LUCIANA BARTELLA E QUELLA “TENUE MAGIA A COLORI “.
NON ESSENDO un critico d’arte, nè letterario non mi resta che parlare di Luciana dal punto di vista delle emozioni. E con Lei sono tante. Trasmesse dalle sue opere, dalla sua sensibilità. Emozioni di quel camminare insieme, molti anni fa, da Lei condotta verso i suoi luoghi segreti del dipingere. Sì perché l’acquerello si identifica bene con una tecnica naturale, en plein air, all’aperto, per godere immersi nelle erbe, nei fiori, nelle colline, nello specchio d’acqua del lago che si vuole rappresentare. Immersi è la parola giusta, che spesso i papaveri, i fiordalisi o gli altri fiori erano più grandi di noi. Luciana dal tratto sicuro, dalla pennellata agile e certa, che con l’acquerello non è permesso sbagliare: è come se i fiori lo sapessero e si prestassero docili a questa esigenza. Luciana, freschezza, leggerezza e tanta profondità d’animo. Lo sfondo era il cielo. Le nuvole, spesso più amate del sole, che uniformavano il lago al cielo e tutto allora diventava una sottile linea sfumata, in certe stagioni, in certe ore, in certi momenti.
LA PICCOLA PUBBLICAZIONE che ora ho davanti, “ Una passeggiata sulla mia collina”, è scritta da lei, anzi dipinta da lei, visto che riflette esattamente le sue opere: la stessa carta, perchè il colore risulti più dolce, smorzato, e dolci e smorzate risulteranno le parole che “dipingeranno” il luogo amato e preferito, origine di gran parte dei suoi acquerelli. Grazie Luciana per avermelo inviato: ricordo si aggiunge al ricordo.
Da questo luogo, località Pasticcetto, nome “irriverente” che ha invece originato lavori di grande precisione artistica, attraverso un viottolo, “ Si giunge sul pianoro da dove si può scorgere il Trasimeno quasi nella sua totalità.” E qui spieghi dei cocuzzoli guardiani del lago: Montalera, Monte San Savino, Monte del Lago, Montecolognola. E continui: “ Quassù dal pianoro il lago non è soltanto il lago. Voglio dire che il vero protagonista è l’ambiente circostante…lo sguardo naufraga in una dimensione dilatata, più ampia, senza limiti. Il tessuto dei verdi è trapuntato di tanto in tanto da vecchi casolari abbandonati, dai tetti di muschio dorato, da scorci di bianche stradine, da neri cipressi…c’è la macchia compatta del bosco di querce, c’è quella retinata degli olivi, quella geometrica dei campi di granoturco e dei canneti, quella a strisce dei vigneti, quella irregolare delle isole di salici e di pioppi tremuli”. Verde del lago, verde del canneto, in certi giorni, ma quel giorno assenti. Infatti dici: “ Oggi invece il colore dell’acqua è di un celeste tendente al grigio: non c’è vento…” e sembra sia il tuo giorno preferito, quando il cielo confonde il colore del lago e lo fa suo. Ma arriviamo al punto magico, sopra la tua casetta. “ Più in basso da dove mi trovo, c’è un posto segreto che può definirsi la mia postazione permanente”. Segreto, ma non più per me, e diventerà tra i miei ricordi cari. Continui: “ Un punto di vista a me familiare, a pochi passi dalla mia casetta: sul bordo di un campo, leggermente addentrato nel boschetto, tra ginestre e cespugli di erica...”. Foglie e fiori tuoi tante volte dipinti. “Da quassù- sussurri- l’acqua del lago non è mai la stessa : passa dal grigio plumbeo al verde sbiancato, dal celeste cupo al bianco del foglio di carta”. Già, che di acquerelli parliamo e del bianco del foglio. Continui a parlare e le parole ormai dipingono tutto: “ Il colore degli alberi passa dal verde chiaro primaverile al marrone cupo invernale, solo il grigio argentato degli olivi sembra non mutare di molto. Il cielo poi, spesso protagonista assoluto di molti miei lavori, occupa quasi tutta l’altezza della pagina per sovrastare una piccola strisciolina di terra che è la sponda opposta del lago”. Ma da quassù, io ricordo, in luglio il grano nasconde i fiori amati e bellissimi, papaveri e piccoli gladioli e fiordalisi, in luoghi segreti custoditi gelosamente. E aggiungi “ Come altrettanto segreti sono il posto dei ciclamini, delle giunchiglie, delle more di rovo, dei fichi e dei prugni selvatici”. Tante volte donati alla mia mamma.
E concludi: “ Ora si sente a distanza il motore della jeep che sale la collina, tra poco, scendendo per la stradina, incrocerò il guardiacaccia che fermandosi un attimo, tirerà fuori la testa dal finestrino e mi dirà: - Niente pittura oggi, signora?- Io gli parlerò della foschia e lui che la neve stenta a venire e che sarebbe tanto necessaria”. (Da “ Una passeggiata sulla mia collina”-Il Trasimeno-febbraio 1990)
E IO RINGRAZIO la foschia del giorno, i colori e i fogli di quella preziosa carta. Che bel quadro hai creato per me, per noi, anche a parole descrivendo la magia dei luoghi. Una “magia a colori” fatta dei tuoi toni gentili, smorzati, immersi nel paesaggio, nel lago e nella natura così tanto amati.
marilena badolato