GALLERIA ARTEMISIA-PERUGIA: PROFILI INVERSI-ANGELO BUONUMORI
Profili inversi, ritratti come rappresentazioni, figure del fraintendimento, in fondo maschere. Il visibile nasconde sempre un invisibile mascheramento, e lo rende presente, lo designa, lo sottrae così allo scorrere del tempo e al senso immediato. E’ un voler fissare sulla tela in forma più o meno evidente e spessa, in questo caso di spessore pittorico denso e tenacemente neutro e pur rivestito plastificato e protetto, quell’attimo temporale, una interpretazione di un processo vitale nascosto che sotto, celato, continua a vibrare pronto a una riattivazione di senso. Che cosa, infatti, anela ritrarre un ritrattista, se non l’anima? Non certo una realtà di verosimiglianza, che esiste la fotografia. La figura umana dei volti, i ritratti, sono il soggetto che “divora l’anima” di Angelo Buonumori, facendolo insistere lungo tutto il percorso della galleria Artemisia, sui ritratti degli amici e di sé. Ancor più privi di tonalità cromatiche, toni neutri che sradicano le immagini dal mondo fisico, verso il sogno, protetti da un trasparente corazza plastica onirica. Unico baluardo, spesso colorato, gli occhi, anche esterni allo schizzo fisiognomico. Ma in fondo gli occhi, si dice, non sono lo specchio dell’anima? Già Leonardo precettava ai suoi discepoli: “ farai le figure in tale atto, il quale sia sufficiente a dimostrare quello che la figura ha ne l’animo; altrimenti la tua arte non fia laudabile”. Il ritratto come ritrarre, “ ricavare l’effige di qualcuno ritraendosi all’oscuro della creazione”, ha una storia antica, il ritrarre risolve facilmente in una forma il mondo della creazione, quell’istante dell’Arte che è in realtà irrappresentabile, perché “ la sua propria forma di raffigurazione l’immagine non può raffigurarla; essa la esibisce” (Wittgenstein, Tractatus logico–philosophicus). Nei ritratti di Angelo Buonumori allora l’affetto verso amici e conoscenti è esibito e distribuito in colori neutri a simulare quell’anima di cui solo gli occhi rivelano il senso: e sarà quella lente monoculare, guarda caso presidio di quell’occhio bonariamente indagatore di Giuseppe Fioroni; o quell’iride vivido chiaro che spicca nel volto di Umberto Raponi. Oppure saranno autoritratti quasi caricaturali, quelli che con profonda ironia giocano con i suoni delle parole, dei divertissement verbali per una Mostra che farà tappa negli States: i Ten Self Portraits tra cui, Portrhat, Lui col cappello, Portreyes, Lui con gli occhiali, o Selfportiet, con la lingua-cravatta; o SelfPostrait, con tanti francobolli incollati sul volto. L’artista, “Animo narciso”, ha abbandonato il suo corpo per l’attimo dell’opera, e se la ride insomma anche di sé stesso, che non potrebbe essere altrimenti, perché, come affermava Platone, “ il ritratto è menzogna” e l’arte ritrattista “due volte lontana dal vero”, perché sempre, nel volto riprodotto, l’artista rappresenta un proprio simulacro, tirandosi indietro come soggetto. Ecco allora l’artista e il suo volto che si fronteggiano, come in uno specchio, spesso al contrario, come appare lo stesso Buonumori nella brochure della Mostra Profili Inversi, una specie di Videmus nunc per speculum aenigmate. Il volto dell’artista è un gioco di specchi, soggetto e oggetto, coscienza individuale e mondo si fondono in una tela, terra di nessuno, dove le identità si decidono al momento dello schizzo, e hic et nunc si formano.
Allora il dipingere sarà sempre una lotta misteriosa e continua con il Caso: un assalto diretto alla realtà, con la speranza di una nuova conquista che porti un guadagno migliore. Intuizione e fortuna di ciò che accade al momento.
PROFILI INVERSI Angelo Buonumori
8-29 giugno 2013
GALLERIA ARTEMISIA PERUGIA
marilena badolato maribell@live.it