FARBURGER®: L’UMBRIA NEL CUORE E NELLA MENTE IL MONDO
Il mio “farburger” nasce con l’Umbria nel cuore e nella mente il mondo. Se il villaggio globale è ormai una realtà del nostro vivere quotidiano, anche l’identità di un “burger” ci appartiene. Il farburger possiede, sul piano simbolico, uno spessore culturale profondo che riflette la sua stessa altezza e composizione: può riprodurre, mescolandoli come è la sua natura, tutti gli ingredienti tipici e storici di una regione, la realtà gastronomica di un territorio. E’ un “mondo tondo” che può creare, da una mescolanza di tipicità locali, una nuova creatura “glocale”. Se globalizziamo la nostra biodiversità culturale e gastronomica, la tipicità entrerà nel villaggio globale senza esserne risucchiata, ma come un vessillo, una bandiera di gusto. Globalizzando la biodiversità gastronomica, la possiamo esportare mantenendola intatta. Il farburger diventa così un “burger di conoscenza” che parla di identità locali in modo universale, e avrà innumerevoli varianti, persino nelle salse che lo accompagnano. Insomma la vecchia polpetta della nonna che raccontava di storie locali, di feste religiose o di una felice serendipità, parla oggi il linguaggio del mondo. Il farburger nasce allora come “gemellaggio di gusto”. Al suo interno potranno alternarsi, oltre al farro imprescindibile elemento che regala persino il suo nome alla preparazione, prodotti storici e tipici regionali, le eccellenze di un territorio. Saranno allora i famosi legumi della Valnerina, le altrettanto conosciute patate di questa valle montana, le verdure e le erbe spontanee, le piante campestri, i funghi, anche ipogei come il nostro tartufo nero pregiato, ma anche altre prelibatezze di diverse nostre realtà umbre come la fagiolina del lago Trasimeno, il sedano nero di Trevi, la cipolla di Cannara, quella “una e trina” che regala l’aroma intenso e dolce della sua “cipollità”. Insomma realtà importanti Dop e Igp. Potrà anche contenere tutte quelle spezie, oltre lo zafferano di Cascia o di Città della Pieve, che ci ricordano che la mediterraneità è un “sentimento” e la dieta mediterranea nasce da un incontro di scambi e di contatti, di culture e popoli che hanno abitato in tempi remotissimi e abitano ancor oggi le sponde del mediterraneo. Anche questo vuole essere il farburger: un incontro tra civiltà diverse. Alla luce della storia, le identità alimentari non sono poi così originarie, autoctone o tradizionali, bensì frutto di incontri, incroci, invenzioni. Ricette come risultato ultimo di pratiche alimentari nate dall’incontro di culture, tecniche, gusti, nonché dalla libera circolazione di uomini e merci. Noi siamo il punto fisso: l’identità non esiste all’origine bensì al termine del percorso. Questo è il farburger, identitario alla fine di un percorso. Ma il farburger è anche oggetto di studio. Troppo allettante l’dea di creare un preparazione culinaria che contenesse qualcosa di moderno e attuale da mescolare con un alimento attestato da novemila anni come è il farro; troppo intrigante e affascinate il pensiero di un connubio di alimenti fantasticamente storici e veramente locali per creare invece qualcosa di modernamente globale; troppo eccitante trasferire a un alimento tipico, un “burger” delle brume europee, la solarità dei nostri prodotti mediterranei; troppo bella l’idea di strapparlo ad una fisionomia americana che ha fatto di una originale bistecca macinata con cipolla e pane grattugiato importata verso la metà dell’800 da immigrati tedeschi di Amburgo, la propria bandiera, il proprio vessillo di gusto. Troppo attuale l’idea di renderlo completamente vegetariano e a base di farro, un verde mondo tondo, proprio come la mia regione, l’Umbria. Troppo coinvolgente l’idea di parlarne e troppo affascinante l’idea di affrontare la ricerca di sublime autosufficienza locale e insieme di assoluta originalità, di raffinato gioco e di scavo nell’ineffabilità dell’immemoriale, che mai mi abbandona, mai mi abbandonerà.