UN SARCOFAGO PER SANT’ERCOLANO.
SANT’ERCOLANO E LA SUA TRASLAZIONE. A raccontare la storia di un sarcofago che racchiude le spoglie di un martire. Strigilato, cioè con scanalature a esse forse riproducenti la forma dei flutti marini, a cassa rettangolare con coperchio, con mandorla centrale decorata e ai lati la presenza di leoni in lotta con una preda, soggetto molto diffuso in questo periodo. Sarcofago simile a quelli presenti nei Musei Vaticani e Capitolini o a quello di Giratto, opera di Biduino e la sua bottega, nel Camposanto Monumentale di Pisa, ma anche a quelli dei Musei Guggenheim e Metropolitan di New York. E siamo nel terzo secolo dopo Cristo, epoca certa per la struttura e le immagini simbolo riportate. (Michele Bilancia).
QUI il leone azzanna un giovane puledro, alla presenza di un personaggio maschile che sembra un guardiano della belva, indicando quindi la venatio, cioè la lotta nelle arene con leoni e animali esotici et omnia ex toto orbe terrarum che erano i protagonisti dei giochi. Mentre W. Altmann interpreta la figura del leone come rappresentazione puramente decorativa, F. De Ruyt pensa ad una “evocazione della morte rapace” la cui forza devastante è riconducibile appunto alle venationes e divenuta poi, nel simbolismo cristiano, il male del demonio sempre in agguato. Ma non dimentichiamo che il leone era associato anche ai miti dionisiaci come afferma nei suoi studi A. Veneri.
L’ANATOMIA del leone è bene in evidenza, si nota persino il pellame che ricopre le zampe, la testa è muscolosa, la fronte aggrottata e gli occhi con pupilla che permettono la datazione certa del terzo secolo dopo Cristo. Anche il puledro è ben delineato: ha la bocca semiaperta e mostra la lingua, le pieghe del muso sono ben visibili, mentre tutti gli elementi chiaroscuri sono stati resi dall’artista con l’uso del trapano. E’ presente un notevole plasticismo, una grande finezza di esecuzione e molto ben evidenziata risulta la anatomia degli animali. Troviamo questa tipologia di sarcofago in Inghilterra, Spagna, Francia, Stati Uniti e in Italia a Lucca, Agrigento, Palermo, nei musei Vaticani e Capitolini. (Luana Cenciaioli).
PER IL NOSTRO ERCOLANO, il santo patrono di Perugia “defensor civitatis”, difensore soprattutto dei poveri durante il lungo assedio dei Goti di Totila alla città, serviva al momento del restauro della chiesa a lui dedicata, e siamo nel 1609, un sarcofago che fungesse anche da altare per le celebrazioni eucaristiche e dal chiaro simbolismo di ”difesa” e salvaguardia della città. Ritrovato casualmente presso la chiesa di Sant’ Orfeto e in condizioni critiche, fu venduto dal parroco per 400 scudi e utilizzato per la traslazione delle spoglie avvenuta con processione solenne voluta dal vescovo Napoleone Comitoli. Il frontale è bellissimo mentre la parte retro, lasciata grezza, rivela il suo posizionamento a parete.
IL MISTERO DEL SANTO SCOMPARSO, riporta invece alla storia di Ludovico di Tolosa, il quarto patrono della città di Perugia, rappresentato persino in una tela del Perugino insieme agli altri tre patroni e che a un certo punto scompare dalle interpretazioni iconografiche, dal culto cittadino e persino dalla copia della Pala di S. Ercolano. Ludovico è un giovane nobile, nato nel1274 a Brignoles da famiglia imparentata con i re di Francia, che rinunciò alla eredità del Regno di Napoli in favore del fratello Roberto d’Angiò e scelse, siamo nel 1200, di seguire le orme del francescanesimo, tra i più importanti movimenti pauperistici di quel tempo. Venne così ordinato francescano, malgrado l’opposizione della famiglia, a Santa Maria in Ara Coeli a Roma. Divenuto vescovo di Tolosa, venne canonizzato nel 1318 su pressioni del fratello, divenuto re di Napoli. Nel 1474 i Decenviri affidano l’abbellimento della Cappella di Palazzo dei Priori a Pietro di Galeotto che muore giovanissimo senza poter completare il lavoro che sarà quindi affidato a Pietro Vannucci, il Perugino, che rappresenterà la città di Perugia sotto la protezione della Madonna e dei quattro patroni, tra cui anche Ludovico, personaggio importante e utile a rinsaldare i legami tra le città guelfe di Perugia e Napoli. La Pala- tempera grassa su tavola “La Madonna col Bambino e i SS Lorenzo, Ludovico di Tolosa, Ercolano e Costanzo”-, fu trafugata da Napoleone e restituita dopo il congresso di Vienna, ed è oggi conservata nella Pinacoteca Vaticana a Roma. (F. Ivan Nucciarelli)
LA MEDAGLIA, che l’Associazione Radici di pietra dedica ogni anno ad Ercolano, per il 2018 è stata creata dall’artista Rossella Vasta: un “ Tondo bianco su bianco” in ceramica smaltata per la storia e per la valenza mistica che vuole ricomporre il corpo del martire a testimoniare “ la pietas della comunità perugina e il suo desiderio di una ritrovata comunione e rinnovamento”.
E LA CIALDA, dolce dedicato al patrono grazie alla creazione di un ferro da cialda, è perfettamente inquadrata nella figura del santo che dispensava pane ai bisognosi durante il lungo assedio e dall’antica significazione dell’ostia come “ pane benedetto” trafitto dal sacrificio del sangue di Cristo e dei martiri per la fede.
RADICI DI PIETRA, conclude il presidente architetto Michele Bilancia, è associazione nata proprio a tutela di quelle Mura urbiche, difese allora da Ercolano e oggi amorevolmente circondate da un figurativo e reale abbraccio e tesa a riconoscere l’importante storia di questo patrono, a ricordarne la nascita e la traslazione e possibilmente a ripristinare anche quella antica processione risalente al 1279 con cui il Santo sfilava con una Luminaria, a cui dovevano partecipare ex officio studenti e docenti dello Studium Perusinum, l’Università degli Studi del quale Ercolano era ed è ancora oggi patrono.
marilena badolato