…SAN GIUSEPPE DELLA GRAN FRITTURA.
San Costanzo della gran freddura, San Lorenzo della gran calura,…San Giuseppe della gran frittura.
Si potrebbe aggiungere un terzo santo al noto proverbio perugino che cita i primi due santi patroni portatori di gran freddo o di gran caldo, ma comunque, viste le date, di breve durata. Oggi si friggono le frittelle di riso, chi può le prepara con gusto e devozione a casa, chi invece non può le compra nei numerosi forni e pasticcerie della nostra città che, con orgoglio cittadino, espongono in bella vista le famose frittelle. Da assaggiare a occhi chiusi, tanto è il godimento, perchè una frittella di riso ben fatta è un’estasi. Non troppo consistente, né troppo alta- che frittella sarebbe, che il nome stesso ne indica una dimensione piatta e larga-, né con l’aggiunta di troppa farina o lievito, che il riso sparirebbe in un mare di pasta perdendo quel gusto del chicco in bocca. Riso, meglio l’Originario, cotto nel latte appena zuccherato, scorza di limone non trattato, pizzico di sale, vanillina e poi, a riso raffreddato, uova, zucchero, poca farina, rum e, variante mia rosata, un cucchiaio di alchermes, ma quello vero dell’Officina di Santa Maria Novella che profuma di spezie. Niente uvetta, né pinoli o altro nelle nostre frittelle perugine di San Giuseppe. Alla fine, fritte nell’olio giusto e lasciate poi ben scolare, le cospargo di zucchero semolato perché mi piace gustare, mangiandole, il matrimonio, vero, tra il chicco di riso, che ancora appena si scorge e individua, e i granuli dello zucchero che a lui si uniscono, ambedue sciogliendosi contemporaneamente in bocca. Mai zucchero a velo, svanirebbe lasciando un gusto dolce immediato, coprendo quello della frittella. No. Deve essere un matrimonio di gusto, e sarà allora un assaporare slowly un manufatto antico, così coinvolgente anche oggi 19 marzo A.D 2014.