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LA MADONNA BENOIS DI LEONARDO E’ A PERUGIA ALLA GALLERIA NAZIONALE DELL’UMBRIA.

LEONARDO e le sue donne dal sorriso enigmatico e sfuggente, che costituisce uno dei motivi del fascino della sua arte. Da quello più famoso della Gioconda, dove “il sorriso e l’ovale dai contorni sfumati suggeriscono che le labbra e le guance stanno delicatamente cambiando espressione, muovendosi” a quello della "Madonna Litta", attribuita all’artista,  ma anche quello della “Scapiliata”, di terra ombra e ambra inverdita su tavola di pioppo preparata a biacca, e ancora nel disegno “La testa di fanciulla” dove la protagonista ha la bocca lievemente increspata, la stessa  che ritorna ne “La dama con l’ermellino”, e anche il sorriso della Vergine in “Sant’Anna, la Vergine, il Bambino e l’Agnello”,  per arrivare a questo della Madonna Benois sfumato di dolcezza.

 

LA MADONNA BENOIS, una giovanissima donna che guarda, serena, il figlio, piccolo bimbo che non coordina ancor bene i suoi movimenti e gioca con quel fiorellino che lei tiene in mano, in una stanza senza orpelli, con una finestra "muta". “La Vergine fanciulla è scesa dal trono su cui gli artisti del Quattrocento l’avevano posta e siede su una panca” è stato detto.  Non è più l’imperturbabile Regina dei Cieli, ma una madre che gioca con il proprio bambino: tenerezza, ma anche beatitudine, felicità dell'essere madre. Questa Madonna vive, con la bocca dischiusa sorride, e questa è la grande intuizione di Leonardo: avere creato una “dimensione divina”.

 

SUPERARE il primato della linea, della pittura di luce, della prospettiva, della precisione della pennellata alla quale contrapporre un delicatissimo sfumato. Leonardo sfuma i contorni delle figure con sottilissime gradazioni di luce e colore che si fondono impercettibilmente, prediligendo toni smorzati e velature successive che danno ai dipinti un effetto morbido e curato. Per dare così forma al movimento. Nel suo "Trattato della Pittura" Leonardo raccomanda di non tracciare il viso con contorni netti, perché questo li renderebbe rigidi e spigolosi, ma “debbano essere cangianti e in divenire”.

 

ALLA FINE DEL 1478 Leonardo ricorda l’inizio dei lavori di due Madonne a lui commissionate. Una delle “due Vergini Marie” che in una annotazione su un disegno (Firenze, Gabinetto di Disegni e Stampe n° 44) il pittore dice di aver iniziato a Firenze nel 1478 e compiuta poi a Milano verso il 1482, potrebbe essere la Madonna del garofano (1478-1480, Alte Pinakothek, Monaco), della quale scrisse Giorgio Vasari “Fece poi Lionardo una Nostra Donna in un quadro, ch’era appresso papa Clemente VII, molto eccellente. E fra l’altre cose che v’erano fatte, contrafece una caraffa piena d’acqua con alcuni fiori dentro, dove oltra la maraviglia della vivezza, aveva imitato la rugiada dell’acqua sopra, sì che ella pareva più viva che la vivezza.” L’ altra potrebbe essere la Madonna Benois dove la Vergine indossa lo stesso gioiello di topazio e perle, forse una committenza medicea, e custodita allErmitage di San Pietroburgo. Al momento della cessione al museo (nel novembre 1913) la rivista “Starye gody” così scrisse “Tutti gli amanti dell'arte possono congratularsi per un evento felice della nostra vita artistica: la Madonna Benois è stata acquistata dall'Ermitage Imperiale... Impossibile non ricordare qui con gratitudine i sentimenti della proprietaria, Marija Aleksandrovna Benois, per aver voluto rinunciare a una parte del prezzo di vendita per poter conservare il dipinto in Russia.” Marija Aleksandrovna aveva ricevuto la “Madonna del Fiore” come dono di nozze dal padre nel 1880. Originariamente dipinta su tavola, venne trasportata su tela dall'accademico E. Korotkov nel 1824.  I proprietari erano certi della paternità leonardesca della tela, ma il mondo accademico si espresse solo nel 1908, quando Ernest Karlovič von Liphart, sempre sulla rivista “Starye gody”, scrisse: “Io attribuisco con decisione questa piccola Madonna a Leonardo da Vinci, nonostante tutto il clamore che sarà provocato da questa mia affermazione”.

 

LA MADONNA BENOIS è ora in mostra a Perugia, alla Galleria Nazionale dell’Umbria, sino al 4 agosto 2019.

 

 

 

marilena badolato

 

 

 

AUTHOR - Marilena Badolato