FESTIVAL DEL MEDIOEVO DI GUBBIO. GASTROMEDIOEVO: IL TARTUFO, OSCURO RE.
FESTIVAL DEL MEDIOEVO
GUBBIO 4-9 OTTOBRE 2016
GASTROMEDIOEVO: IL TARTUFO, OSCURO RE
GIOVEDI’ 6 OTTOBRE Ore 18.30
Centro Servizi Santo Spirito
OSCURO E MISTERIOSO RE- DALLA HISTORIA PLANTARUM AL TUBER GENOMICS- NEL MEDIOEVO TRA DEMONI E DEI- TRA FILTRI AFRODISIACI E COMPLESSIONE MELANCHOLICA- QUINTESSENZA D’ESTASI IN POZIONI DI CIARLATANI E ORVIETANI- BOLLITO NEL VINO O NELL’OLIO, SOTTO LA CENERE, NEL BRODO GRASSO O IN INSALATA CON CAPPARI E ZIBIBBO-LA MOLECOLA DEL PIACERE- TARTUFI MASCHI E FEMMINE…..
PERCHE’ SE NON VI FOSSERO STATI i “civieri” non avremmo avuto oggi il salmì. E la “ fromentiera” medievale ci ha insegnato a fare la polenta, se non fosse bastata l’antica “puls” latina a creare quel magico impasto di cereali franti ed acqua, un tempo offerta votiva agli dei. E se le rigaglie non fossero state un” pasto da re” non avremmo avuto la “torta di Re Manfredi” . E la “porcella astata”, registrata in uno Statuto del Comune di Perugia del 1279 per un dì di festa, non è forse la dimostrazione pratica della porchetta dei giorni nostri? Non è forse il “raviuolo” descritto anche da Boccaccio nel paese di Bengodi, un contenitore di tanti diversi ingredienti tritati insieme, uno scrigno di gusto atto ancora oggi a “contenere il mondo”, come ha detto il nostro grandissimo Massimo Bottura durante l’Expo 2015? E ancora l’agnolotto, che sappiamo deriva da quello strano portafortuna che si portava appeso al collo con una immaginetta sacra dell’Agnus Dei, quando sacro e profano convivevano per la salute degli uomini.
COSI’ IL MEDIOEVO ci parla di tartufo, certo a modo suo: le intuizioni di allora che troviamo ancora oggi con i test del DNA eseguiti su questo fungo ipogeo, i divieti peccaminosi, il mistero del nome, del luogo, delle magiche pozioni, e delle raccomandazioni dei tacuina sanitatis, del profumo degli aromi che oggi sappiamo dovuti ad almeno 100 sostanze volatili diverse…e afrodisiache veramente.
RISPETTO ALLORA VERSO LA GASTRONOMIA STORICA. Un immenso patrimonio da studiare e interpretare. Certo, è quasi inutile dire, da non imitare pedissequamente, chè ad esempio, noi oggi non utilizzeremmo mai così tante spezie in una unica ricetta, nè potremmo riproporre il gusto di allora che mescolava per ottenere un sano “equilibrio modulato”, caldo e freddo, secco e umido, dolce e salato e agro. La gastronomia storica merita il nostro grandissimo rispetto, lo studio profondo e appassionato per capire cosa oggi ne sopravvive in appetibilità e in prodotti agroalimentari, come il tartufo che ha sorpassato alla grande le barriere del tempo. E capire cosa possiamo tramandare. Perché gli uomini di tutti i tempi e di tutte le epoche hanno sempre scelto per gusto, anche quando poco vi era da scegliere, questo è un dato acclarato. E ciò che piace sembra non avere tempo.
Vi aspetto a Gubbio. Per conoscere qualche curiosità in più sul nostro tartufo.
marilena badolato