” TOSCHI” E LE CILIEGIE
Le ciliege di Vignola a tavola, in bocca e nel piatto, a cena a casa Toschi, la famiglia dell’omonima azienda, al Borgo Castello di Campiglio di Vignola, un castello con ai piedi “un bosco di ciliegi “in fiore, con i frutti che finiranno poi nella famosa “frutta spiritosa”. Qui le generazioni Toschi vivono insieme: genitori e figli e figli dei figli, ma in case indipendenti, quelle delle favole, collegate solo da verdi giardini o da boschetti, da pergolati e terrazzamenti che li uniscono in nome della storia di un antico castello. Nel pomeriggio una lezione di Patty sul mondo del cioccolato, una sorridente cake designer esperta in decorazioni di zucchero e cioccolato che crea con passione, estro, fantasia. Sue le uova pasquali, utopia della forma e disegni di tradizione, magia delle mani che intagliano e creano uova da assaggiare più tardi. A tavola la maestria della padrona di casa, Marilena Toschi, delegata di Modena dell’Associazione gastronomica Il Fornello di Rivalta. Una famiglia in origine, un’impresa “famigliare” che nasce nel dopoguerra, il padre e poi i figli ed oggi anche i nipoti, ben otto, e un socio-amico d’infanzia, Giorgio Montorsi, insieme alla guida dell’azienda, perché in due c’è più forza e c’è più gusto e non si perdono le proprie radici e il proprio territorio. Le ciliegie nascono dai gelsi: i gelsi erano nella proprietà della famiglia Toschi per coltivare i bachi e produrre seta; con la guerra, e dopo la guerra, i gelsi cederanno il posto ai ciliegi, ottimi per quel terreno ghiaioso, drenato e con un clima ottimale. All’inizio però saranno susine, così diffuse da queste parti, con il liquore creato a conservarle con gusto, il “ Susetta”, secondo la tradizione della distilleria di famiglia, e poi amarene, alberi altissimi e selvaggi, e ancora ciliegi incrociati con specie diverse a creare piante adatte alla raccolta e ad una intensa fioritura e produzione. Quelle di un tempo, le Morette, dalla buccia sottile dolci e tenere; i Duroni primi e secondi; l’ Anella, un durone rosso fuoco dalla polpa consistente; i Duroni della Marca, bianchi e rosa; i Duroni della ferrovia, tutti a creare la ciliegia di Vignola Igp. Da assaggiare nella “Frutta sfiziosa”, poco alcolica, e nella “Frutta spiritosa”, ovviamente “sotto spirito”. Toschi è anche Aceto Balsamico di Modena Igp e Tradizionale di Modena Dop- che qui spandono dappertutto quasi come balsamico medicamento-quello del marchio con i tre anelli con diamante, tratti dalla Sala degli Anelli della Rocca di Vignola: tre anelli intrecciati che significano Costanza- Purezza- Lealtà, un motto impegnativo che l’Azienda ha fatto suo. L’azienda: donne al lavoro, veloci agili, sicure di sé, immerse in questo mondo femminile rosa- ciliegia tra montagne di frutti e vasi, barattoli, bottiglie di liquori, distillati di frutta. Nei volti sono allegre e serene, forse questo ambiente aziendale ha ancora una fisionomia familiare dove il lavoro è rispetto, affetto, compartecipazione. Il profumo di zucchero è intenso e pervade il luogo: vestita di bianco, interamente coperta da cappello e camice, mi aggiro come bianco fantasma a visitare i macchinari dove la ciliegia è lavorata, sciroppata, glassata, confezionata, e ancora i magazzini, e il negozio. Qui sono allineati i famosi sciroppi, e i vasi della “Frutta spiritosa”, e accanto le bottiglie dei liquori, il Fragolì, ottimo per un” Kir reale” se unito allo spumeggiante lambrusco rosè; il Lemoncello e il famoso Nocino di Modena, da un’antica ricetta di famiglia e con la sua bella storia dietro: le noci sono rigorosamente raccolte nella magica notte del 24 giugno, la notte di S. Giovanni, sotto la “guazza” che, secondo antiche credenze, fa venire i capelli ricci e fa innamorare tutte le ragazze. Accanto, in bella vista appaiono i vasi, quelli in vetro opalino bianco con i piccoli disegni di ciliegie rosse. Quel barattolo Toschi della mia infanzia golosa, quando mia madre, prese le amarene con un piccolo mestolo da quel prezioso contenitore, le adagiava sulla sua zuppa inglese, dolce tradizionale da queste parti ma anche da noi nei giorni di festa, a creare una coroncina attorno al piatto. Ed erano le prime ad essere reclamate, se a qualcuno degli ospiti mancava la ciliegina nel piatto. Quella famosa… ciliegina sulla torta che concludeva ogni pasto “coronando” il dessert finale e che è persino passata, ormai in senso lato e trasmigrata dai nostri numerosi modi di dire “ mangerecci” italiani, a designare la degna, giusta conclusione di qualunque situazione! Un ricordo di affetto.
marilena badolato 10 aprile 2014