IL MONDO DEI FUNGHI: GARDEN CLUB PERUGIA.
“I FUNGHI A TUTTO TONDO”, un incontro interessante e molto partecipato, organizzato dal Garden Club di Perugia presso la sala Giardino d’inverno dell’Hotel Plaza, su questi “esseri viventi” così presenti e così alieni nella vita degli uomini. Nè piante, né animali, ma appartenenti al proprio mondo, un universo ancora per gran parte sconosciuto.
INTRODUCE il fungo dal punto di vista scientifico Gabriella Agnusdei, consigliera del Club. E parte dalle cellule fungine, le ife, molto evolute che, nei funghi pluricellulari, si concatenano a ornare un corpo vegetativo, il micelio, che è il vero organismo fungino collocato nel substrato di crescita (terreno, tronchi, animali), e che organizza strutture che contengono spore che permettono il suo replicarsi. Un bosco o una prato sono un complesso, ma fragile ecosistema e i funghi hanno un ruolo chiave nel degradare i resti di piante e animali, riportandoli al ciclo vitale poiché riconvertono la sostanza organica presente. Senza considerare che molte specie di piante sono in stretta simbiosi con i funghi stessi. Ed ecco perché quando “andiamo a funghi” dobbiamo rispettare alcune regole di raccolta responsabile. Sono funghi anche le muffe e i lieviti, e i licheni, indicatori biologici sentinelle dell’inquinamento atmosferico. Ma anche i saccaromiceti del lievito del pane sono funghi. I funghi insomma sono nell’aria, nell’acqua, nella terra e in noi, ma rimangono ancora a noi alieni. Sono milioni e in gran parte ancora sconosciuti.
E ANCORA funghi tra curiosità storiche e antropologia alimentare. Il mio intervento su questo immenso materiale che è il “mondo dei funghi” parte dalla loro alta considerazione presso gli antichi Greci, legata al mito di Perseo che fonda, dall’etimo stesso, la città di Micene, ai Romani e al loro scetticismo verso “piante che crescono senza piantarle” e la predilezione verso alcune specie come l’Amanita cesarea appunto considerata “cibo regale”. Il loro momento oscuro nel Medioevo, perchè frutti collegati al terreno e quindi agli inferi e associati ai riti magici delle streghe e la fortuna riconquistata nel Rinascimento con le prime ricette di cuochi blasonati come Bartolomeo Scappi e la sua “suppa di prignoli”. E ancora la regina del bosco per la sua bellezza, protagonista di fiabe- Alice nel Paese delle meraviglie-, racconti, produzioni cinematografiche, che è l’Amanita muscaria, fungo bello quanto tossico e non commestibile, ma “degustato” da alcune popolazioni dopo strani “trattamenti di ebollizione con il latte”. E ricordare che, dopo essere cosparso di miele o altro materiale zuccherino, veniva trattato come “carta moschicida”(da cui il nome), capace proprio per le sue sostanze (tra cui l’acido ibotenico) di paralizzare temporaneamente le mosche. Fungo enteogeno dalle proprietà un tempo terapeutiche e per usi sciamanici e religiosi. E ancora altri funghi, gli psichedelici, capaci di alterare lo stato di coscienza come ad esempio i Liberty Cap. E ancora boleti, gallinacci, vesce, chiodini, russole, mazze di tamburo, ovoli, spugnole, pioppini, ordinali, lardaioli, turini, sanguinelli e tanti altri in ricette tipiche e tradizionali di molte regioni italiane. E soprattutto il rapporto tra il bosco, i funghi e le popolazioni valligiane dove la cura di questo habitat e dei suoi frutti è una vera e propria epopea antropologica: l’aspetto più interessante che circonda la cultura del fungo, dono del bosco, elemento povero e di comunità, disponibile liberamente per tutti coloro che lo conoscono e ne rispettano la raccolta.
LE COREOGRAFICHE COMPOSIZIONI dedicate ai funghi delle maestre Maria Pia Mattioli e Franca Di Lorenzo della SIAF, la Scuola di Arte floreale, sono moderne: una rottura delle forme della composizione classica a creare un bel disegno schematico utilizzando elementi inusuali. E qui chiodini, cardoncelli, champignons, sono l’elemento vegetale protagonista insieme alla linea orizzontale di un ramo di lavanda e di aspidistra essiccati, in aggiunta ad altri materiali che contribuiscono a definire la linea e che si ispirano armonicamente al contenitore che, nel moderno, entra a far parte della composizione stessa. Elementi fondamentali sono: linea, massa, spazio, contrasto, spiega Maria Pia Mattioli. La linea può essere orizzontale, che dona tranquillità alla composizione; verticale, che dona maggiore forza alla composizione; obliqua, che regala maggiore senso di “incertezza” creativa. La massa nella composizione moderna non è più il punto focale, ma quello di partenza. Così l’occhio che guarda non vede un solo punto, ma tutta la composizione. Spazio è il vuoto che si crea tra i vari elementi, dando respiro alla composizione ed ha un funzione costruttiva: un intervallo maggiore o minore regala maggiore o minore forza. Contrasto: di colore in genere nel moderno, ma anche di forme e di superficie. Setoso il fungo e invece frastagliati i fiori o le foglie, tutto serve a regalare dinamicità e ritmo alla composizione. Un grande fomes fomentarius, o “fungo esca del fuoco”, parassita o saprofita delle latifoglie, trovato parallelo sul tronco di un platano e a una certa altezza, è il protagonista della seconda composizione a una solo linea verticale creata con due foglie. Questo fungo, sicuramente a maturazione per la cresta dura, massiccia e color ocra con margine rugoso, diventa una base perfetta e creativa. Una curiosità: un tempo questo fungo veniva ridotto in polvere e mescolato a salnitro per facilitare l'accensione del fuoco tramite scintille.
marilena badolato