RIFLESSI DIVERSI 2016: POESIA E MUSICA D’IRLANDA ANCORA UNA VOLTA ALLA TORRE DEI LAMBARDI.
VOCI D’IRLANDA E D’UMBRIA INSIEME. Meditazione sulla vita, sulle vicende umane e sociali, sulla guerra nel centenario della data del 1916. Guerra come lutto che accomuna tutti i popoli del mondo. E la seconda parte della serata sarà dedicata proprio a quel 1916 in Irlanda e in Italia con poeti e scrittori che ne parlarono in prosa e versi. Così Walter Cremonte, Vincent Woods, Macdara Woods, ed Eiléan Ni Chuilleanain, insieme alla traduttrice Rita Castigli, mescoleranno tra loro lingue, sogni comuni, comuni speranze e realtà condivise, e la poesia irlandese e italiana descriveranno l’orrore e l’infelicità della guerra.
PER Walter Cremonte la poesia "In gabbia, In the Cage” è la lotta comune per la libertà, parole frammiste a tenerezza e amara ironia: Loro diciamo non lo sanno /non si rendono conto poverini/ci sono abituati / e se no non starebbero a cantare/ tutto il tempo a cinguettare/e noi sorrisini dalla parte di fuori/ parolette graziose e pio-pio. […] They just don’t know we say/ they don’t realise poor little things/ and then after all they were born inside/ they ‘re used to it/ and otherwise they wouldn’t be singing /cirping the whole time/ while we smirk at them from the outside/ with cute greetings chuck-chuck-chuck.[…]. Mentre in “Mio suocero domani va in Francia”, molti elementi realistici-la strada, la vecchia Fiat 127, la pensione e la liquidazione- descrivono il tragitto del protagonista, con quei “ cartelli stradali che scappano come pensieri”.
RICORDA Vincent Woods, da giovane studente a Perugia, una domanda che gli rivolsero su cosa fosse per lui la poesia. “E’ il modo di distillare il senso dell’esistenza” rispose. “Horse and field, Cloonfad- for Kathleen Hill, Cavallo e campo, Cloonfad- per Kathleen Hill”, racconta dell’incontro a New York con una ragazza irlandese che parla al poeta della sua famiglia e dei luoghi natii e straordinariamente, quando si ritroveranno insieme in quei luoghi del passato, un cavallo in un campo, sembra riconoscere la ragazza, attraverso un centinaio di anni, e lentamente posare la testa sulla sua mano: The horse knew her/ And came to her/Across a field of time/The horse came/ Across a hundred years/[…] The books illuminate a room/ In Pelham/ Upstate New York/ Bring his grand-daughter back/ To Long Meadow/ June day/ Soft rain and light in elderflowers / A shy horse in a field/ The journey/ To lay his great head in her hand. Il cavallo la conosceva / E venne da lei/ Attraverso un campo di tempo/ Il cavallo venne/ Attraverso un centinaio di anni/[…] I libri illuminano una stanza / A Pelham/ Nell’Upstate di New York/ Riportano sua nipote indietro/ A Long Meadow/ Giorno di giugno/ Pioggia morbida e leggera nei fiori di sambuco/ Un cavallo timido in un campo/ Il viaggio/Per posare la sua grande testa nella mano di lei.
LA SECONDA PARTE DELLA SERATA è aperta da Enrico Terrinoni, professore associato della Università per Stranieri di Perugia, ed è dedicata al centenario della Prima Guerra mondiale, 1916-2016, che ricorda anche la Rivolta di Pasqua in Irlanda, evento sanguinoso per tutta la popolazione. Così lo scrittore James Stephens in ”L’insurrezione di Dublino, The insurrection in Dublin” (Chapter -Capitolo X) descrive i sette giorni di combattimenti che sconvolsero la città e i protagonisti della rivolta, creando un testo di immediata denuncia: [...] It is mournful to think of men like these having to take charge of blood and desolate work, and one can imagine them say: "Oh, cursed spite!" as they accepted responsability. Fa male pensare che persone come queste abbiano dovuto affrontare una mansione sanguinosa e dannata e possiamo immaginarceli intenti a dire: "Oh, sorte maledetta!" mentre si facevano carico delle loro responsabilità. Segue la poesia “Seaweed, for Thomas Dillon and Geraldine Plunkett, married April 23 1916, Alga marina per Thomas Dillon e Geraldine Plunkett, sposi il 23 aprile 1916”, di Eiléan Nì Chuilleanàin, che racconta la storia della nonna che andò in sposa proprio il giorno delle rivolta, e dalla finestra dell’albergo vide ciò che succedeva in strada e suo fratello per l’ultima volta. Così le alghe, strappate dagli scogli dall’l’irruenza del mare, diventano metafora della vita degli irlandesi in quei giorni: Everything in the room got in her way/ the table mirror catching the smoke/ and the edges of the smashed window panes./ Her angle downward on the scene/ gave her a view of hats and scattered stones./ She saw her brother come out to help/ with the barricades, the wrecked tram/ blocking off Earl Street, then going back inside./ […] The weeds are slapped/ back again on sharp rocks beside beaches/ that are sucked bare by the storm after this one, / their holdfast plucked away.[…].Tutto nella stanza le venne addosso,/ lo specchio del tavolo che catturava il fumo/ ed i bordi delle finestre fracassate./La sua visuale verso il basso sulla scena/ le diede una visione di cappelli e pietre sparse./ Vide suo fratello uscire per aiutare/ con le barricate, il tram distrutto/ che bloccava Earl Street, poi tornare dentro./[...] Le alghe vengono schiaffeggiate/indietro sulle rocce taglienti vicino alle spiagge/ che vengono risucchiate a nudo dalla tempesta che segue,/ la loro presa strappata via. [...]
