LE “GHIANDE DI PIOMBO” DEL BELLUM PERUSINUM. MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DELL’UMBRIA
Le “ghiande” di piombo, i proiettili del Bellum perusinum, come missili mortiferi scagliati da frombolieri esperti, furono usate con largo impiego durante l’assedio di Perugia (41-40 a. C). Se colpivano il nemico in velocità, col loro peso notevole di circa mezzo etto, questi proiettili erano omicidiari. E se cadevano a vuoto o non uccidevano, comunque sbeffeggiavano, irridevano, con le due facce opposte recanti iscrizioni e incisioni di ingiurie, epiteti scurrili e sfottò, anche con immagini erotiche impresse, come a dire, non ti ho colpito, ma guarda cosa penso di te.
Così si conclude l’interessante visita guidata qui a Perugia al Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria, con argomento le armi da difesa e da offesa della nostra Antichità.
Si era partiti dalla tomba etrusca dei Cai Cutu, scoperta intatta, sigillata, nella zona di Monteluce nel 1993, pregevolissima di 52 urne ritrovate, tutte con nomi maschili. Un ampio vestibolo e una planimetria a croce, ricostruita qui nel piano sotterraneo del Museo, per ricreare lo stesso stupore d’emozione in noi che guardiamo, da vetrate, e giriamo attorno a queste urne mirabilmente scolpite dove a immagini di guerra si alternano sempre immagini di banchetti, le due cose più importanti nel mondo dell’antichità e quelle che ancor oggi, con numerosi reperti, ci parlano di questo popolo. Armamenti del corredo: lo scudo circolare in lamina bronzea sbalzata, due paragnatidi in bronzo- erano paraguance-, e uno schiniere, per proteggere le ginocchia.
Risalendo al piano delle urne etrusche, tra fascinosi nomi di famiglie dei Numsi, dei Petui, dei Selvathri, Vlesi, Aulni, dei Rafi, la vista di urne di un ipogeo di Casaglia, questo per sole donne, e più avanti, curiosa, l’urna 104, con una figura maschile davanti a una porta urbica con in mano un righello: è la sua professione di lapicida, un costruttore dell’antichità; un’ altra urna-guerriera è quella dei Vel Fethiu, in cui sono scolpiti i volti degli assediati che lanciano dall’alto pietre sugli assedianti, con il mito noto dell’assedio di Tebe che ritorna, ma qui con numerose varianti personali.
Nella bellissima Sala degli Etruschi e degli Umbri, idealmente divisa in mezzo dal fiume Tevere, a destra è riprodotta una Biga etrusca, del Vi secolo a.C., con particolari di lastre bronzee con scene di caccia, animali e fregi e grifo leone toro pantera sirena sfinge, emblemi di possanza e figure con funzione apotropaica, tutte a rivestimento dei tre carri rinvenuti a San Mariano di Corciano nel 1812. Dello stesso periodo è il Carro da parata sicuramente di un principe o dignitario etrusco, rinvenuto a Monteleone di Spoleto, ora al Metropolitan Museum di New York, bellissimo con fregi raffiguranti la vita e il mito di Achille. Lo stesso Achille spesso raffigurato con Ettore ritorna su Vasi attici a figure nere e a figure rosse, insieme ad Anfore, come spiega il nome, dotate di due manici per il trasporto di olio, vino miele o altro, materiale numeroso rinvenuto nella città di Orvieto che era il Santuario Federale Etrusco. In altri Vasi è raffigurata la partenza del guerriero accompagnato da servitori a cavallo e da due anziani, scena comune nella iconografia classica etrusca, per un guerriero morto in guerra, di accompagnamento verso l’aldilà. Numeroso Elmi di diverse fogge, uno con banda fermata da un nodo erculeo, anche bucati ad attestare il loro definitivo seppellimento e l’impossibile riutilizzazione nemmeno nell’aldilà.
Per gli Umbri è attestato un diverso mondo più agricolo e pastorale, l’aspetto militare è fiancheggiato da quello dell’allevamento. In Scudi minaturistici di Calvi dell’Umbria appaiono animali e frutta, dive campeggia una beneaugurante melagrana. Ancora dei Tesoretti di monete rinvenuti a Bettona forse relazionati alla guerra Sociale e nascosti in quei frangenti. Curiosità del Marte di Todi, rinvenuto nei pressi del Santuario: è un dono votivo con scritta in lingua umbra, ma usando l’alfabeto etrusco, quasi come se le due lingue in una zona di confine cominciassero a contaminarsi.
Nella Sala delle necropoli perugine una bellissima spada, sola e maestosa, campeggia in una vetrina centrale che la racchiude, è la Spada d’antenne, ( IX-VIII secolo a. C ) l’arma più antica in bronzo a doppia lama, cioè tagliente da entrambe le parti, per un combattimento che avveniva sempre, in questo periodo, uomo contro uomo – l’un contro l’altro armato- come mostra anche la bellissima Stele in arenaria del VI secolo, dove due combattenti si fronteggiano con spada e scudo nella stessa mano e lancia nell’altra, che ancora non è, come invece mostra un Vasetto porta profumo più tardo, guerra di gruppo per un comune ideale.
Nel grande Sarcofago dello Sperandio, perfettamente conservato e splendidamente esposto, una fila di personaggi legati con una corda ed un’altra fila di personaggi muniti da lance, rappresentano probabilmente il ritorno trionfante di un esercito dalla guerra con prigionieri al seguito. Ancora Elmi, di tipo etrusco, celtico, con sommità a bottone, di tipo italico a fronte scanalata o ancora con fori, fatti ad arte per rendere l’elmo inutilizzabile, come le spade che veniva poste accanto al defunto spesso incurvate o piegate, per consacrarli ad uso esclusivamente funerario e, mi piace pensare, quasi come se la guerra non fosse più possibile nemmeno nell’aldilà. Infatti la guerra, prima vista come arte necessaria e imprescindibile passaggio verso la maturità, l’età adulta, ora perde importanza e significato. Nel III secolo nel corredo funerario non sarà più importante deporre armi, forse perché nella storia si deporranno le armi veramente: nel III secolo Perugia è passata ormai sotto Roma .
Il corredo romano, grazie agli scavi recenti della parte sotto la nostra Cattedrale, in via delle Cantine, ha donato effigi bellissime, di cui alcune integre e coloratissime dei colori originali come la Matrice per una lastra in terracotta del mito di Eracle del V secolo.a.C. o il Frammento di Antefissa a testa di sileno, o altri frammenti di affreschi con decorazioni pittoriche.
In mano, oltre alle Ghiande-missili, che osserviamo essere state“usate” a causa delle fessurazioni presenti, teniamo dei graziosi miniaturizzati Bronzetti di Marte in assalto, e ugualmente piccola una statuetta di Eracle con clava, collezioni storiche del Museo, così piccole nella dimensione, di così grande valore per noi, anche emozionale.
Visita guidata al Museo: Questione di vita o di morte. Le armi da offesa o da difesa dell’Antichità
Notizie curate da Laura Castrianni e Silvia Merletti
Prossimo appuntamento
Domenica 12 Maggio ore 16.30. Visita guidata: Gli Scritti Umbri Etruschi Romani
marilena badolato maribell@live.it