PERUGIA 1416. LA MUSICA A PERUGIA TRA TARDO MEDIOEVO E PRIMO RINASCIMENTO.
LA MUSICA è la “colonna sonora” delle convulse vicende politiche legate a questo periodo, tra la fine del XIV e l’inizio del XVI secolo, e protagonista della vita sociale della città di Perugia. La musica accompagnava sia i rituali della quotidianità, sia i ricevimenti nei palazzi dei nobili e degli alti prelati legati alle festività solenni come quelle dei santi patroni, sia la musica sacra all’interno delle numerose realtà ecclesiali. Documenti del tempo, corrispondenze epistolari, cronache di avvenimenti, iconografie e testimonianze dirette di letterati, parlano di questa “vita musicale” perugina classificata a seconda degli argomenti e della committenza in civica, sacra e profana. La musica è sempre legata a una geografia dei luoghi e a quei tempi era suddivisa tra le miriadi di chiese e monasteri, tra vicoli e piazze dove si svolgeva la vita della città, tra palazzi nobiliari, come quello del Podestà e il nuovo Palazzo Pubblico, Palatium novum populi, cioè Palazzo dei Priori, dove diventava funzionale agli interessi di coloro che la commissionavano. I musici infatti erano addirittura stipendiati dal Comune per i loro servigi, spesso multipli, e talvolta veniva offerto loro anche vitto e alloggio.
I TROMBETTI erano i trombettieri dei Comuni italiani, come risultano nelle cronache del tempo e in diverse pitture che risalgono a questi secoli, dove appaiono spesso figure di angeli musicanti che suonano trombe diritte e lunghe o trombe spezzate, foggiate a zig-zag. Questo particolare è di grande interesse poiché dimostra che fino da allora si cercava un mezzo adatto a rendere più maneggevole il tubo che, per creare un maggior numero di suoni, era molto lungo. I trombetti avevano, tra le altre cose, anche la funzione di araldi annunciatori e spesso venivano prestati in occasione di eventi a corti limitrofe come ad esempio avvenne in occasione del Palio di Siena del 1460, quando a questa città “vennero elargiti due trombetti del Capitano del Popolo di Perugia.” Tra il personale assunto a Palazzo dei Priori figurano suonatori di tromboni e pifari di palazzo, mandati dal Magistrato a “eseguire quanto raccomandato e a fare annunci secondo quanto era imposto”. Risultano anche “ sette trombe lunghe orate e smaltate”, le chiarine, con i loro propri pennoni di seta ormesino, (o ermisino) cioè seta sottile e molto preziosa, e recanti dipinto un grifone argentato. Grandi feste e adunanze e balli avevano luogo a Palazzo dei Priori. Particolari curiosi emergono come quello che nel 1387, nel bel mezzo di una festa, vide spezzarsi la tromba ad un trombetta, oppure quando, in occasione di una festa grandiosa per l’arrivo di Bonifacio IX , Priori e Camerlenghi si vestirono di scarlatto e per la prima volta a Perugia venne suonata una musica polifonica.
GLI STRUMENTI musicali del periodo-organo idraulico, trombe, lire, cytharae, tamburi a clessidra- appaiono spesso come traduzione visiva, in testi di Salmi “Dominum in sono tubae, laudate Eum in psalterio et cytharae…”con lo scopo di evocare lo spirito di lode al Signore. Importantissimo nel periodo tra medioevo e rinascimento sarà il liuto, nato dai contatti con la grande civiltà araba, e che deve il suo nome alla parola “al-ud” cioè legno. Lo troviamo rappresentato iconograficamente nelle miniature delle Cantigas de Santa Maria, circa del 1270, ove troviamo anche la viella ovale, strumento a corda. Così è per i naccherini, coppia di piccoli timpani che i banditori portavano appesi alla cintura, dall’arabo “ naqqara”
LA MUSICA SACRA delle chiese era popolare e alla portata di tutti, e in conventi e monasteri dentro e fuori le mura alcuni manoscritti attestano l’esistenza del Canto liturgico a Perugia sin dall’XI secolo. Erano inni, orazioni, litanie, spesso in messali prodotti in loco e commissionati per le cattedrali. All’inizio chiamati “canto gregoriano” per la formula che spesso conteneva l’incipit di questi gradali, " Incipit antefonarius ordinatus a Sancto Gregorio “. La musica dei messali che vengono dai monasteri francescani è spesso in francese provenzale ad attestare doni scambievoli e rapporti con questa regione. Matteo da Perugia, magister a cantu, compositore medievale, lavorò anche presso il Duomo di Milano, e poichè era considerato un ottimo “discantore”, gli si conferì l’incarico di “biscantare” nelle celebrazioni solenni, ovvero di eseguire una seconda voce sulla monodia liturgica eseguita dai chierici, verosimilmente improvvisando. Di lui si posseggono trenta composizioni e alcuni contratenores conservati nella Biblioteca Estense universitaria di Modena. Compose ballate e virelai. L’analisi dei brani dimostra che Matteo da Perugia padroneggiò le tecniche compositive più avanzate del suo tempo, caratterizzate dalle sperimentazioni dell’ars subtilior; raffinata e complessa, come ne Le greygnour bien, così come quelle della tradizione dell’ars nova trecentesca, confermandosi autore a cavallo fra due epoche. Di lui non abbiamo più notizie dal 1416. Altra personalità da ricordare è quella di Niccolò del Preposto, forse parente di un magistrato, che compose soprattutto madrigali. Fu tra i collaboratori più stretti di Franco Sacchetti e mise in musica molti suoi componimenti tratti dal famoso “Trecentonovelle”. La sua produzione musicale si colloca in un momento di transizione stilistica nella musica del Trecento: il periodo in cui la ballata comincia a imporsi sul madrigale. Caratteristiche sono le ballate 'minime' e 'piccole', brani aforistici, spesso di contenuto moralizzante e ironico, alcune in forma di dialogo musicale e poetico, altre contengono solo alcuni elementi dialogici, altre ancora presentano il dialogo solo nel testo ma non nella musica, alcuni canti trasmessi in forma di cantus prius factus.
I CANTARI ERANO componimenti in ottava rima di carattere narrativo, che con accompagnamento della musica (di cui oggi si è perduta traccia) potevano essere recitati e cantati sulle piazze a opera di canterini e cantambanchi. Il cantampanca o cantambanco era colui che cantava o anche suonava sulle piazze, improvvisando e dando spettacolo su appoggi di fortuna. Questo tipo di evento popolare fu in voga dalla fine del XIII a tutto il XV secolo, ma ebbe nel corso del XIV il periodo della massima fioritura. I soggetti dei cantari erano i fatti dell’epica classica, le leggende cavalleresche, le vite dei santi, ma anche semplici vicende di tipo novellistico che venivano rielaborate in chiave popolare a uso di un pubblico scarsamente colto del quale il canterino doveva toccare con immediatezza il sentimento e l’immaginazione Spesso erano coordinati in cicli e recitati in giornate successive al pubblico che si ripresentava per seguire il seguito della vicenda di fronte alla panca di piazza (una specie di pulpito) e nelle ore stabilite. Così si creavano testi più articolati, con avventure più complesse e ricche di peripezie e colpi di scena che attiravano maggiormente la presenza di appassionati.
MUSICA A PERUGIA NEL TARDO MEDIOEVO E PRIMO RINASCIMENTO
A cura di Stefano A. Graziano
Chiesa di S. Stefano
Associazione Culturale Synphonè in collaborazione con Associazione Via dei Priori
marilena badolato