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PERUGIA: LA BASILICA DI SAN DOMENICO RESTAURATA

 

SAN DOMENICO, da sempre pluri restaurata nella infinita bellezza e grande fragilità. La apparente possanza della basilica- la più imponente della città e dell'Umbria, lunga 96 metri, alta 30 e larga 30 tra le navate e 60 nel transetto- contrasta con i vari interventi necessari che nel corso dei secoli hanno protetto la sua staticità, conservando e trasmettendo la fascinazione del luogo e i pregevoli valori al suo interno. Conferendogli, nello stesso tempo, la interessante fisionomia di monumento che racconta e si intreccia alla lunga e complessa storia della città nelle varie epoche, a quella dell’Ordine domenicano e al susseguirsi di diversi e complessi stili architettonici.

 

UNA STORIA CHE PARTE DAL 1200 con i primi frati Predicatori domenicani, fra’ Cristiano della nobile famiglia degli Armanni e ed il beato fra’ Niccolò da Giovinazzo identificato da alcuni come Nicola Paglia, che edificarono una semplice costruzione nell’area dove oggi sorge il Chiostro maggiore. Storia che continua attraverso il 1300 quando iniziarono i lavori di costruzione di una nuova grandiosa basilica, che la tradizione confermata dal Vasari attribuisce al progetto di Giovanni Pisano e che doveva attestare la potenza e la fortuna crescente dell’Ordine Domenicano a quei tempi. L'edificazione si protrasse sino al 1459, anno in cui la chiesa venne solennemente consacrata da papa Pio II , il “Pius Aeneas” Piccolomini. Sempre nel 1400 vi è l'ampliamento di San Domenico quale chiesa giubilare e il culto a San Giacomo di Compostella che vedeva tra l’altro tra i benefattori e i promotori dell'Hospitalis Sancti Iacobi Artis Cambii quel Matteo di Pietro Graziani, che ritroveremo anche nella commissione della grande vetrata absidale di san Domenico.

 

ALTRA STORIA è quella della famosa, preziosa vetrata absidale, tra le maggiori vetrate gotiche italiane insieme a quella di Milano. La chiesa infatti non è molto illuminata e la polifora absidale costituisce il fulcro visivo dell’edificio, “brilla” la sala di un gotico fiorito, dona straordinaria bellezza con i suoi 23 metri di lunghezza. La vetrata, del 1411, è opera di un artista perugino, il frate domenicano Bartolomeo di Pietro, e del fiorentino Mariotto di Nardo, quest’ultimo della scuola gotica dell’Orcagna e commissionata, come vogliono i tempi, dalla ricca famiglia Graziani: HOC OPUS MARIOCTUS NARDI DE FLORENTIA PINSIT DEO GRATIA AMEN e : AD HONOREM DEI ET SANCTE MATRIS VIRGINIS MARIE ET BEATI JACOBI APOSTOLI ET BEATI DOMINICI PATRIS NOSTRI ET TOTIU(S) CURIE CELESTIS BATHOLOMEUS PETRI DE PERUSIO HUIUS ALMI ORDINIS P(R)EDICATO(RUM) MINIMUS FRATER AD SUI PERPETUA(M) MEMORIA(M) FECIT HANC VITREAM FENESTRA(M) ET AD FINEM US(QUE) PERDUXIT DIVINA GRATIA MEDIANTE. ANNO AB INCARNATIONE DOMINI MCCCCXI D(E) ME(N)SE AUGUSTI.

 

NEL 1500 i primi grossi problemi strutturali in questa chiesa nata con uno stile gotico a sala, con le navata della stessa altezza, caratterizzata da dieci pilastri ottagonali, imponenti archi ogivali e  finestre con vetrate dipinte e che conserva ancora oggi il bel portale di quel tempo. L'inizio del 1600 sarà caratterizzato dai rovinosi crolli del soffitto e delle volte e il grande rifacimento della chiesa ad opera dell’architetto pontificio Carlo Maderno, che la sbianchisce, la essenzializza di un interno molto semplice, quasi spoglio, a croce latina con tre navate molto lunghe con copertura a volta, ma rispettando le pregevoli architetture funebri presenti che racchiudono i resti di un Papa, Benedetto XI, vissuto e morto a Perugia e quelle di alcuni membri della nobile famiglia perugina dei Baglioni. E inserisce le famose” soffitte di San Domenico”, intercapedini strutturali, oggi fascinosi meandri da visitare dopo gli ultimi attuali restauri, e che conducono direttamente all’altrettanto famoso campanile.

 

GIA’, ANCHE IL CAMPANILE RACCHIUDE UNA STORIA. In origine 126 metri di altezza e rara bellezza, torre tra le torri di Perugia, e sormontato da un’altissima cuspide piramidale che sorreggeva una palla e una croce. Poi ridotto a 60 metri, si dice oggi per paura di crolli, un tempo si raccontava per volere di Paolo III, il papa della Rocca Paolina- guarda caso siamo nel 1545- e il suo timore della impossibilità dei cannoni di cui era dotata la rocca, di raggiungere una certa “gittata” da quella sala, che ancora oggi chiamiamo Sala della Cannoniera, che aveva sulla sua traiettoria l’altissimo campanile.

 

21 SONO I LIBRI CORALI, PERFETTAMENTE CONSERVATI nella Biblioteca Comunale Augusta, che ci rimangono delle funzioni religiose che si svolgevano in San Domenico: riccamente decorati, di grande formato con lettere e note musicali cubitali, realizzati per essere utilizzati durante le celebrazioni nella chiesa e miniati da illustri artisti locali come il pittore degli affreschi dell'ex-abbazia di Montelabate presso Perugia e il Primo Miniatore Perugino, già identificato con il Maestro della Croce di Gubbio e ora con il Palmerino di Guido menzionato insieme a Giotto. Pregevole l' organo, per qualità uno dei più pregiati strumenti del XVII secolo, costruito da Luca Neri da Leonessa nel 1641 e uno dei  pochi secenteschi  che ancora sopravvivono in Umbria pur se molte volte restaurato nel corso dei secoli e fino ai nostri giorni.

 

QUESTA CHIESA NON E’ STATA MAI completamente libera da ponteggi e interventi strutturali. Un percorso di restauro lungo secoli, purtroppo acuito dal terremoto del 1997, che finalmente ha dato frutti visibili agli occhi dei visitatori e dei fedeli: risanati i tetti della antica e originaria parte conventuale, la volta e i tetti di una parte del Palazzo dell’Inquisizione, la loggetta verso il cortile comune con le “ex scuderie”, la sacrestia, il transetto, la navata destra e quella sinistra della basilica, la grande vetrata istoriata più volte restaurata, la quasi totalità del percorso delle “soffitte di San Domenico” (l’intercapedine venutasi a creare dopo i lavori di rifacimento a seguito del crollo del 1614) un luogo denso di fascino e di architettura nascosta che permette di contemplare la chiesa dall’alto e di salire fino al campanile, ultimo tassello oggi completamente restaurato. E speriamo prestissimo di poter accedere a quelle fiabesche soffitte e a quel campanile che ci porta proprio sopra Perugia e a quel rotondo panorama offerto dalla catena dei nostri monti Sibillini.

 

marilena badolato        15 gennaio 2016

 

AUTHOR - Marilena Badolato