UMBRIA JAZZ15: L’ANTEPRIMA E’ TUTTA PER IL BERKLEE COLLEGE OF MUSIC.
IL BERKLEE COLLEGE OF MUSIC DI BOSTON è il protagonista dell’anteprima di Umbria Jazz che ritorna, per il 42° anno, a infiammare le calde serate del luglio perugino. Decine di personaggi ha sfornato questa istituzione universitaria tra le più prestigiose al mondo, che hanno fatto e stanno facendo la storia moderna del jazz: Joe Zawinul, John Scofield, Quincy Jones, Gary Burton, Bill Frisell, Miroslav Vitous, Al di Meola, fino a Branford Marsalis.
ANTEPRIMA PER TUTTI, stasera, in Piazza IV Novembre, quella della Fontana, la piazza preferita dai tanti turisti già presenti a Perugia. Qui il sindaco consegnerà una targa della città al direttore del Berklee College of Music di Boston, Roger H. Brown, per il trentennale di collaborazione con le Clinics di Umbria Jazz e quest’ultimo, a sua volta, consegnerà un diploma di laurea ad honorem a Paolo Fresu e a Charles Lloyd, rispettivamente trombettista e sassofonista tra i più ammirati al mondo
AMORE E PASSIONE DALLA SARDEGNA, che è fruscii di vento e profumi di mirto. Un progetto quello di Fresu, teso a stimolare la sensorialità attraverso suoni, parole, colori, gusti, profumi della sua isola, in primis, e del mondo attraversato e conosciuto grazie alla musica. Il Doctor of Music Paolo Fresu, in realtà ha sempre vissuto il jazz e il suono della sua tromba, come unione di culture diverse, dove fanno capolino anche i celeberrimi vini sardi, come se le performance di jazz, ricche di emozioni, dovessero essere sempre accompagnate da un’ ottimo rosso, denso di vibrante passionalità. “L’uva come il jazz ha un percorso storico di migrazione e il vino è, come la musica, frutto di passione e artigianalità”.
DAL SUONO DEL VECCHIO ORGANO PARROCCHIALE A PEDALI, del paesino natio di Berchidda, alla armonica a bocca regalo del padre, suonata accanto al proprio gregge di pecore, alla tromba nella Banda del paese: “Ho iniziato così. Le prime volte che sono uscito dal paese è stato con la banda: ti insegna a condividere la musica con gli altri. Io non ho testi sacri: la mia formazione è stata sui palchi, sulle strade, sulle piazze”. Il desiderio di scoprire il valore della tradizione diventerà più tardi confronto continuo con altre tradizioni.
“I miei genitori mi hanno insegnato tutto. L’amore per la terra, gli animali e le piccole cose. L’attaccamento alla famiglia intesa come comunità allargata, e il rispetto per gli altri. Mi hanno anche trasmesso l’amore per la musica nonostante non fossero artisti”
LA TROMBA DI FRESU narra sempre qualche cosa di nuovo. “Niente è duraturo come il cambiamento”, per citare Ludwig Börne, e il suo percorso artistico si apre continuamente a nuove collaborazioni, incontri, nuovi timbri, repertori, forme e vocaboli espressivi, che diventano nuove sfide, dove la musica vuole incontrare altre manifestazioni d’arte.
E questa in fondo è anche l’anima del jazz.
“Chat Baker, l’angelo del jazz, lo paragonerei a un Barolo, perché come artista aveva momenti inaspettati, ricchi di sorpresa. Miles Davis potrebbe essere un vino molto strutturato, forte: un Turriga o un Sassicaia”. E Paolo Fresu? “Un vino molto mutevole. Penso a un prodotto della mia terra, il Chimbanta, che in sardo significa cinquanta. È delle Tenute Dettori, a Sennori, in provincia di Sassari. Una volta stappata la bottiglia, nell’arco di mezzora cambia completamente, è stranissimo. Rispecchia però la mia curiosità e la dinamicità che mi portano ad essere al servizio di musiche diverse”.(Paolo Fresu in una intervista al Padiglione del Vino di Expo 2015)
“By and large, jazz has always been like the kind of a man you wouldn’t want your daughter to associate with” (Duke Ellington)
marilena badolato 9 luglio 2015