TEATRO MORLACCHI-PERUGIA: IL MAESTRO E MARGHERITA CON “QUEL DIAVOLO” DI MICHELE RIONDINO.
SIAMO proprio dentro la Mosca degli anni Trenta dove Satana-Woland, con la sua bizzarra corte, semina caos divertendosi. E mette in scena uno spettacolo come uno strano circo che diventa il nostro, ora.
“Dammi i sogni, quelli veri, quelli che si fanno di notte”. Questo l’incipit sul palcoscenico del Morlacchi della straordinaria opera Il Maestro e Margherita di Bulgakov. Perché ciò che rende diversi gli esseri umani dagli altri viventi e ciò che li rende sociali, è proprio la capacità di immaginare cose che non esistono: i miti e i riti, le filosofie e le ideologie, il mistero del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto. Così in scena vediamo il diavolo che arriva a Mosca e la sconvolge, e nello stesso tempo assistiamo a una potente storia d’amore che oltrepassa persino la morte, e anche la vicenda, politica, di Ponzio Pilato che ripropone la scelta dolorosa di dover condannare un innocente. Tutti contemporaneamente vissuti e straordinariamente interpretati. Così noi, catapultati dentro, assistiamo a un ordito in parte commedia noir, in parte profonda allegoria mistico-religiosa, in parte mordente satira socio-politica della Russia Sovietica degli anni ’30, la cui censura lo stesso Bulgakov ha vissuto sulla sua pelle. La Russia dei poeti, dei letterati, degli intellettuali e dei manicomi stalinisti.
C’E’ del Faust di Goethe ne Il Maestro e Margherita, e proprio dal Faust Bulgakov trae, tra l'altro, i nomi dei protagonisti, che nella stesura del 1933 erano Faust e Margherita. E Woland è uno dei nomi germanici del Diavolo, come appare in diverse varianti delle antiche leggende relative a Faust, anche come Valand, Faland o Wieland.
LA TRAMA è incentrata sulle persecuzioni politiche inflitte a uno scrittore (definito il "Maestro") da parte delle autorità sovietiche, che viene condotto alla disperazione dal rifiuto dei critici letterari nei confronti del suo romanzo su Ponzio Pilato, considerato un'apologia di Gesù Cristo, e infine la sua decisione di dare alle fiamme l'opera. Ma “i manoscritti non bruciano mai”, citazione celebre che svela un elemento autobiografico di questo personaggio, poiché lo stesso Bulgakov aveva bruciato una precedente stesura de Il Maestro e Margherita per simili ragioni. E l’unica salvezza gli appare la sua relazione segreta con Margherita Nikolaevna, un grande amore, rapporto che ha dovuto però interrompere. Ed egli ora vive in un ospedale psichiatrico, in uno stato di totale lontananza dal mondo reale. Ma il suo riscatto avverrà grazie a una visita del Diavolo in Russia, che sconvolgerà la vita di tutti. Ma straordinariamente esaudirà anche i desideri di tutti.
E’ WOLAND (Воланд), un misterioso professore straniero esperto di magia nera e attorniato da una cricca di personaggi molto particolari che appaiono in scena in un continuo aprirsi e chiudersi di porte e usci che permettono alla narrazione di procedere spedita su più registri e a loro stessi di irrompere con fragore sulla scena, facendo tutti il diavolo a quattro. E tutto deve girare incredibilmente in un dinamismo ininterrotto, poiché “ il mondo, questo boccone che gira al ritmo dell’universo, è anche mio e mio è il tempo… ho spezzato il tempo della sua luminosissima eternità, ho inventato la morte. E sono miei i vostri dubbi… E quando tutto è perduto, allora io nasco” esclama Woland. Un personaggio che leggiamo così descritto nel romanzo “Sembrava avere poco più di quarant'anni: bocca stranamente storta, ben rasato, bruno, l'occhio destro nero, il sinistro chissà perché verde, sopracciglia nere, una più alta dell'altra; tutto sommato, uno straniero”.
MARGHERITA disperata per la perdita dell’amore del Maestro, interrogata da Woland aveva risposto di essere disposta a tutto. “Devo sapere se sei tu la donna che sto cercando. Non ti fa paura- chiede Woland- la morte, il sangue la follia? “Niente mi fa più paura- risponde lei-, perché niente più mi dà gioia. Sono io la donna che stai cercando e solo per amore e per disperazione andrei persino a casa del diavolo, se occorre, pur di riavere l’amore con il Maestro”. E accetta così la proposta di un invito, per quella sera, a partecipare a una festa a casa di Woland stesso, dove avrebbe potuto finalmente sapere qualcosa del suo amato compagno. E riceve una crema che dovrà passare su tutto il corpo prima di recarsi all'incontro.
