TEATRO CUCINELLI SOLOMEO. IL VISITATORE: UN FACCIA A FACCIA TRA DIO E FREUD.
DIO O UN FOLLE VISIONARIO? Chi è costui che appare all’improvviso nello studio di un anziano e malato Freud in ansia per le sorti della figlia appena prelevata dalla Gestapo, nella Vienna annessa alla Germania nazista. Chi è il visitatore che irrompe in questa scena di dolore personale e universale. Tutto è giocato con intelligenza, stupore e quella leggera ironia che rende più evanescenti temi importanti in questa alta performance teatrale di due grandissimi attori, Alessandro Haber e Alessio Boni.
E’ DIO, e talvolta ne dà prova, o un folle qualunque che crede di esserlo. Sa tutto dell’infanzia di Freud, dei suoi tormenti di bambino solo, sa anche di quello che avverrà di lì a poco: il rilascio della figlia, la partenza da Vienna, il loro approdo prima in Francia e poi a Londra. Ma altre volte è così geniale nell’apparire “bizzarro”, un dio poco credibile, quasi demoniaco nella fisiognomica, nei gesti, nella risata sardonica, nelle ubicazioni selvagge. E’ in piedi sopra il tavolino, e poco dopo improvvisamente steso in terra o raggomitolato su se stesso o sulla poltrona dove Freud tenta inutilmente- ma una divinità non può certo cadere in trappola- di interrogarlo sotto ipnosi, per capire chi è veramente. Così bravo questo Dio da far sedere lo stesso Freud in quella poltrona per interrogarlo e fargli rivivere la sua infanzia di solitudine, non proprio felice.
MA PERCHE', SE E' VERAMENTE DIO, non si sta occupando del dramma storico che avviene appena fuori da quella stanza? Ed è importante, in questo momento, occuparsi della salute di un solo uomo, quando tutta l’umanità sta soffrendo? La stessa psicanalisi è eviscerata, liberata dall’interno da una mente extra-ordinaria sia essa di una divinità o di un pazzo che crede di essere Dio e racconta storie.“ Non sono qui certo per cercare di convertirti, ma per mostrare la vostra pochezza, uomini limitati e sciocchi- risponde Boni/Dio rivolto a Freud- L’uomo signore del corpo, signore della materia, signore della morale : così l’umanità rimarrà sola nella sua prigione di conoscenza.”
“ MA IL CIELO E' VUOTO. Chi crede- risponde Haber/Freud - si accontenta e chi si accontenta esce dalla strada della verità, quella delle dimostrazioni reali. La fede non si nutre di prove, ma solo di se stessa. Dio non esiste, se tu fossi davvero Dio non avresti scelto questa notte orribile per venire. La ferita è aperta. E’ la promessa non mantenuta: Dio ci ha dato la sete di sapere senza darci da bere. Dio, sei solo una ipotesi! “.
ALESSIO BONI, bello come un dio, si muove con una plasticità elfica, più folle che savio, più grandioso che accondiscendente, fustigatore di umani costumi e di umana grandezza, inutili vanaglorie. La vita è solitudine. La religione è vissuta come Amore: è molto più difficile credere a un Dio- Uomo che ama che a un Dio da idolatrare, davanti al quale prostrarsi.
ALESSANDRO HABER è così affascinante nella sua bravura e genialità, nel completo immedesimarsi nel filosofo malato tanto da condividerne persino l’andatura incerta e le cadute in scena. Ci cattura e innamora. Di spessore gli altri protagonisti: Anna la figlia di Freud, una convincente Nicoletta Robello Branciforti e Alessandro Tedeschi che ha il volto e l'espressione di un fanatico caporale della Gestapo che bussa all'uscio di casa Freud, per l'ennesima, inutile perquisizione e per indurlo a firmare il lasciapassare.
TUTTO MOLTO IRREALE nella realtà della storia, che permette si mescoli verità e verosimiglianza e fino alla fine ci chiediamo se Boni sia veramente Dio o quel folle che la polizia sta cercando. E ci chiediamo anche sino all’ultimo se Freud si lascerà convincere a porsi in salvo dalle persecuzioni ebraiche, firmando quel salvacondotto che dalla prima scena gira tra le mani, o invece decida di condividere il destino di un popolo perseguitato
MALATTIA, STORIA TRAGICA, RELIGIONE. Temi e domande serie ed esistenziali che qui diventano fragili. Qui il Dio è quasi più umano dell’umano identificandosi o confondendosi con una malattia mentale e Freud, il grande curatore, ha bisogno in questo momento di grandi cure. E la vera divinità sembra la musica di Mozart che irrompe in scena e cura l’anima.Ruoli incerti, domande su grandi temi , tutto appare capovolto o da investigare anche a fine spettacolo, eccetto la storia.
RIMANE LA STORIA, drammaticamente quella datata, ma anche lei con una carica di possibile tragica attualità, storia che le vicende dell’umanità ogni tanto ripropongono e che noi, come un fantasma opprimente del passato, cerchiamo con tutte le nostre forze di ostacolare, pur non dimenticando mai.
TEATRO CUCINELLI- SOLOMEO
Goldenart
IL VISITATORE di Eric-Emmanuel Schmitt
Con Alessandro Haber Alessio Boni
E con Nicoletta Robello Bracciforti, Alessandro Tedeschi
Regia: Valerio Binasco. Traduzione e adattamento: Valerio Binasco. Musiche: Arturo Annechino. Scene: Carlo De Marino. Costumi: Sandra Cardini.
STAGIONE DI PROSA 2014-2015
marilena badolato