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FRANCO CARDINI PER “PERUGIA 1416”.


FRANCO CARDINI, storico, saggista, tra i più grandi medievisti europei è qui per Perugia 1416. Per raccontarci, da affascinante e coltissimo studioso, non certo solo di Andrea Fortebracci, Braccio da Montone, “che le sue brevi vicende perugine che abbracciano solo otto anni di storia potete leggerle ovunque”, ma per narrarci del suo tempo e del perché “a quei tempi fare guerra significava portare pace”. Una lectio magistralis preziosa, sagace e ironica al tempo stesso con la flessione fiorentina appena accennata, colta e garbata, che ci piace molto e ci inchioda alla sedia qui nell’Aula Magna dell ’Università per Stranieri dove negli anni ’90 lui stesso ha insegnato.

 

DOPO LO SPLENDIDO MEDIOEVO delle realtà comunali, il Rinascimento appare tanto luminoso nell’arte come cupo nelle vicende storico-politiche. Il ‘400 italiano è una vera decadenza di signorie fondiarie o militari, una pluralità di storie locali con signori che sviluppano rapporti bilaterali con l’uno o l’altro potere e persino con quegli stati pontifici che obbedivano ancora agli schemi del sacro romano impero. La libertas insomma ora è un privilegio dei ricchi e dei potenti, in un tempo ricco di congiure di palazzo, di uccisioni e tradimenti, di scippi del potere da parte del condottiero più abile, di frodi legate al denaro, di carestie, di sconvolgimenti climatici, di morbi come la peste che ciclicamente tornava a decimare la popolazione, così che gli “spedali” da luoghi di accoglienza dei pellegrini diventano cronicari. In questa situazione storica e sociale il grande disegno del Rinascimento ha come modello da imitare quello classico della latinità, della romanità, che riporti la pace e la concordia.

 

COSI’ BRACCIO tra battaglie, alleanze, vittorie e sconfitte,  è un modello del suo tempo. Un condottiero che seppe  muoversi  bene in quel complesso e delicato groviglio di interessi e di alleanze che venivano intessute per anni e poi all'occorrenza in breve disfatte, in quella che gli storici chiamarono la politica degli equilibri. " Tra comunità sociali in mano a privati, a signori che dominano le situazioni grazie anche alle compagnie di ventura , che sono  "aziende” di uomini addestrati, di straordinaria ferocia, e dove l’arte braccesca del combattimento è sviluppo d’impeto, ove la cavalleria conta meno e conta invece la fanteria, perché è grande risorsa sociale per vincere la povertà dei tempi e dei luoghi. La storia del resto non è una scienza esatta, perfetta, ma è una arte pratica, da attuare al momento. E si deve sempre pensare al condizionale con i se e con i ma, perché è il risultato dell’inatteso, dell’imponderabile".

 

“ NON HO INTENZIONE DI TENERE UNA LEZIONE- ha esordito Cardini all’inizio-, ma io non sfuggo mai all’agone, alla lotta perché è scorretto, vile e poco intelligente. Non si sfugge alle sfide, bisogna sempre mettersi in gioco. La cultura non è sapere, non è erudizione, non è informazione. E’ il nuovo, è la curiosità, la fantasia e il sogno. La consapevolezza deve partire dal nostro disincanto, chè è in fondo la consapevolezza dell’anima. La storia non ha molto successo nelle aule, nei libri, un po’ più nelle immagini televisive, ma moltissimo nelle strade in mezzo a una contestualizzazione fisica del territorio. Luoghi, spazi dove ricostruire una storia per riacquistare una identità”.

E le Logge di Braccio, se ci troviamo nella nostra beneamata Piazza IV Novembre, quella della fontana, sono proprio lì davanti a noi. Per “riacciuffare” una memoria collettiva, questa la lezione di oggi di Franco Cardini.

 

 

marilena badolato

 

AUTHOR - Marilena Badolato