"Adesso in lei, in tutto il suo essere, in ogni minima particella del suo corpo, ribolliva una gioia che essa sentiva come se ci fossero tante bollicine che le pungessero tutto il corpo. Margherita si sentì libera, libera da ogni cosa. Essa comprese inoltre con la massima chiarezza che era avvenuto per l'appunto ciò che quel mattino le diceva il suo presentimento e che essa avrebbe abbandonato per sempre la palazzina e la sua vita di prima.” La crema ha un effetto miracoloso: Margherita, in un attimo ancora più bella e ringiovanita, si dondola su una altalena che la porta in alto, e si libra nell’aria, sembra spiccare il volo proprio come una strega.
ACCETTANDO la proposta di essere la "regina" del gran ballo al fianco di Woland, insieme a personaggi tetri e oscuri della storia che escono dalla porta aperta dell' Inferno, senza provare alcun timore, Margherita vede esaudito il suo desiderio di ritrovare il Maestro, che ora appare nella stanza e riceve il manoscritto del romanzo, ritornato di nuovo integro dopo che era stato dato alle fiamme. I due amanti sono così felicemente ricongiunti e nel finale tornano in scena anche i personaggi della "storia antica" che si fonde così con la storia attuale: Levi Matteo riferisce a Woland che Jeshua, Gesù, ha letto il romanzo del Maestro e desidera che lo scrittore e Margherita ricevano la "ricompensa del riposo, non hanno infatti meritato la luce, ma la pace”. Che sarà all’inferno, poichè è Margherita a desiderarlo:"un inferno fatto apposta per noi, e lì ricominciare per sempre". E così con un omicidio-suicidio si chiude la scena.
E IL FINALE è tutto del Diavolo- Woland: “ Vedi? - rivolgendosi a Levi-Matteo-loro hanno scelto la libertà, nonostante Te. Poichè il mondo è mio, e l’odio è mio e mio è il dubbio e la scelta è mia e mia è la libertà” conclude Satana-Riondino, bravissimo protagonista demoniaco e angelico luciferino, ironico e sarcastico: “Io sono una parte di quella forza che eternamente vuole il Male ed eternamente opera il Bene”. Ed è la citazione dal “Faust” di Goethe che Bulgakov ha messo nel suo capolavoro.
DA NON PERDERE. Tre ore passate così velocemente grazie a una trama movimentata e avvincente, a una coreografia mutante con usci che si spalancano improvvisamente su nuove realtà, a continue posposizioni di storie che si incastrano perfettamente dove convivono letteratura, inconscio, teatro. Grazie anche alla bravura di tutti gli attori che, in una autentica fantasmagoria, contribuiscono al successo e si meritano gli applausi del pubblico. E su tutti c’è lui: Michele Riondino nel ruolo di Woland. Insieme a Federica Rosellini nei panni di Margherita e Francesco Bonomo nei ruoli del Maestro e di Ponzio Pilato. E gli attori che interpretano la corte di Woland, cioè Giordano Agrusta come il gatto Behemoth; Carolina Balucani come Hella (ma anche Praskoy’ja e Frida); Alessandro Pezzali come Korov’ev. E ancora Oskar Winiarski che recita i ruoli di Ivan e di Jeshua; Caterina Fiocchetti (la Donna che fuma / strega Natasha); Michele Nani (Marco l’Ammazzatopi e Varenucha); Francesco Bolo Rossini (Berlioz e Lichodeev e Levi Matteo) e Diego Sepe come Caifa, Stravinskij e Rimskij.
TEATRO MORLACCHI- PERUGIA
Stagione di prosa 2019-2020
IL MAESTRO E MARGHERITA
di Michail Bulgakov
riscrittura Letizia Russo
regia Andrea Baracco
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
luci Simone De Angelis
musiche originali Giacomo Vezzani
aiuto regia Maria Teresa Berardelli
produzione Teatro Stabile dell’Umbria con il contributo speciale della Brunello Cucinelli Spa in occasione dei 40 anni di attività dell’impresa.
marilena badolato