PERUGIA 1416. L’ARTE A PERUGIA DALLA MORTE DI BRACCIO A QUELLA DEL SIGNORELLI. CONFERENZA DEL PROF. FRANCO IVAN NUCCIARELLI.
L’ARTE A PERUGIA TRA IL 1424 E IL 1523. Con artisti quali Perugino, Pinturicchio, Piero della Francesca, Signorelli, Raffaello la città si conferma un centro nevralgico per l’Arte. “E l’opera d’arte è un eccellente modo di riscoprire la storia”, introduce il prof. Nucciarelli in questa sua interessante conferenza, anteprima della manifestazione Perugia 1416. Tra curiosità, notizie, gossip e studi accurati di snoda il racconto avvincente che tiene sospesa e attenta la Sala della Vaccara gremitissima.
PERUGIA è in questi anni al centro dell’attenzione grazie a una committenza illuminata che richiama grandi artisti. Nel passato le Scuole principali di Assisi e quella delle Marche avevano già regalato artisti come Simone Martini, tra i maggiori e più influenti artisti del Trecento italiano, l'unico in grado di contendere lo scettro a Giotto e che, dopo il prestigioso incarico della Maestà del Palazzo Pubblico di Siena, aveva lavorato ad Assisi, Roma e Napoli, o ancora Gentile da Fabriano tra i più importanti esponenti del Gotico, quella pittura che utilizzava l’oro a profusione, materiale prezioso e molto costoso, ma fondamentale e necessario se ci si voleva accostare a dipingere la “maestà” delle divinità o dei santi. E in Umbria e a Perugia dipingeranno Beato Angelico, Benozzo Gozzoli, Benedetto Bonfigli e arriverà anche Piero della Francesca, grazie all’incarico assegnatogli da un piccolo convento delle suore della Beata Angelina e chiamato poi dai Baglioni ad affrescare uno dei palazzi della famiglia, andato poi perso perché inglobato dentro la Rocca Paolina.
L’ARRIVO a Perugia del Perugino, che proveniva da Firenze dalla bottega del Verrocchio dove si era formato, coincide con l’accettazione di un'opera documentata a Deruta in occasione del flagello della peste, quasi contemporaneo all’ Adorazione dei Magi conservata nella Galleria Nazionale dell’Umbria. I quadri del Perugino appaiono pervasi da quel sereno classicismo in cui la fissità è l’elemento principale. Nel Rinascimento infatti si guardava al mondo greco e alla sua bellezza classica e quindi il Vannucci seguirà le richieste delle committenze che gli procureranno una grande mole di lavoro da nord a sud della penisola. Arriva a Perugia anche il Signorelli che ha lasciato grandi opere nel nord della nostra regione nella zona dell’Alto Tevere, ma che avrà grande fortuna anche a Orvieto. Vi è anche il Pinturicchio a Perugia, pittore piccolo di statura fisica e artistica a detta di alcuni. Ma quando arriva Raffaello, giovanissimo ma che già si firma “maestro”, la classicità presenterà grandi elementi di novità, quelli del genio. Nel 1505 infatti lo chiamano i Camaldolesi ad affrescare la Chiesa di S. Severo, nel rione perugino di Porta Sole.
IL PERUGINO viene incaricato di dipingere lo Sposalizio della Vergine, poiché a Perugia era arrivato nel frattempo il Santo anello, con cui Giuseppe sposò la Vergine Maria, secondo la tradizione. E nello stesso anno anche Raffaello ripeterà il tema, realizzato per la chiesa di San Francesco a Città di Castello, oggi conservato nella Pinacoteca di Brera a Milano. È firmato "Raphael Urbinas MDIIII", un’ opera che appare quasi in competizione con quella del Perugino, ma dove già si nota un alleggerimento dei canoni classici. Le figure, in posizione invertita, si presentano più naturali, arcuate e dinamiche, conseguenza della pratica acquisita da Raffaello attraverso lo studio dei modelli dal vero. Il punto di fuga prospettico è più alto rispetto a Perugino, regalando una visione dall’alto della scena. Il tempio è tutto visibile, compresa la cupola, è a pianta circolare e non è solo sfondo ma appare inglobato nella scena. Emerge quindi l’influenza della cultura matematico-prospettica tipica di Urbino e del modello di Piero della Francesca nella prospettiva strutturale che risulta più armonica e accentuata. Anche la luce cambia: in Raffaello è più calda e dorata e conferma il grande interesse degli artisti del Rinascimento verso lo studio dei colori e della luminosità.
RAFFAELLO muore giovanissimo e il Perugino deve terminare l'affresco di San Severo, dove si vede la diversa mano. Come si vede la parte incompiuta e poi terminata più tardi, nell’affresco ordinato dalle suore Clarisse del convento perugino di Monteluce, contratto firmato nella infermeria del Convento di Monte Ripido. Una Assunzione della Vergine dove Raffaello dipinge forse la parte superiore mentre la parte in basso presenta un manierismo di scuola. A Monteluce oggi permane una copia. Il Perugino invece morirà di peste, in tarda età, mentre affrescava la “Natività e Adorazione dei pastori” per la Chiesa della Annunziata a Fontignano, un paese del contado perugino.
marilena badolato