E ancora i versi di Patrick Pearse, capo delle rivolta insurrezionale, insegnante e poeta con “I am Ireland- Io sono l’Irlanda”: I am Ireland:/ I am older than the old woman of Beare./ Great my glory /I who bore Chuculainn, the brave[…] Io sono l’Irlanda:/ Io sono più vecchia della vecchia di Beare./ Grande è la mia gloria: / Io che partorii Cuchulainn, l’eroe…[…], e di Joseph Plunkett una poesia quasi mistica : “ I am a wave of the sea, Sono un’onda del mare”: I am a wave of the sea/ And the foam of the wave/and the wind of the foam/ And the wings of the wind. […] Sono un’onda del mare/ E la schiuma dell’onda/ E il vento della schiuma/ E le ali del vento. […]
La poesia che segue, “The yellow bittern, il tarabuso giallo”, l’uccello signore dei canneti, è stata tradotta dal gaelico da Thomas MacDonagh e viene letta ora da Macdara Woods: The yellow bittern that never broke out/ in a drinking bout, might as well have drunk; / His bones are thrown on a naked stone/ Where we lived alone like a hermit monk./ Oh, yellow bittern! I pity your lot/ Thought they say that a sot like myself is curst-/ I was sober a while, but I’ll drink and be wise / For I fear I should die in the end of thirst. […] Il tarabuso giallo che non ha mai sclerato/ Dopo una notte di bevute, potrebbe anche aver bevuto; / Le sue ossa sono gettate su una pietra nuda/ Dove viveva solo come un eremita./ Oh, Tarabuso giallo! Ho pietà per la tua sorte/Benchè si dica che un ubriacone come me è dannato…/ Fui sobrio per un po’, ma berrò e sarò saggio/ Perché ho paura di morire alla fine di sete.[…]
CONCLUDE la grande poesia italiana sulla guerra di Clemente Rebora con “Voce di vedetta morta-Voice of a dead patrol”: C’è un corpo in poltiglia/Una faccia increspata affiorante/Sul lezzo dell’aria sbranata[…] There ‘s a body in the ooze/ a crumpled face, that surfaces/ on the stink of the mangled air.[…]” e quella di Giuseppe Ungaretti con “Natale, Christmas”, incentrate entrambe sulla caducità dell’ esistenza, che riflette l’esperienza di una guerra che stava cambiando il mondo: Non ho voglia/ di tuffarmi/in un gomitolo/ di strade./ Ho tanta/ stanchezza/ sulle spalle./ Lasciatemi così/ come una / cosa/ posata/ in un/ angolo/ e dimenticata./ Qui/ non si sente/ altro/ che il caldo buono./ Sto/ con le quattro/ capriole/ di fumo/ del focolare. I have no desire/ to fing myself/ into a tangle/ of streets./ So much/ weariness/ on my shoulders./ Leave me like this/ like a/ thing/ placed/ in a/ corner/ and forgotten./ Here/ you feel/ nothing/ but the good heat./ And I’m here/ with the four/ pirouettes/ of smoke/ from the fireplace.
Le canzoni emozionanti di Christy Leahy, organettista irlandese, che insieme a Marzio Venuti Mazzi, musicista con la passione per la musica celtica, accompagnano i versi dei poeti, mostrano l’anima di questa terra, quella antica, che canta la speranza dell’indipendenza.
E racconta un proverbio irlandese: nelle guerre i vincitori scrivono storie, mentre gli altri scrivono canzoni.
RIFLESSIDIVERSI
I poeti irlandesi ci raccontano
In collaborazione con Cuisle Limerick City International Poetry Festival
Comune di Magione- Immagini d’Irlanda in Umbria
Torre dei Lambardi
Incontro con i poeti Walter Cremonte, Eiléan Ni Chuilleanàin, Macdara Woods, Vincent Woods, e con le traduttrici Rita Castigli ed Eiléan Ni Chuilleanàin. La poesia irlandese e italiana e il racconto intorno al 1916 con Enrico Terrinoni, Rita Castigli ed Eiléan Ni Chuilleanàin. Mostra multimediale: I ritratti dell’edizione speciale "Portraits and Lives" della Royal Irish Academy. Ambientazione sonora: Christy Leahy organetto irlandese, Marzio Venuti Mazzi, chitarra e voce. Fotografia d’arte Aurelio Stoppini, grafica e arti visive Giuseppe Rossi. Direzione artistica Fernando Trilli.
Rappresentante per l’Irlanda Maria Sheemy, addetta culturale dell’Ambasciata irlandese, che ha elogiato questa storica manifestazione di incontro tra culture e paesi che, come ha sottolineato il sindaco di Magione, Giacomo Chiodini, hanno anche condiviso l’esperienza forte dell’emigrazione.
marilena badolato