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LA CHIESA DI SANT’AGATA E’ RIAPERTA AL CULTO, ALLA BELLEZZA, ALL’AFFETTO

“La bellezza come recupero della dignità di una intera comunità anche in periodi di crisi come questo che stiamo attraversando.” Esordisce così mons. Fausto Sciurpa, rettore della chiesa di Sant’Agata ubicata in pieno centro storico di Perugia, in una traversa di via dei Priori accanto al palazzo comunale, all’inaugurazione di questa bellezza ritrovata insieme all’affetto e al mistero della spiritualità. E se questo era il messaggio tutta la città è accorsa a vedere una beneamata chiesa recuperata. Un monumento che riprende vita è sempre un miracolo d’emozione, dopo un importante restauro basato su un consolidamento statico e interventi sugli intonaci e affreschi, lavori divenuti ormai urgenti soprattutto dopo il terremoto del 1997. A partire dal 2010 è stato approntato un cantiere che ha operato su due fronti, il riassetto statico e il restauro pittorico, soprattutto della parete del ciclo pittorico di San Severo recuperato nel primo registro in basso, di pregevole scuola umbro-senese, lavori durati oltre cinque anni in cui la chiesa è rimasta chiusa al culto e alle visite turistiche.

 

GIA’ NEL 1163 LA CHIESA E’ NOMINATA in un diploma dell’imperatore Federico I. L’attuale costruzione, in stile gotico francescano, risale al 1317, con il titolo di San Severo ed Agata, dopo l’eliminazione della chiesetta di San Severo in piazza grande, l’attuale piazza IV Novembre, per permettere l’ampliamento del palazzo dei Priori. “Una graziosissima chiesa incastonata tra le viuzze di Perugia” (Francesco Santi), viuzze archi e sottopassi costellate da pietre che hanno l’odore del tempo. Bellezza che colpisce anche nelle alte volte di un cielo azzurro, negli affreschi dai colori ritrovati, in quelli riscoperti nelle lunette della volta o nel San Francesco repertato sulla parete d’ingresso sopra il volto del Cristo triforme (uno dei rari esempi di “vultus trifons” rimasti dopo la condanna del Concilio di Trento che li assimilava alle divinità del Pantheon romano), nei volti arcani che appaiono nelle colonne portanti, nelle panche che richiamano antiche sedute. Aspetto religioso e spirituale, estetico recupero di un monumento di una collettività e di un legame rinsaldato civile e religioso.

SANT’AGATA. La ‘Passio Sanctae Agathae’, risalente alla seconda metà del V secolo e di cui esistono due traduzioni, latina e greca, riporta il martirio della giovanetta Agata, di nobile famiglia catanese, ad opera del proconsole Quinziano che la fece torturare, pur di piegarla ai suoi voleri, con supplizi atroci tra cui quello della mutilazione dei seni con grosse tenaglie, il dì 5 del febbraio 251. Evento riportato poi in tutte le tradizioni iconografiche che da tempi immemorabili rappresentano il martirio di Sant’Agata, raffigurata con i due seni posati su un piatto e per questo considerata protettrice delle puerpere, perché favorisca l’ abbondanza di latte. Patrona della città di Catania che le diede i natali, è invocata anche contro eventi estremi come incendi,terremoti ed eruzioni vulcaniche dove sembra abbia compiuto miracoli con la semplice ostensione della scultura del suo busto o della sua tunica.

 

I CASSATEDDI E LE OLIVETTE DI SANT’AITA. Le torture subite costituiranno in seguito il segno distintivo del suo martirio. Come ogni ricorrenza religiosa legata alla vita di un martire, di un patrono, di un santo che si ritiene affettuosamente legato ad una città e a una comunità, a Catania per Sant’Agata è festa grande con un rituale rigidamente seguito. Sono nate anche preparazioni culinarie della tradizione che ne ricordano il martirio: i "Cassateddi di sant’Aita" detti anche "Minnuzzi ri sant’Ajta" e le "Olivette" (ambedue di pasta di mandorle), dolci caratteristici attinenti alla vergine catanese. I Minni o Minnuzzi ri sant’Ajta riproducono i seni che furono strappati alla santa durante il supplizio a cui venne sottoposta per obbligarla ad abiurare la sua fede. Le Olivette, di colore verde e a forma di oliva, si riferiscono invece ad una leggenda che vuole sia stato un albero di ulivo, sorto improvvisamente a nascondere Agata mentre era ricercata dai soldati del proconsole romano Quinziano. La pianta millenaria dell’ulivo ritorna nei riti e miti di molti paesi.

marilena badolato     Chiesa di Sant’Agata Perugia 4-5-6 febbraio 2015 foto di marilena badolato   foto dei Minni e delle Olivette: Scuola Federico II di Lingua e Cultura italiana

AUTHOR - Marilena Badolato