo, ogni terza domenica di ottobre viene esposto nella sua fiera bellezza, in una “mostra mercato” che si ripete da cinquanta anni e da cinquanta riflette una passione dura a morire, malgrado gli sforzi, malgrado la resa, malgrado la scarsità del prodotto, che solo in una striscia di terra, un tempo le “canapine”, viene così alto, dritto, bianco, croccante dal cuore tenero. Sedano nero, perché nasce verde, verdissimo e quindi profumatissimo, e diventa bianco per la perizia umana e per la magica terra e acqua del fiume Clitunno.
TREVI, AFFACCIATO SULLA VALLE SPOLETANA, è un profilo inconfondibile dall’esterno e un “design d’interni” di viuzze, case, acciottolati, che non smette di stupire. Un verde pennellato tra gli ulivi e la valle, un dedalo di viottoli scoscesi che conducono giù a perdifiato fino al mare d’ulivi o accanto ad olmi dove un tempo la vite del Trebbiano si abbarbicava in un matrimonio d’amore: “Semiputata tibi frondosa vitis in ulmo est” (Virgilio, Egloghe-II,70). Vino di casa: Trevi da trebia, la casa di campagna, e trebula era il piccolo casale, il diminutivo tipico italico, da cui trebulanum, il vino di casa. Uva così cara al cuore che si appendeva su ganci o si metteva su graticci ad sciugare, soprattutto in soffitta dove grande era l’escursione termica, per mangiarla appassita ad anno nuovo- per contare più soldi, si diceva piluccando i dolci acini- o a creare quel passito, “ vinsanto”, da bere poi in ogni grande, importante occasione di festa per quella famiglia.
TREVI E’ ANCHE BELLEZZA ARCHITETTONICA, delle chiese, dei palazzi, dei musei. Trevi sono le sue mura urbiche ancora intatte, circolari e possenti, è il suo teatro, nato sin dall’ epoca romana, attestato dalla iscrizione di un cippo, basamento della statua di Lucio Succonio Prisco e dall’800 “Teatro Clitunno” col suo prezioso sipario, opera di Domenico Bruschi. Trevi sono le sue trenta chiese romaniche, collocate entro le mura, un vero e proprio suggestivo museo del territorio; la sua parrocchiale, la Chiesa di Sant’Emiliano, primo vescovo di Trevi martirizzato legato a quell’ulivo secolare che porta ancora il suo nome, e numerose altre chiese importanti anche ex “spedali” ricovero di pellegrini e conventi: il Monastero di S. Bartolomeo, di S. Martino, la Chiesa di S. Francesco, di S. Giovanni, la ex Chiesa e spedale di S. Tommaso, l’Abbazia di Bovara, la Madonna delle lacrime, di epoca rinascimentale, S. Maria Pietrarossa dal colore di una pietra murata su un pilastro della navata, S Caterina, recuperata con un ingente lavoro di restauro, posta in alto a dominare tutta la valle degli olivi, che attesta il culto di questa santa alessandrina molto diffuso a Trevi, la troviamo infatti raffigurata in molti affreschi e in quasi tutte le chiese del territorio, e molto cara ai trevani anche perchè il 25 novembre, giorno della sua festa, iniziava per tradizione la raccolta delle olive. Trevi sono le tante edicole sacre a segnare il cammino del viandante, le” maestà”, qui dette anche cappellette, madonnelle, pinturette. Trevi è anche i suoi musei con il Complesso museale di S. Francesco, il museo civico, e ancora il Museo della civiltà dell’ulivo, e Palazzo Lucarini Conteporary. Trevi è i suoi palazzi nobiliari, tanti e altri ancora da censire, su cui spicca Villa Fabri, da visitare nella sua restaurata bellezza per affacciarsi poi dal suo belvedere dove si domina tutta la valle fino a Spoleto
A TREVI LO SGUARDO NON CONOSCE STANCHEZZA, perennemente indeciso se perdersi in dettagli e colori o godersi l’insieme di una vista rasserenante che muta continuamente dal verde all’argenteo, basta infatti un refolo di vento che il riflesso cambi e racconti di storie ancestrali, ma ancor vive se il sogno non muore.
marilena badolato foto di marilena badolato 13 ottobre 2014