EMILIA ROMAGNA: NOI CI SIAMO 4 GIUGNO 2012
EMILIA ROMAGNA: NOI CI SIAMO 4 GIUGNO 2012
Due sberle sonore, assestate a distanza di giorni.
Questa regione così bella, così forte, così disponibile, così allegra e festante, ora così triste, così amareggiata, intimorita da qualcosa di ineluttabile, qualcosa che la forza, il lavoro, l’alacrità, l’ingegnosità, l’altruismo e la generosità degli emiliani non può fermare o cambiare. Loro abituati alle piene e alle inondazioni, ma quelle son cose di cui sono esperti, esperti anche del lavoro duro, il rimboccarsi le maniche e andare avanti. L’Emilia era da subito al lavoro per ricominciare e al lavoro ha lasciato altre vite.
Precarietà di vita. Non sono queste forse immagini di guerra, non sembrano chiese e case e fabbriche sventrate, bombardate da subdole bombe scagliate non dal cielo, ma vomitate dalla terra, quella terra così amata, lavorata, rispettata da sempre. Noi umbri, anche noi così usi ai terremoti e mai abituati, oggi piangiamo insieme a chi piange davanti a una casa distrutta, a chi piange seduto fuori da una tenda in solitudine per non farsi vedere dai suoi cari, a chi piange e urla il suo dolore in attesa di un corpo che esca martoriato dalle viscere della terra per poterlo seppellire e ridonare alla terra, dopo un abbraccio però, no prima no, dopo una carezza, dopo un addio.
E’ un Paese sismico il nostro, tutto sismico, così bello e così fragile. Un bel vaso di porcellana finissima: ialino, trasparente, coi colori del mondo, col mare il sole la storia il cibo a raccontarlo, è la nostra identità, ma è anche la nostra vita, da salvare sempre. Impariamo a ricostruirlo. Bene.
Se la nostra voce fosse una eco possente
che attraversasse le montagne
e arrivasse a colmare a sanare a costruire,
se potesse il nostro abbraccio allungarsi ed abbracciare tutti gli abitanti di questa generosa terra,
se le nostre lacrime di dolore potessero mischiarsi alle loro e diventare un fiume che spazzasse via tutti i detriti,
se avessimo quella magica linfa che potesse incollare gli edifici franati,
se potesse il nostro canto consolare e come una nenia dolce far sentire a tutti quell’affetto che noi sentiamo,
se potessimo darvi la forza e spingervi a ricostruire subito questa vostra- nostra bella terra,
se potessimo tutto ciò…
Possiamo
insieme possiamo
forza Emilia
noi ci siamo.
Ci siamo resi conto che cosa siamo noi…siamo dei pezzi di carta che si vola via. (Un abitante di Mirandola)
Marilena Badolato maribell@live.it